TONIA MASTROBUONI :: DOMANI, DOMENICA 11 ottobre- ELEZIONI AMMINISTRATIVE A VIENNA : ” Vienna è ancora la “Rossa” – REPUBBLICA. IL VENERDI’ — 9 OTTOBRE 2020 ++ LINK SU ” VIENNA ROSSA ” ++ link informazioni sulle elezioni a Vienna

 

 

 

+++ ANGELA MAYR, VIENNA ::: VIENNA ROSSA, UTOPIA REALIZZATA —MOSTRA AL WIEN MUSEUM (MUSA) FINO AL 19 GENNAIO 2020– solo a leggerlo, l’articolo, ci riempie di allegria. ch.

28 AGOSTO 2019

 

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REPUBBLICA. IL VENERDI’ — 9 OTTOBRE 2020

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Il venerdì

Austria

Vienna è ancora la “Rossa”

09 OTTOBRE 2020

In un’Austria che va a destra, domenica si vota per il sindaco della capitale e i sondaggi danno in testa i socialdemocratici. Grazie alle scelte fatte cent’anni fa. Reportage

DALLA NOSTRA INVIATA TONIA MASTROBUONI

JACOB REUMANN ( VIENNA, 1853 — KLAGENFURT, 1925 )

VIENNA. Un secolo fa, nel 1919, Vienna elegge il suo primo sindaco socialdemocratico. Appena insediato, Jakob Reumann, figlio illegittimo di un medico, cresciuto con la madre operaia, annuncia una rivoluzione fiscale. Darà ai poveri prendendo dai ricchi. E metterà fine alla vecchia abitudine del Comune di indebitarsi con le banche. Sarà l’esordio fulminante di uno straordinario quindicennio, quello della “Vienna rossa”, durante il quale le tasse sul lusso, la costruzione di miriadi di case popolari, la nascita di strutture pubbliche a tutela dei bambini e le campagne per una pedagogia più moderna, riformista, cambieranno per sempre il volto della capitale.

 

Döbling (Wien) - Karl-Marx-Hof.JPG

KARL-MARX- HOF

 

 

A oggi è indubbiamente il Karl-Marx-Hof, con la sua colossale facciata rossa e il pathos architettonico da fortezza proletaria, uno dei simboli maggiori di quell’epoca e delle sue innovative politiche abitative. In quegli anni, come scrisse un grande storico dell’architettura italiano, Manfredo Tafuri, Vienna divenne una “città-mostra, una gigantesca esposizione dell’etica proletaria concentrata negli alloggi proletari”. Tanto che nel 1927 qualcuno cominciò a ironizzare che la sinistra avrebbe dovuto cambiare nome in Partito socialdemocratico degli Inquilini Austriaci.

Ma quella furia edilizia si è rivelata un punto di forza, per la sinistra. Inaugurato già nella fase discendente, nel 1930, il Karl-Marx-Hof, la Versailles operaia nel nord della città, ricorda quasi una nave, quando la si percorre per il lato lungo. Difficile, passeggiando sotto gli ampi archi che conducono al cortile interno, non ricordare le famose parole del sindaco che la inaugurò, Karl Seitz: “Un giorno queste pietre parleranno per noi”, per i socialdemocratici.

 

 

Michael Ludwig - Mayor and Governor of Vienna - City Government of Vienna

MICHAEL LUDWIG (1961 ) è un politico austriaco del Partito socialdemocratico (SPÖ). Da maggio 2018 è sindaco e governatore di Vienna , la capitale e città più grande dell’Austria . Da gennaio 2018 è anche presidente di SPÖ Vienna .  Prima è stato consigliere comunale per l’edilizia abitativa, l’edilizia e il rinnovamento urbano dal gennaio 2007 fino alla sua elezione a sindaco. È stato anche Secondo Vice Sindaco e Governatore di Vienna da marzo 2009 a ottobre 2010.

 

 

Ed è anche da qui che bisogna passare se si vuol capire perché a un secolo dalla “Vienna rossa”, alla vigilia del voto per il nuovo sindaco, i socialdemocratici di Michael Ludwig continuano a veleggiare attorno al 40 per cento e ad avere un vantaggio di una quindicina di punti sul partito del popolarissimo cancelliere Sebastian Kurz. Ma anche sull‘ultradestra del Fpoe, che negli ultimi anni è cresciuta esponenzialmente, soprattutto in periferia.

Qualche giornale ha ribattezzato Ludwig “il portiere”, due scrittori italiani, Rita Monaldi e Francesco Sorti, gli hanno dedicato una pièce satirica e lo hanno ribattezzato “Ludwig van Beton”. Per la sua spiccata dedizione, ça va sans dire, al mattone.

A distanza di un secolo, 500 mila viennesi – oltre uno su quattro – continuano a vivere in appartamenti di proprietà del Comune. Certo, non sono più gli affitti stracciati di metà degli anni Venti, quando una casa popolare costava in media il 4 per cento di uno stipendio mensile di un operaio. Ma gli affitti “sono comunque abbordabili” racconta Raimund Loew.

Lo incontriamo in una storica pasticceria di Vienna, davanti a uno strudel divino. Storico e giornalista, Loew ci ricorda che “trent’anni fa, negli anni Novanta, quando i Comuni, anche progressisti, si innamorarono un po’ tutti del dogma delle privatizzazioni, quando per fare cassa si vendettero tutto, Vienna non si mosse. E credo che questo immenso patrimonio immobiliare rimasto in mani pubbliche abbia contribuito non poco a mantenere il consenso a favore dei socialdemocratici”.

Il politologo dell’Università di Vienna Georg Spitaler concorda. Uno dei punti di forza dell’amministrazione continua ad essere, ci racconta, la disponibilità di migliaia di appartamenti pubblici. Anche se, osserva, “molti sono abitati da migranti che a causa della rigida legge austriaca sulla cittadinanza neanche possono votare”. Ma Spitaler aggiunge un altro elemento di riflessione sugli effetti di lungo termine che la “Vienna rossa” potrebbe aver garantito alla politica cittadina. La capitale austriaca è notoriamente da anni in cima alle classifiche delle città dove si vive meglio al mondo. “La qualità della vita è buona, c’è anche un’attenzione soddisfacente ai temi della sostenibilità ambientale”. Un quadro che tende, ovviamente, a favorire chi governa già.

Nel quindicennio della “Vienna rossa”, in città risuonano le parole e le idee di una manciata di “austromarxisti”, come verranno chiamati, anche con sprezzo, dai comunisti duri e puri. Si chiamano Max Adler, Karl Renner, Otto Bauer e Rudolf Hilferding. Sin dalla fine dell’Ottocento si danno spesso appuntamento nel leggendario Café Central.

Palais Ferstel.jpg

 

Il Café Central è un tradizionale caffè viennese, sito in Herrengasse, 14, nella Innere Stadt di Vienna. Il caffè occupa il pianterreno del Bank- und Börsengebäude (lo storico Palazzo della Borsa di Vienna e della Banca Nazionale Austriaca), oggi chiamato Palais Ferstel dal nome dell’architetto che lo progettò in stile neorinascimentale toscano.

 

 

Interno del Cafe’ Central  – interno
Photo: Andreas Praefcke, 2004

 

 

 

 

Uno dei padri della Rivoluzione russa, Lev Trotzkij, li incontra e sostiene di ammirarli, anche se “non sono dei rivoluzionari”. Ma è un giudizio che si rivelerà ingeneroso. La “Vienna rossa” resta ad oggi una delle più straordinarie esperienze comunali della storia europea. E fu senza dubbio rivoluzionaria. Uno degli slogan più citati è “Chi costruisce palazzi per bambini, abbatte i muri delle prigioni”.

Alla metà degli anni Venti, i turisti che visitano la vecchia capitale degli Asburgo vanno a vedere Schönbrunn e il duomo di Santo Stefano, certo. Ma anche il Kinderparadies, il nuovo orfanotrofio, dove i figli delle famiglie più disagiate giocano, nell’ampio cortile, all’ombra della statua di una mamma che avvolge un nugolo di bambini in un caldo abbraccio. È uno degli emblemi della Nuova Vienna, come la chiamano, orgogliosi, i suoi amministratori.

La capitale scivolata nell’emergenza sociale durante la Belle Époque e poi devastata dalla Grande guerra, affronta di petto il problema dell’esplosione della sua popolazione, delle epidemie di tubercolosi e della crescente criminalità, delle condizioni disperanti dei suoi ceti popolari. Una delle campagne di assistenza all’infanzia più famose dell’epoca viene lanciata al grido di “Nessun bambino viennese deve nascere più sulla carta da giornale”.

A tutte le neo mamme in città viene spedito un pacco con l’occorrente per i primi, difficili mesi. Gli oppositori del sindaco, sprezzanti, lo chiamano il “pannolino elettorale”. Dinanzi alle critiche dei conservatori, il sindaco e i suoi consiglieri fanno spallucce.

Quanto quel periodo sia importante, quanto realizzi l’utopia di decenni di riflessioni a sinistra, lo si evince da un manifesto che esce nel 1927. Lo sottoscrivono i più importanti intellettuali viennesi. Tra gli altri, Sigmund Freud, Alma Mahler, Robert Musil, Franz Werfel, Anton Webern, Alfred Polgar, Alfred Adler. Chiedono di proteggere la “Vienna rossa” da un assedio sempre più soffocante delle forze reazionarie che stanno conquistando il resto del Paese. Esprimono solidarietà con “uno dei più straordinari, creativi e coraggiosi esperimenti comunali della storia recente”.  Quando comincia quella straordinaria avventura, in realtà l’Austria è ferita, reduce dal tramonto della monarchia asburgica, un “Restland” sul Danubio. Rurale e cattolica, dopo una breve parentesi moderata, si arrocca sempre più a destra. Ma la capitale prova per anni a realizzare l’utopia egualitaria di uno dei padri dell’austromarxismo, Max Adler. E un passaggio cruciale riguarda il sistema fiscale, che diventa uno dei perni della “Vienna rossa”. E offre interessanti spunti di riflessione anche oggi.

Nel suo discorso inaugurale da sindaco, il 22 maggio del 1919, Reumann dichiara che la città si doterà di un sistema fiscale fortemente progressivo, equo e autonomo. La capitale riesce effettivamente a liberarsi sia dalla dipendenza dal governo nazionale, sia dal sistema finanziario.

Hugo Breitner, Biografie
Hugo Breitner (* 9. November 1873 in Wien, Österreich; † 5. März 1946 in Claremont, California)

 

Quella rivoluzione, affidata a un uomo geniale, Hugo Breitner, susciterà violentissime reazioni a destra – “sadismo fiscale” sarà uno degli insulti più moderati – e persino antisemite. Breitner mette fine al sistema di debiti, alla dipendenza dalle banche tipica delle amministrazioni precedenti e punta tutto su un’equa redistribuzione delle tasse. Si inventa balzelli sui cavalli, sui domestici, sul cinema e sul teatro, sulla birra e sugli animali domestici, persino sui leggendari caffè viennesi.

Lui stesso racconterà il successo della sua rivoluzione così: “La tassa sui locali notturni e i bar è talmente redditizia che ci copriamo i costi delle mense scolastiche. Quelli degli ospedali pediatrici li finanziano le tasse sul calcio, quelli delle spese pubbliche dentistiche li coprono le quattro maggiori pasticcerie: Demel, Gerstner, Sluka e Lehman. I medici nelle scuole vengono pagati grazie alle tasse sul Sacher. L’ospedale per la neonatalità è stato finanziato dalle tasse sugli alberghi a ore e i suoi costi vengono coperti dagli introiti delle corse dei cavalli”. E il bello di questa sorta di Gesamtkunstwerk (opera d’arte totale, ndr) socialdemocratico è che la pressione fiscale complessiva non aumentò. Fu redistribuzione vera, altro che “sadismo  fiscale”.

 

 

QUI  VIENNA — NOTIZIE SULLE ELEZIONI- PARTITI

 

https://www.quivienna.com/elezioni/elezioni-di-vienna-2020-partiti-candidati-e-sondaggi/

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