ANAIS GINORI–Edgar Morin e il potere dell’incertezza –REPUBBLICA.IT — 30 SETTEMBRE 2020 + un libro in francese sull’incontro tra Edgar e Sabah, sposi dal 2009

 

 

 

Cambiamo strada. Le 15 lezioni del Coronavirus

 Edgar Morin, Sabah Abouessalam

Articolo acquistabile con 18App e Carta del Docente
Traduttore: Rosella Prezzo
Editore: Cortina Raffaello
Collana: Temi
Anno edizione: 2020
In commercio dal: 24 settembre 2020
Tipo: Libro universitario
Pagine: 124 p., Brossura
11 EURO, PREZZO PIENO

Cosa fa emergere la pandemia? La necessità di un nuovo umanesimo

Non riuscendo a dare un senso alla pandemia, impariamo da essa per il futuro. Un minuscolo virus in una città molto lontana della Cina ha scatenato lo sconvolgimento del mondo. L’elettroshock sarà sufficiente per rendere finalmente tutti gli umani consapevoli di una comunità di destino? Per rallentare la corsa frenetica allo sviluppo tecnico ed economico? Siamo entrati nell’era delle grandi incertezze. Il futuro imprevedibile è in gestazione oggi. Assicuriamoci che tenda a una rigenerazione della politica, alla protezione del pianeta e a un’umanizzazione della società: è tempo di cambiare strada.

Libri di Edgar Morin

Edgar Morin è sociologo, filosofo e saggista francese di origine ebraica. Iniziatore del “pensiero complesso” – la necessità di una nuova conoscenza che superi la separazione dei saperi presente nella nostra epoca e che sia capace di educare gli educatori ad un pensiero della complessità -, è uno dei più grandi intellettuali contemporanei. Ha partecipato alla Resistenza (rinunciando agli studi universitari) assumendo il cognome della sua futura moglie: Morin. Ha preso parte a movimenti anarchici, pacifisti e libertari e al Partito Comunista Francese, da cui è stato espulso nel 1951. Negli anni Cinquanta è stato ricercatore presso il C.N.R.S. (Centre national de la recherche scientifique) compiendo studi sul divismo, i giovani e la cultura di massa. Oggi è il direttore per la sezione scienze umane e sociali. Nel 1956 ha fondato la rivista «Arguments», trattando i temi politici centrali degli anni Cinquanta e Sessanta. Nel 1967, con Roland Barthes e Georges Friedmann, ha fondato la rivista «Communications», di cui è tuttora co-direttore. Nel 1969, un soggiorno al Salk Institut lo ha messo in contatto con la teoria dei sistemi che ha influenzato profondamente le sue ricerche epistemologiche. Attualmente è Presidente dell’Associazione per il Pensiero Complesso, con sede a Parigi, e Presidente dell’Agenzia europea per la Cultura (UNESCO). Nel 2012 è stato insignito del Premio Scanno per la sociologia. Meltemi ha pubblicato I fratricidi (1997), I miei demoni (1999), Introduzione a una politica dell’uomo (2000) L’uomo e la morte (2002) e Lo spirito del tempo (2017).

Molti suoi libri sono editi da Raffaello Cortina Editore.

 

REPUBBLICA.IT — 30 SETTEMBRE 2020

https://rep.repubblica.it/pwa/robinson/2020/09/30/news/edgar_morin_e_il_potere_dell_incertezza-269030496/

 

 

Edgar Morin

 

Robinson–Filosofia

Edgar Morin e il potere dell’incertezza

30 SETTEMBRE 2020

Il grande filosofo francese, 99 anni, spiega perché la pandemia è un’occasione per cambiare. E per liberarsi della tecno-economia

DI ANAIS GINORI-

PARIGI –

“Siamo entrati nell’epoca delle grandi incertezze”. Filosofo, sociologo, antropologo, Edgar Morin ha compiuto a luglio 99 anni, senza mai esaurire la sua curiosità intellettuale, ravvivata dalla crisi del Covid che fa sembrare i governanti come navigatori senza più coordinate. La bussola di Morin indica una direzione precisa. Cambiamo strada è l’invito dell’intellettuale francese nel suo saggio appena pubblicato da Raffaello Cortina Editore. Il grande pensatore propone “quindici lezioni del coronavirus” all’insegna della solidarietà, dell’intelligenza, dell’avvento dell'”ecopolitica” e la fine della “tecno-economia”.

“Non riuscendo a dare un senso alla pandemia, impariamo da essa per il futuro” scrive Morin. I suoi saggi spaziano dall’elaborazione del lutto ai nuovi miti dello spettacolo, dall’ecologia alla riforma del welfare. In un’epoca di semplificazioni, il filosofo teorizza da tempo il “pensiero complesso”, l’unione degli opposti e dei saperi, come ha spiegato nei sei volumi della Méthode, l’opera enciclopedica scritta tra il 1967 e il 2006, e per il quale si è guadagnato il soprannome di “Diderot del Novecento”.

 

Comincia il libro con un aneddoto personale: sua madre si era ammalata dell’influenza spagnola, e quell’esperienza ha segnato il suo destino.

“Lo psichiatra Boris Cyrulnik ha dimostrato come un grave trauma possa donarci, se riusciamo a sopravvivere, una capacità di resistenza che definisce, con termine mutuato dalla fisica, “resilienza”. Io ho resistito sin dalla nascita. La ragazza che sarebbe diventata mia madre aveva avuto dei problemi cardiaci a causa dell’influenza spagnola. Quando si sposò le dissero che non poteva avere figli perché il parto le sarebbe stato fatale. Rimase incinta una prima volta e abortì. La seconda volta l’abortista clandestina le diede dei prodotti che non funzionarono. Il feto resistette. Così sono nato io”.

La resilienza vale per le nostre società?

“Anche se non si rischia una morte immediata, una grande crisi sociale, politica o economica costituisce una prova per la società che può uscirne indebolita o rafforzata. Potremmo andare verso una disgregazione oppure sperimentare una forma di resilienza e uscirne rigenerati, se solo cambiamo strada”.

Non usa mai il termine “rivoluzione”.

“La rivoluzione sovietica e poi quella maoista hanno prodotto un’oppressione che va in senso opposto rispetto alla missione di emancipazione. Il loro fallimento ha restaurato ciò che avevano voluto liquidare, ossia capitalismo e religione. Nel ’68 alcuni credevano in una prova generale di rivoluzione, altri che l’economia fosse colpita a morte dalla rivolta. Io interpretai il fenomeno solo come un cedimento momentaneo della nostra civiltà”.

Questa volta non si tratta più solo di un cedimento? La “tecno-economia”, che lei tanto critica, è sempre presente.

“È vero: oggi la globalizzazione “tecno-economica” è più egemonica che mai. Con la sua sete insaziabile di profitto, è stato il motore del degrado della biosfera e dell’antroposfera, ha provocato chiusure nazionaliste, etniche e religiose. Cambiare strada può sembrare impossibile. Ma tutte le nuove vie che la storia umana ha conosciuto erano impreviste, figlie di deviazioni che hanno potuto mettere radici, divenire forze storiche”.

 

Il successo dei verdi in Francia è un segnale che qualcosa si muove?

“I successi alle municipali dei verdi fanno sperare in progressi a livello locale. Ma per passare al livello nazionale ce ne corre. L’ecologia deve essere integrata in un vero new deal politico-economico-ecologico – sociale-culturale allo scopo di far regredire l’ipercapitalismo e diminuire le diseguaglianze. L’ecopolitica è ormai di primaria importanza. Siamo solo all’inizio”.

Le epidemie esistono dalla notte dei tempi. Cosa è davvero inedito?

“L’impotenza della scienza davanti a un virus disorientante, il carattere multidimensionale della crisi che tocca la vita di ogni individuo, di tutte le nazioni e dell’intero pianeta. C’è la sensazione che il mondo di domani non sarà più come quello che abbiamo conosciuto”.

Gli scienziati si accapigliano su posizioni diverse, come i politici.

“La scienza non ha un repertorio di verità assolute. Solo la teologia si ritiene infallibile. Le teorie scientifiche sono mutevoli e i principi apparentemente più saldi del XIX secolo, come il determinismo, cedono il posto ad altre teorie. La scienza come la vita politica vive di conflitti e dibattiti. Le controversie, lungi dal costituire un’anomalia, sono necessarie ai progressi della scienza. Il progresso scientifico nasce da competizione e cooperazione. Il rischio tuttavia è che la competizione diventi concorrenza, come per la ricerca della terapia o del vaccino, a discapito della cooperazione, che consentirebbe di accelerare l’eliminazione del virus”.

Dice bene Macron quando parla della necessità di “reinventarsi”?

“Dobbiamo ripensarci per reinventarci. Cambiare vita e cambiare strada. Tante trasformazioni sembrano necessarie contemporaneamente: occorrono riforme economiche, sociali, personali, etiche. Ovunque nel mondo, grazie a questa crisi globale, sono comparse miriadi di sorgenti, miriadi di rivoli, che unendosi potrebbero formare ruscelli e confluire in corsi d’acqua, da cui potrebbe nascere un grande fiume”.

Cambiare strada significa avanzare senza pretendere certezze assolute?

“Non si può conoscere l’imprevedibile, ma se ne può prevedere l’eventualità. La vita è una navigazione in un oceano di incertezze attraverso isole di certezze. Anche se celata o rimossa, l’incertezza accompagna la grande avventura dell’umanità, ogni storia nazionale, ogni vita individuale. Perché ogni vita è un’avventura incerta: non sappiamo prima quello che ci attende né quando arriverà la morte. Facciamo tutti parte di questa avventura, piena di ignoranza, ignoto, follia, ragione, mistero, sogni, gioia, dolore. E incertezza”.

 

 

 

 

La sociologue de l’urbain et professeur des universités, à l’Université Cadi Ayyad, Sabah Abouessalam, organise tous les mois le cycle des conférenciers internationaux à l’Université Cadi Ayyad de Marrakech et la chaire Edgar Morin de la complexité à l’Essec de Paris

 

 

Edgar Morin : « Le confinement nous apprend à être délicat à l'égard du conjoint »

 

 

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foto dal suo Twitter

 

 

DA :: IL LIBRO E IL RIASSUNTO

https://livre.fnac.com/a6127220/Edgar-Morin-La-rencontre-improbable-et-necessaire

 

  • Résumé 
  • En 2009, Edgar Morin avait 88 ans, il était veuf depuis un an. L’improbable lui est « tombé sur la tête » lors d’un festival de musique, au Maroc : un coup de foudre. Le réveil d’émois qu’on ne connaît qu’à l’adolescence. L’amour fou, passionnel.Sabah Abouessalam est sociologue. En 1979, elle a 20 ans, découvre Edgar Morin dans les livres, s’éprend de ses idées. En 2009, elle voit la main du père de la pensée complexe s’abattre sur la sienne : « Je vous lâche quand vous me donnez votre numéro de téléphone. »Edgar et Sabah se sont mariés quelques mois plus tard. « Un amour improbable », disent-ils. Un amour fou qu’ils racontent dans ce livre à quatre mains. Un livre intime, parfois indiscret. « J’ai l’exhibitionnisme de Jean-Jacques Rousseau, elle a la discrétion de Madame de La Fayette », s’excuse Morin. Au-delà de leur histoire, au-delà de leurs mails, ils se livrent à une réflexion sur l’amour, capable de transcender toutes les différences, d’âge, de religion, de culture. Au fond, c’est quoi l’amour ?
  • Edgar Morin, sociologue et philosophe, est né en 1921, à Paris. Il a développé le concept de « pensée complexe » qui fait aujourd’hui autorité dans le monde entier. Plusieurs universités d’Amérique latine portent son nom, ainsi qu’une chaire à l’Unesco.Sabah Abouessalam, son épouse, née en 1959 à Marrakech, a été maître de conférence à Paris-I où elle a créé et dirigé un DESS sur les problèmes de l’aménagement local dans les pays en développement. Elle enseigne au Maroc où elle poursuit ses recherches sur la pauvreté et les problèmes de gouvernance urbaine dans les pays du Sud.
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