La cagna (La chienne) è un film del 1931 diretto da Jean Renoir.
Si tratta del secondo film sonoro di Renoir.
introduzione — sottotitoli in italiano
Trama
Parigi. Periodo fra le due guerre mondiali. Maurice Legrand è cassiere contabile di una ditta all’ingrosso di abbigliamento. È tiranneggiato dalla moglie Adèle, una vedova autoritaria e poco attraente.
Una notte incontra Lulu, una giovane prostituta, che lui soccorre e sottrae ad un’aggressione. Lulu è dolce e bella e Maurice se ne innamora. Le racconta della passione per la pittura a cui egli si dedica nel tempo libero e le regala dei quadri. Dédé, l’amico e sfruttatore della donna, per ricavare denaro, tenta di vendere i quadri, fingendo siano eseguiti da lei, che li firma con il nome d’arte Clara Wood. Gli intenditori intravedono nell’autore un artista originale e ispirato e le tele ottengono un inaspettato successo. Ma i denari che Lulu pretende non sono mai abbastanza e Maurice, per accontentarla, deruba il datore di lavoro, il quale, scoprendo successivamente l’ammanco, anziché denunciarlo, si limiterà a licenziarlo.
All’improvviso un evento libera Maurice dall’insopportabile legame coniugale: il precedente marito di Adèle, creduto morto in guerra, in realtà è vivo: è un truffatore, e ricompare per ricattarlo. Il piano fallisce e Maurice è così finalmente libero di raggiungere Lulu. Immenso è lo sconforto quando la trova in intimità con Dédé. Malgrado l’evidente relazione esistente fra i due, la scongiura di non abbandonarlo e quasi si inginocchia a pregarla. Di fronte alla risata di scherno con cui la donna accoglie il suo amore, perde la testa. Il tagliacarte si trasforma, nelle mani dell’uomo sconvolto, in un’arma mortale.
La portinaia scopre il cadavere e la notizia che la pittrice Clara Wood è stata trovata assassinata si diffonde in tutta Parigi. Dell’omicidio è accusato Dedé che viene processato e condannato a morte.
Légrand, senza lavoro e senza famiglia, sporco e lacero, vagabonda per le vie della città e incontra Alexis Godard, l’ex marito di Adéle, diventato un barbone come lui. Intanto il suo autoritratto, venduto a un prezzo molto alto in una galleria d’arte che espone quadri di impressionisti famosi, è caricato su una lussuosa auto scoperta e viene portato via.
Extrait du film de Jean Renoir dans lequel Maurice Legrand, peintre raté, retourne dans l’appartement de Lucienne (femme de basse vertu qu’il entretient financièrement) pour tenter de lui avouer ses sentiments après avoir quitté son épouse. Mais Lucienne n’a que d’yeux pour son protecteur Dédé, truand à la petite semaine. La situation tourne vite au drame. Jean Renoir utilise le hors-champ et l’ellipse à la fois pour échapper à la censure et pour faire suggérer l’horreur absolue à son spectateur. Un authentique concert de rue se produit dans une ruelle voisine. Le réalisateur français utilise ce spectacle improvisé pour créer un habile montage alterné.
La Parigi di Renoir
La chienne si ambienta a Montmartre, nel quartiere degli artisti e dei pittori, dove il regista era nato il 15 settembre 1894. Renoir comincia a tracciare il ritratto della “sua” Francia, quella da lui conosciuta ed amata. L’atmosfera è bohèmienne e popolare. Maurice incontra Lulu in place Emile Goudeau e la uccide in rue Ravignan. I quadri sono esposti nelle gallerie de la rue Matignon.
«Le scene di strada, l’onnipresenza di Montmartre, delle sue scalinate e dei suoi lampioni a gas, conferiscono a quest’opera, che dà così spesso l’impressione di essere stata girata in esterni, una patina d’epoca e ne fa quasi un documento etnografico. […] Oltre l’apparenza di documento sociologico (il popolo parigino, la piccola borghesia e i mercanti d’arte) Renoir filma l'”invisibile”: quello che avviene “dietro le fronti, dentro le teste” ».
Le canzoni popolari
Renoir racconta che ne La chienne vide l’opportunità di costruire una situazione drammatica su una chanson des rues che adorava. La canzone è Sérénade du Pavé scritta da Jean Varney nel 1895 e cantata da Eugénie Buffet.
Nella sequenza in cui avviene il tragico confronto fra Maurice e Lulu, culminante nell’assassinio della donna, la macchina da presa entra ed esce alternativamente dall’interno, nella stanza da letto,in cui si trovano i due protagonisti, all’esterno, nella strada in cui si è raccolto un capannello di spettatori attorno ad un cantastorie che canta la ballata, accompagnato da un violino e da una chitarra.
Nei film di Renoir spesso le canzoni popolari sono usate per creare una certa situazione: ne La grande illusione è Petit Navire intonato dal flauto di Pierre Fresnay; in Toni sono le canzoni popolari piemontesi e corse; ne L’angelo del male è un’altra canzone popolare di strada, Le Petit Coeur de Ninon.
1. EUGENIE BUFFET-1933
2. EDITH PIAF
Testo e parole della ballata
Sérénade du Pavé (scritta da Jean Varney nel 1895 e portata al successo dalla cantante Eugénie Buffet)
(FR)
«Si je chante sous ta fenêtre,Ainsi qu´un galant troubadourEt si je veux t´y voir paraître,Ce n´est pas, hélas, par amour.Que m´importe que tu sois belle,Duchesse, ou lorette aux yeux douxOu que tu laves la vaisselle,Pourvu que tu jettes deux sous.»
(IT)
«Se io canto sotto la tua finestra,come un trovatore cortesee se voglio vederti apparire,non è, ahimè, per amore.Non m’importa che tu sia bella,duchessa, o amante dagli occhi dolci o che lavi i piatti,purché getti due soldi.»
(Prima Strofa)(FR)
«Sois bonne, ô ma chère inconnuePour qui j´ai si souvent chanté.Ton offrande est la bienvenue.Fais-moi la charité.Sois bonne, ô ma chère inconnuePour qui j´ai si souvent chanté.Devant moi, devant moi, sois la bienvenue.»
(IT)
«Sii buona, mia cara sconosciuta per la quale ho così spesso cantato.La tua offerta è la benvenuta.Fammi la carità.Sii buona, mia cara sconosciuta per la quale ho così spesso cantato.Davanti a me, davanti a me , sii la benvenuta.»
(Ritornello)(FR)
«L´amour, vois-tu, moi, je m´en fiche.Ce n´est beau que dans les chansons.Si quelque jour, je deviens riche,On m´aimera bien sans façon.J´aurais vite une châtelaineSi j´avais au moins un châteauAu lieu d´un vieux tricot de laineEt des bottines prenant l’eau.»
(IT)
«Dell’amore, vedi, me ne infischio.È bello soltanto nelle canzoni Se un giorno sarò ricco,mi ameranno senza fatica.Avrei subito una castellana se avessi un castello invece di una vecchia maglia di lana e degli stivali bucati.»
(Seconda strofa)
Ritornello
(FR)
«Mais ta fenêtre reste closeEt les deux sous ne tombent pas.J´attends cependant peu de choses.Jette-moi ce que tu voudras.Argent, pain sec ou vieilles hardes,Tout me fera plaisir de toiEt je prierai Dieu qu´il te gardeUn peu mieux qu´il n´a fait pour moi.»
(IT)
«Ma la tua finestra resta chiusa e i due soldi non cadono giù.Mi accontento di poco.Gettami quel che vorrai.Denaro, pane secco o stracci,tutto quello che mi darai mi piacerà e pregherò Dio che ti protegga un po’ meglio di quanto non abbia fatto per me.»
(Terza strofa)
Ritornello
Accoglienza
Il film fu respinto e fischiato dal pubblico del 1931; è considerato oggi il capolavoro di un’epoca.
Più dettagliatamente Renoir stesso racconta che all’anteprima tenutasi al Palais de Rochechouart, alla presenza di un buon numero di intenditori, il film ebbe successo. Fu a Nancy che per iniziativa di gruppi politici, fra cui le “Croix de Feu”, il film fu contestato e costretto al ritiro.
Ritornò successivamente in circolazione grazie ad un esercente di nome Siritzky, conosciuto dal regista per mezzo dell’amico Marcel Pagnol, che iniziò a ripresentarlo nella sua mezza dozzina di sale, fra cui una a Biarritz. Il film rimase in cartellone diverse settimane e ciò attirò l’attenzione del Colisée di Parigi che propose a Richebé di proiettare di nuovo il film, e La chienne rimase «trionfalmente in cartellone per un periodo record “.
Critica::
Paolo Mereghetti:
«…tragico e sardonico ritratto dell’eterna commedia degli errori e degli inganni in cui viviamo (per il delitto viene condannato un innocente, l’autore dei quadri che tutti vogliono è un barbone)»
Carlo Felice Venegoni:
«Con La chienne il regista comincia la sistematica esplorazione di un mondo esattamente determinato nei suoi parametri storici, sociali, di costume e di classe. […] Rileggendo uno dopo l’altro i film che vanno da La chienne a La règle du jeu si ha l’impressione di assistere alla graduale composizione del quadro di una commedia umana tanto complessa quanto fedele interprete dello sfaccettato humus storico-sociale di una nazione».
Giorgio De Vincenti:
«E se La chienne venne pensato anche come prosecuzione di Nanà, i cinque anni che intercorrono fra i due film sembrano valere per cinquanta: ciò che in Nanà è solo desiderato, e forse non è ancora neppure visto interamente, vale a dire l’ancoraggio dello spettacolo al quotidiano, del sentimento forte e anche del tragico alla vita di ciascuno, La chienne lo realizza compiutamente. E lo realizza in quanto testo scritto nel linguaggio del cinema e non altrimenti scrivibile: carrelli, panoramiche, profondità di campo, gru, e quello straordinario sonoro che attualizza tutto, portandoci dentro un contesto materiale fatto di piazze, vie, cantanti di strada, e di personaggi concretissimi che si muovono con una verità che è anzitutto il piacere del cinema…»
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Il vero interprete, del film e delle canzoni, è il popolo di Parigi, grande nella felicità e nel dolore.