Un piccolo incontro con un grande narratore : LEOPOLDO ALAS, CLARIN — E DUE SUOI ROMANZI : LA PRESIDENTESSA, EINAUDI, I MILLENNI E DONA BERTA DI SELLERIO + IL SUO UNICO FIGLIO DI SELLERIO

 

 

Oviedo (Spagna del nord), cosa vedere in un giorno nel capoluogo ...

 

OVIEDO NELLE ASTURIE, SPAGNA

 

Mappa politica della Spagna con le diverse regioni dove le Asturie ...

LE ASTURIE ALL’INTERNO DELLA SPAGNA

 

 

Mappa delle Asturie - Cartina delle Asturie

OVIEDO, CAPITALE DELLE ASTURIE

 

 

 

 

 

CLARIN – LA PRESIDENTESSA – I MILLENNI EINAUDI – 9788806115531 ...

 

 

 

Alla sua prima apparizione nel 1884-85, La presidentessa, che Vargas Llosa ha definito “il più bel romanzo spagnolo dell’Ottocento, fu salutato dal vescovo di Oviedo (la città adombrata dalla Vetusta che fa da sfondo alla vicenda) con una fulminante pastorale che lo definiva “saturo di erotismo, oltraggioso nei confronti delle pratiche cristiane”.Da parte sua, per contro, l’autore non aveva dubbi, tanto da descrivere, in una lettura a un amico la propria emozione per aver prodotto “a trentatre anni un’opera d’arte”. Dalle prime, contrastante accoglienze – i favori della critica libera, le riserve dei tradizionalisti -, l’opera di Clarìn ha conosciuto in Spagna alterne fortune, sino ad essere cancellata e sepolta dal franchismo e riscoperta – con numerose edizioni e una vasta saggistica – ai giorni nostri. Ed in effetti, pur nei canoni e nelle misure più classici e, se così si può dire, autorevoli della narrativa ottocentesca, La presidentessa si impone, al di là della polemica, cui pure è ispirato contro la società e i costumi clericali della Restaurazione, per la sorprendente vivezza, di un naturalismo tutto particolare, dei personaggi e delle situazioni. Ana Ozores, la protagonista, vive sin dall’infanzia una condizione di disagio permanente, che non tarderà a trasformarsi in conflitto con il microcosmo che la circonda: e che è, dopo un matrimonio di rassegnata opportunità, quello provinciale e soffocante di Vetusta, con la sua aristocrazia chiusa e opaca, la sua aggressiva borghesia, il suo clero invadente e ambizioso (al quale appartiene, con tutto il suo tormento, il confessore di donna Ana nonché suo deuteragonista, don Fermìn). Con grande padronanza dei propri mezzi e strumenti letterari, e con una capacità di introspezione degna dell’ammiratissimo Flaubert, Clarin sa costruire una trama che, al di là di un intreccio convenientemente vario e movimentato, e soprattutto e consapevolmente interiore, tessuta qual è sull’incontro e lo scontro di […]

 

 

 

 

 

 

 

 

Leopoldo Alas - Wikipedia

 

Leopoldo Alas (pseudonimo di Leopoldo Enrique García Alas y Ureña, detto anche Clarín) (Zamora, 25 aprile 1852 – Oviedo, 13 giugno 1901) è stato un romanziere, drammaturgo, critico letterario e docente universitario spagnolo.

 

 

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Nacque il 25 aprile 1852 a Zamora nella regione di Castiglia e León, dove si era trasferita la sua famiglia da Oviedo. Il padre, Jenaro García Alas, era governatore della città.

In casa si parlava continuamente del Principato delle Asturie e sua madre, con una certa nostalgia, narrava racconti di quella terra. Questo ambiente influì in grande misura sullo spirito del bambino che da sempre si sentì più asturiano che castigliano (arrivò persino a dire “Me nacieron en Zamora”), anche se in tutta la sua vita conservò un certo affetto per le terre che lo videro nascere.

A sette anni iniziò gli studi nel collegio dei gesuiti della città di León, all’Hostal San Marcos de León, quello che oggi è il parador de turismo. Fin dall’inizio seppe adattarsi alle regole e alla disciplina del centro ed in pochi mesi era già considerato un alunno modello. I suoi compagni lo avevano soprannominato el Gobernador (il governatore), alludendo alla carica ricoperta da suo padre.

Nell’estate del 1859 tutta la famiglia tornò nelle Asturie. Leopoldo scoprì con i propri occhi la geografia asturiana di cui tanto aveva sentito parlare dalla madre. Durante gli anni seguenti entrerà in contatto con gli autori che diventeranno suoi maestri, leggendo le loro opere nella vecchia biblioteca di famiglia: Miguel de Cervantes e Fray Luis de León.

Il 4 ottobre 1863, all’età di undici anni, entra all’Università di Oviedo, per quelli che vengono chiamati studi preparatori, studiando latino, aritmetica e dottrina cristiana. Durante il corso diventa buon amico di Armando Palacio Valdés, Tomás Tuero (che fu anche scrittore, traduttore e critico letterario) e Pío Rubín.

 

Biografía - Leopoldo Alas «Clarín»

 

Dal 1864 al 1869 studiò al liceo della città di Oviedo. L’8 maggio raggiunse il grado di bachiller en Artes, all’età di diciassette anni. Il 21 ottobre 1869 venne emesso un decreto che dichiarava l’insegnamento libero, che servì a Clarín per laurearsi in diritto in soli due anni. Nel giugno del 1871 ottenne la laurea in diritto civile e diritto canonico. In questi anni si svegliò anche la sua passione per il giornalismo. Iniziò in un periodico artigianale, intitolato Juan Ruiz, il cui direttore e redattore fu proprio Leopoldo. Il periodico ebbe molto successo soprattutto tra gli studenti.

 

File:Leopoldo Alas «Clarín», de Sancha, Madrid Cómico, 28-10-1899 ...

 

El Solfeo

Nel dicembre 1874 termina la Prima repubblica spagnola con la caduta di Emilio Castelar grazie al golpe di Manuel Pavía. Poco dopo il colpo di Stato, Martinez Campos inizierà la restaurazione monarchica nella figura di Alfonso XII, figlio della detronizzata Isabella II.

Nel marzo del 1875, Antonio Sánchez Pérez fondò un periodico chiamato El Solfeo. Il 5 luglio entrarono a far parte della redazione alcuni giovani, tra i quali Leopoldo Alas. Il periodico fu totalmente ignorato dalla gente e nemmeno i cronisti lo nominarono. Il direttore volle che i suoi collaboratori prendessero come soprannome il nome di uno strumento musicale e per questo Leopoldo scelse il clarino (in spagnolo clarín) e da quel momento firmò così tutti gli articoli. Il 2 ottobre 1875 usò per la prima il nuovo pseudonimo per firmare le critiche ironiche verso la classe politica.

Clarín inizia a godere di popolarità, ma ottiene anche molti nemici. Ogni articolo diventa un nuovo scandalo, criticato o lodato nelle conversazioni alla Cervecería Inglesa o dell’Ateneo della calle de Arenal. Clarín comunque continua con il suo stile. Insieme all’attività letteraria, prosegue con gli studi, preparando il dottorato.

LEOPOLDO ALAS-CLARIN JOSE TORRES VILLA - Artelista.com

Si diceva che per conoscere davvero Clarín era necessario assistere ad una sua lezione di diritto naturale. Le sue lezioni iniziavano con un precetto di Giustiniano e continuavano con citazioni da Don Chisciotte o di Santa Teresa d’Avila, per terminare con Tolstoj, Ernest Renan o San Francesco d’Assisi. Molti dei suoi alunni non riuscivano a comprendere il suo sistema di insegnare e lo temevano per la sua severità. Lui si considerava un uomo nervoso e miope che insegnava all’università e giocava a carte la sera. La società lo considerava invece un ateo liberale.

 

A maggio fece un viaggio fino a León, invitato dal cugino, per festeggiare la ricostruzione della cattedrale. In quella città rivisse l’infanzia e fu festeggiato da molte importanti personalità.

Una volta tornato a Oviedo, sentì che il suo male peggiorava nuovamente. Era sempre accompagnato dal nipote Alfredo Martínez, medico, il quale gli diagnosticò una tubercolosi intestinale all’ultimo stadio, male incurabile a quell’epoca. Il 13 giugno 1901, alle sette della mattina, morì, all’età di quarantanove anni.

 

testo da:

https://it.wikipedia.org/wiki/Leopoldo_Alas

 

 

 

Un 25 de abril de 1852 nace Leopoldo Alas, Clarín - Mienciclo Blog

” Più che la Spagna, amo il mondo, e più che il mio tempo, tutta la storia di questa povera, interessante umanità, che viene dalle tenebre e si sforza, instancabile, di arrivare alla luce.”

 

 

clarin

 

 

Clarín" novelista / por Mariano Baquero Goyanes | Biblioteca ...

 

 

 

CLARIN CLARìN - DONNA BERTA - Sellerio

 

Donna Berta

 Leopoldo Clarin Alas

Articolo acquistabile con 18App e Carta del Docente
Curatore: M. R. Alfani
Editore: Sellerio Editore Palermo
Collana: Il castello
Anno edizione: 1997
In commercio dal: 6 febbraio 1998
Pagine: 80 p.

Recensione di Rosso Gallo, M., L’Indice 1998, n. 7

“Doña Berta” di Leopoldo Alas “Clarín” appare a puntate, fra maggio e giugno del 1891, nella rivista settimanale “La Ilustración Española y Americana” e l’anno seguente viene raccolto in un volume con altre due narrazioni (“Cuervo “e” Superchería”). Clarín ha già offerto ai lettori la sua opera maestra, “La Presidentessa” (Einaudi, 1989, ed. orig. 1884), frutto dell’ambizioso proposito di concepire un romanzo come visione globale del mondo, secondo dettami realisti e naturalisti (e, infatti, l’analisi del personaggio centrale si innesta sul minuzioso affresco delle relazioni sociali in una città asturiana dominata dall’invidia e dalla maldicenza).Ma nel 1891 l’autore ha ormai superato i canoni del realismo e si è aperto a nuovi orientamenti letterari: a questo stesso anno risale la pubblicazione di “Il suo unico figlio” (Sellerio, 1993), dove la realtà oggettiva, con le sue coordinate spaziotemporali, viene subordinata all’interiorità del protagonista e la riflessione assume un ruolo preponderante rispetto all’azione, nell’incalzante gioco di un narratore intento a deviare le aspettative del lettore, offrendo sbocchi imprevisti a situazioni canoniche (come l’adulterio), fino all’ambiguità con cui si conclude il romanzo. “Donna Berta”, a sua volta, si inserisce nella ricerca da parte dello scrittore di nuove modalità narrative, e risponde al progetto di Clarín di portare in primo piano l'”espressione della vita del sentimento”. Ritroviamo un narratore onnisciente, che può penetrare nell’interiorità dei personaggi, offrire dettagli che sfuggono alla loro prospettiva, descriverli assumendo il campo visivo di un altro personaggio, permettersi qualche commento ironico o umoristico, senza però giungere mai alla deformazione caricaturale e al sarcasmo, ingredienti basilari degli altri due romanzi: prevale, invece, il lirismo, attraverso il quale la voce narrante, attenta a cogliere le sfumature delle sensazioni, si avvicina alla protagonista con un’attitudine compassionevole. La novella si apre su uno scenario incontaminato, “un luogo nel nord della Spagna dove non sono giunti mai né i Mori né i Romani”; qui vive donna Berta de Rondaliego, ormai anziana e sorda, in un tempo sospeso, fatto di azioni iterative e rassicuranti abitudini, insieme alla serva Sabelona e al gatto. In questo mondo chiuso e protetto da ogni intrusione esterna, dove non accade mai nulla, la vita interiore della protagonista sembra cristallizzarsi nella contemplazione dell’amato paesaggio dell’Aren, che appare come personificato ai suoi occhi. Eppure, proprio in questo luogo, molti anni prima è avvenuto un fatto traumatico, che il narratore riferisce in un flash-back: ai tempi della prima guerra carlista, giunse un capitano ferito, un liberale (e, quindi, nemico dei Rondaliego, fervidi carlisti), che tuttavia venne accolto e amorevolmente curato dalla giovane Berta, il cui temperamento romantico – alimentato dalla lettura di romanzi sentimentali – la portò a cedere a un istante di magica passione. Il capitano, ormai guarito, lasciò l’Aren con il proposito di congedarsi dall’esercito e di tornare per riparare l’onore della fanciulla; ma, in un momento di eroismo, sentì il richiamo della “morte gloriosa” e cadde sul campo di battaglia. Berta ignora questa vicenda e, quando dà alla luce il frutto della sua passione, si lascia sottrarre il figlio dai propri fratelli, implacabili custodi dell’onore dei Rondaliego. La donna torna a seppellirsi nell’isolamento, ma con il passare degli anni, man mano che perdona a se stessa il peccato giovanile, si risveglia il suo rancore verso i familiari che non le hanno permesso di essere madre. I fratelli muoiono e del figlio non resta alcuna traccia. La narrazione torna così al tempo principale del racconto. “Berta rimase sola con Sabel e il “gatto”, e cominciò a invecchiare in fretta, finché non si incartapecorì e cominciò a vivere la vita della corteccia di un rovere secco”. La sua vita appare come sdoppiata fra le apparenze esteriori, le azioni materiali, e i meandri segreti della sua interiorità, dove pulsa l’astratto, ma ostinato, affetto per il figlio perduto. Ma ecco che un giorno il mondo di fuori torna a bussare alle porte di donna Berta: avviene l’incontro con un famoso pittore, che va cercando ispirazione nella natura incontaminata. L’anziana donna spezza il cerchio della solitudine e gli confida il suo antico amore. L’artista, a sua volta, le parla di un capitano, la cui morte eroica sul campo di battaglia è il soggetto di un quadro che l’ha reso celebre. Qualche giorno dopo, il pittore fa pervenire a Berta due ritratti: uno, ispirato a una tela di casa Rondaliego, rappresenta la donna da giovane, con tale precisione che alla vecchia sembra di riflettersi nello specchio di tanto tempo fa; l’altro raffigura il volto del capitano e la somiglianza con l’immagine registrata nella mente della protagonista sconvolge l’anziana: è certa che sia il viso del figlio perduto. La rassegnazione e il rimorso, rimasti latenti per anni e anni, esplodono improvvisamente e la spingono ad agire. Berta cede gli amati poderi dell’Aren a un usuraio, si separa da Sabelona, che non ha il coraggio di seguirla, e, con la somma racimolata, parte per Madrid insieme al gatto. Nella città, che è come un campo di battaglia ai suoi occhi, deve ricorrere a tutto il suo eroismo per affrontare il traffico di vie infernali e ogni sorta di ostacoli, fino a giungere a vedere il quadro che rappresenta la morte del figlio, decisa ad acquistarlo per riscattare la propria esistenza. Ma arriva troppo tardi: la tela, il cui valore è aumentato per l’improvvisa morte del pittore, è stata venduta a un ricco americano, il quale, pur mostrandosi tollerante con la vecchia che giudica pazza, non desiste dal proposito di trasferire il quadro oltre l’oceano. Berta combatte ostinata, sperando invano in un miracolo, finché la coglie la morte, proprio sotto le ruote di uno di quei tram che suscitavano il suo terrore. La novella è un magnifico esempio dell’abilità narrativa di Clarín, capace di simpatizzare con la protagonista e di commuovere il lettore, senza mai cadere nel patetismo stridente; il sobrio accento lirico si combina con un linguaggio raffinato, intriso di reminiscenze letterarie, che la traduttrice è riuscita sapientemente a riflettere nel testo italiano. Per quanto riguarda gli elementi del contenuto, il racconto accoglie alcune tendenze della narrativa europea di fine Ottocento, sia pur sviluppandole in modo del tutto peculiare: a parte l’ambientazione in epoca contemporanea, con il riferimento a fatti storici (le guerre civili, i contrasti ideologici fra liberali e carlisti, la “nuova politica”), emerge l’opposizione fra la campagna e la città, tema frequente nei romanzi dell’epoca; in “Dõna Berta” l’antitesi si presenta soprattutto dalla prospettiva della protagonista, per cui la natura è lo spazio fuori dal tempo, dove possono sopravvivere i valori arcaici, le antiche tradizioni, mentre la città è la folla anonima, sconosciuta e minacciosa, che si aggira tra i segni di un progresso distruttivo e annientatore dell’individuo. Fra le altre bipolarità su cui si dirama la narrazione, è da segnalare il contrasto fra il dubbio e la fede, significativo nell’universo narrativo postrealista di Clarín, che in queste pagine appare nel dibattito interiore di donna Berta di fronte al quadro del “figlio”; se, da un lato, il dubitare della protagonista – incerta sull’identità del soggetto raffigurato – garantisce la verosimiglianza del racconto, sottraendolo al sensazionalismo delle coincidenze da “feuilleton*, dall’altro, nel messaggio della novella ha un ruolo importante il trionfo della fede volontaristica: donna Berta, come anche Bonifacio Reyes, il protagonista di “Il suo unico figlio”, sceglie di credere, a dispetto di tutto, perché questa è l’unica via per salvare la propria identità e dare un senso all’esistenza.

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2 risposte a Un piccolo incontro con un grande narratore : LEOPOLDO ALAS, CLARIN — E DUE SUOI ROMANZI : LA PRESIDENTESSA, EINAUDI, I MILLENNI E DONA BERTA DI SELLERIO + IL SUO UNICO FIGLIO DI SELLERIO

  1. mariapia. scrive:

    è possi9bile che non ti si può parlare,sto aspettando la tua telefonaqta da stasera alle 7,30 mi hai detto mangio un gelartoappena sono a casa ti chiamo.mario ha la segreteria il fisso suona ma nessuno risponde,………………il tuo telefono dalle
    sette e mezza sempre occupato………..

  2. Donatella scrive:

    Grazie per averci fatto scoprire questo eccezionale autore.

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