IL POST
- MONDO
- DOMENICA 9 AGOSTO 2020
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Cosa resta delle case di Beirut
Finestre e porte divelte, mobili rovesciati, frammenti e macerie dappertutto: l’esplosione ha danneggiato gravemente le abitazioni di circa 300mila persone
Una coppia si riposa guardando fuori dalla finestra divelta del proprio appartamento (AP Photo/Hassan Ammar)
Sono passati cinque giorni dall’esplosione che martedì ha devastato parte della città di Beirut, provocando la morte di almeno 157 persone, il ferimento di più di 5000 e il danneggiamento di più di 6000 edifici.Il governatore di Beirut Marwan Abboud ha dichiarato che sono circa 300mila le persone le cui abitazioni sono state gravemente danneggiate al punto di essere non sicure e di fatto inabitabili. L’esplosione ha infatti sventrato edifici e divelto porte e finestre, rovesciando mobili e mensole, e distruggendo suppellettili e oggetti d’arredamento più leggeri. Moltissimi appartamenti sono ingombri di frammenti di vetro, intonaco, macerie. Abboud dice che il governo sta lavorando per trovare un alloggio di emergenza per le persone rimaste senza casa.
Nonostante i danni, sono molte le persone che non vogliono abbandonare i propri appartamenti, sostiene il sindaco di Beirut Jamal Itani. Secondo Itani, questa è una delle ragioni per cui sono pochissime, finora, le famiglie che sono state ricollocate in alloggi fuori dalla capitale; dice che il comune ha inviato squadre di operai a casa di molte famiglie per sgomberare le macerie e sigillare le finestre, e che sta cercando fondi per continuare a farlo.
Curiose e in qualche modo commoventi le immagini di queste case sventrate: sembrano dei piccoli e improvvisati palcoscenici, dove gli abitanti cercano di simulare una vita quotidiana normale.