Henri Cartier-Bresson (Chanteloup-en-Brie, 22 agosto 1908 – L’Isle-sur-la-Sorgue, 3 agosto 2004). È stato uno degli esponenti più importanti della cosiddetta Fotografia umanista
© Fondation Henri Cartier-Bresson / Magnum Photos | Henri Cartier-Bresson, Simiane-La Rotonde, France, 1969
DETTAGLIO
ARTE.IT — 7 LUGLIO 2020
SAMANTHA DE MARTIN
07/07/2020
Venezia – Una fotografa, un regista, uno scrittore, una conservatrice, un collezionista si confrontano sull’ “Occhio del secolo” Henri Cartier-Bresson, l’illustre esponente della cosiddetta fotografia umanista, sempre alla ricerca di quello che amava definire “l’istante decisivo”.
Uniti dalle regole di un inedito “Grand Jeu”, i cinque curatori, Annie Leibovitz, Wim Wenders, Javier Cercas, la conservatrice e direttrice del dipartimento di Stampe e Fotografia della Bibliothèque nationale de France Sylvie Aubenas e il collezionista François Pinault, sono stati invitati a confrontarsi sulla “Master Collection” del fotografo francese.
Si tratta di una selezione di 385 immagini che lo stesso artista, nel 1973, ha individuato, su invito dei suoi amici collezionisti Jean e Dominique de Menil, come le più significative della propria opera.
Palazzo Grassi, Venezia. Foto: © Matteo De Fina
Ciascuno dei cinque curatori ha selezionato una cinquantina di immagini a partire dalla “Master Collection” originale, della quale esistono sei preziosi esemplari, condividendo così la propria personale visione della fotografia e dell’opera di questo grande artista che, nel 1947, fondò assieme a Robert Capa, a George Rodger, a David Seymour, a William Vandivert la celebre Agenzia Magnum.
Prende spunto da questo interessante confronto di prospettive diverse – basate su gusti e visioni artistiche anche molto distanti – la mostra Henri Cartier-Bresson. Le Grand Jeu, a Palazzo Grassi dall’11 luglio al 10 gennaio 2021, e realizzata con la Bibliothèque nationale de France, in collaborazione con la Fondation Henri Cartier-Bresson.
Henri Cartier-Bresson, Bougival, France, 1956, épreuve gélatino-argentique de 1973 © Fondation Henri Cartier-Bresson / Magnum Photos
Lungi dal costituire una mostra monografica o una semplice selezione di immagini legate a un tema, a un periodo o a un’area geografica, Le Grand Jeu si presenta come un interessante confronto tra cinque diversi punti di vista sull’immenso lavoro del maestro dello scatto, che rinnova e allarga il nostro sguardo sull’opera del grande pioniere del fotogiornalismo.
È curioso soffermarsi sul titolo di questo percorso, che, oltre a rievocare il tema della casualità, caro ai Surrealisti, rimanda soprattutto alla selezione operata dal fotografo, un scelta che risuona come una sorta di gioco, ma che evoca anche quelle “regole del gioco” alle quali è necessario assoggettarsi. Al tempo stesso, nella parola “jeu”, cogliamo, in francese, un rimando a “je”, quell’ “io” di ciascun curatore che emerge in controluce nella scelta delle immagini, andando a comporre cinque esposizioni indipendenti tra loro. Ogni curatore, infatti, racconta, in totale autonomia, il ruolo che le immagini di Cartier-Bresson possono aver rappresentato per il proprio lavoro e, in generale, nella propria vita.
Dopo Venezia la mostra volerà, nella primavera del 2021, alla Bibliothèque nationale de France di Parigi.
MEXICO, 1934
Henri Cartier-Bresson Alberto Giacometti, Rue d’Alésia, Paris, France, 1961, épreuve gélatino-argentique de 1973 © Fondation Henri Cartier-Bresson – Magnum Photos
LE DUE FOTO SOPRA SONO DI ARTRIBUNE, 4 LUGLIO 2020–ARTICOLO DI ARIANNA TESTINO
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