Interno del Palazzo Donnaregina, Museo d’Arte Contemporea ( MADRE ) di Napoli
foto : https://cosedinapoli.com/culture/complesso-monumentale-di-santa-maria/
IL COMPLESSO MONUMENTALE DONNA REGINA — FOTO FLICKR
DANIEL BUREN AL MADRE DI NAPOLI
PRIMA INSTALLAZIONE : ” COMME UN JEU D’ENFANT “, 2015
Comme un jeu d’enfant– prima installazione di Daniel Buren al Museoi Madre di Napoli–2015
dettaglio
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tutte le foto sono di :: (Foto: DB-ADAGP Paris)
foto sopra da ::
https://style.corriere.it/lifestyle/linstallazione-di-daniel-buren-al-madre-di-napoli/?foto=12#gallery
SECONDA INSTALLAZIONE :: Daniel Buren
Axer / Désaxer. Lavoro in situ, 2015, Madre, Napoli – #2
10.10.2015 — 31.07.2017
A cura di Andrea Viliani, Eugenio Viola
Una nuova opera in situ dell’artista francese Daniel Buren, che celebra la relazione fra il museo ed il suo pubblico, tra l’istituzione e la sua comunità.
Formatosi all’Ecole des Métiers d’Art di Parigi, Daniel Buren, uno dei più influenti esponenti della riflessione storica sulle istituzioni sviluppatasi fra gli anni Sessanta e Settanta e denominata InstitutionalCritique, ha basato tutta la sua produzione su una stoffa da tende a righe di 8,7 cm, alternativamente bianche e colorate. Più recentemente, dagli anni Ottanta, Buren ha progressivamente accostato la realizzazione di opere di formato e destinazione museale a installazioni architettoniche in spazi pubblici. Profondamente legato alla città di Napoli, l’artista vi è intervenuto più volte, a partire dalla prima mostra presso la galleria di Lucio Amelio nel 1972 (a cui ne segue una seconda nel 1974), e in seguito anche al Museo Nazionale di Capodimonte con una grande mostra personale nel 1989. Fra i molti altri riconoscimenti, nel 1986 Buren ha vinto il Leone d’Oro per il miglior Padiglione nazionale alla Biennale di Venezia.
SCHIZZO GRAFICO PER STUDIO DEL PROGETTO
artribune, noivembre 2015 — testo e alcune foto
https://www.artribune.com/report/2015/11/mostra-daniel-buren-museo-madre-napoli/
Daniel Buren a Napoli. E il museo scende in strada
DANIEL BUREN PRESENTA AL MADRE DI NAPOLI LA SUA SECONDA INSTALLAZIONE, “AXER / DÉSAXER”. UNO STRUMENTO VISIVO CHE STRAVOLGE L’INGRESSO DEL MUSEO E LO TRASFORMA IN UNA FASTOSA MACCHINA TEATRALE.
Buren allinea la posizione urbanistica del Madre con quella della città, portando il centro del museo verso l’assetto stradale, in modo da permettere al contesto urbano di penetrare l’entrata e invaderla dolcemente, ricoprendola di pannelli colorati, superfici specchianti e righe, strumenti visivi ricorrenti nella sua pratica artistica.
BUREN E IL MADRE: UNA SCELTA DI CAMPO
Costruire l’arte con gli occhi dello spettatore è la raison d’être che motiva le scelte curatoriali del Museo Madre di Napoli, che ha voluto affidare uno spazio considerevole della propria struttura all’artista francese Daniel Buren (Boulogne-Billancourt, 1938) e donare al pubblico un nuovo modo di percorrere lo spazio. L’opera non è infatti pensabile senza il contesto in cui è immersa; esso le dona forma e identità e Buren, inventore della nozione “in situ”, riflette e lavora sui luoghi in cui si verifica l’opera, per ridefinirli e stravolgerli completamente.Tra i vari spazi del museo, la scelta dell’artista è ricaduta sull’ingresso, il luogo delle potenzialità, ponte tra la città e il museo. Axer / Désaxer, questo il titolo dell’installazione, non è un’esposizione: è un intervento concreto, un atto politico ed estetico, che rende omaggio a quell’istituzione pubblica che include la propria cittadinanza nelle posizioni decisionali.
UNA SOGLIA PER COMUNICARE FRA INTERNO ED ESTERNO
L’aspetto ludico della prima opera Comme un jeu d’enfant, realizzata presso la grande sala al piano terra, nell’ambito di un progetto site specific che con la seconda conta due anni di lavoro, attraversa pian piano l’entrata per lasciare spazio a una responsabilità civica. Buren allinea la posizione urbanistica del Madre con quella della città, portando il centro del museo verso l’assetto stradale, in modo da permettere al contesto urbano di penetrare l’entrata e invaderla dolcemente, ricoprendola di pannelli colorati, superfici specchianti e righe, strumenti visivi ricorrenti nella sua pratica artistica.Cambiando il punto di vista prospettico abituale con cui si guarda al museo, l’artista crea una macchina scenica dai tratti visionari. Come in un palcoscenico, una tenda si frappone fra l’esterno e l’interno, nel quale il pubblico esplora dimensioni immaginifiche potenzialmente illimitate. Percorrendo l’opera, si è proiettati verso infiniti sé e il museo diviene infinite architetture.Lo spazio dinamico, i colori accesi, le superfici riflettenti, tutto è pensato per risvegliare la coscienza di chi osserva e renderlo consapevole delle possibilità percettive ed esperienziali che la realtà che abita può offrire. Decostruire i sistemi di rappresentazione per rivelare le strutture invisibili dell’ideologia che definisce territori urbani, architetture e paesaggi, è la metodologia applicata da Buren alla sua ricerca, che indaga nel profondo la dialettica tra l’opera d’arte e il suo contesto, tra l’artista e il suo pubblico.