ANSA.IT / PALERMO — 2 LUGLIO 2020 –10.20
L’Italia non è un paese per madri
Gasperetti indaga la maternità al tempo della globalizzazione
Francesco Terracina
«Non ho passato i decenni della mia maturità sessuale a chiedermi se volevo dei figli perché ho sempre saputo che no, non li volevo. L’unica domanda da farmi era quindi la successiva: perché non li volevo?». Evitando tentazioni ideologiche o posizioni preconcette, Flavia Gasperetti ci invita a cercare insieme delle risposte ai tanti interrogativi che la decisione di non avere figli solleva, indagando i percorsi e le scelte della non maternità nel nostro paese e non solo. Oltre a fornire un brillante excursus storico sulle mille rappresentazioni e incarnazioni della figura della nullipara (con una divagazione sulle «zitelle» della tradizione e dell’immaginario, tra letteratura e cinema), l’autrice approfondisce il legame tra gli allarmi sulla natalità e le dinamiche della demografia, riflette sui grandi temi dell’istinto materno e dell’orologio biologico (e connesse forme di pressione culturale), sul nostro modo di concepire l’età adulta e sul rapporto tra forme di narcisismo, riti di passaggio e genitorialità, sulla valenza sentimentale, e talvolta strumentale, del rapporto con l’infanzia, sulla realtà delle famiglie in cui si adottano «i figli delle altre», e su cosa voglia dire essere genitori oggi. «Le nostre risposte non sono quelle che avremmo dato in altre epoche, quando la contraccezione quasi non esisteva, quando credevamo in un dio che ci avrebbe condannati se la ricerca del piacere non avesse trovato un riscatto nella procreazione; quando avere dei figli poteva rappresentare un apporto all’economia familiare e non un investimento enorme fatto per ragioni soprattutto sentimentali. Le nostre risposte non sono le stesse perché noi siamo cambiati. Noi senza figli e voi che ne avete. Siamo cambiati insieme».
DA :: MARSILIO EDITORI
http://www.marsilioeditori.it/lista-autori/scheda-libro/2970345-madri-e-no/madri-e-no
(ANSA) – PALERMO, 02 LUG – FLAVIA GASPERETTI, “MADRI E NO. RAGIONI E PERCORSI DI NON MATERNITA’. MARSILIO PP. 189, 17 EURO
Questo non è un paese per madri, anzi: questo non è un mondo per madri. Detto ciò, la considerazione di Flavia Gasperetti nel suo “Madri e no”, in libreria dal 2 luglio, non poggia su un assunto ideologico, ma su dati di realtà: i numeri dell’Istat, infatti, dicono che le italiane hanno 1,32 figli a testa, nonostante non sia il minimo storico, stabilito tra il 1976 e il 1995, quando la natalità raggiunse 1,19 figli per donna. Dando uno sguardo a quel che accade al di là dei nostri confini, si scopre che una nazione come la Francia ha una media di 1,96. Ma oltralpe c’è un organizzazione sociale, fatta di servizi e incentivi, che da noi non esiste.
Flavia Gasperetti, scrittrice, traduttrice e storica del lavoro femminile, si fa qualche domanda: “Come abbiamo fatto a costruire un habitat talmente sfavorevole alle madri?”. Va subito chiarito che il libro non è un manifesto dell’orgoglio nulliparo. Le teorie femministe, anche le più “arrabbiate”, nella riflessione di Gasperetti diventano un setaccio che rende lampanti le contraddizioni dell’oggi, tra scelte intime e destini collettivi.
Centrale è nel libro il privato dell’autrice, il suo rapporto con i compagni e i loro figli, con la madre australiana.
Gasperetti si fa osservatrice e osservata. E intanto lancia uno sguardo al “Mother’s Index” globale, una graduatoria che misura la qualità di vita delle madri di ciascun paese.
Nell’ultimo ranking pubblicato nel 2015, l’Italia è al dodicesimo posto. Il primo spetta alla Norvegia, l’ultimo alla Somalia.
La natalità è diminuita in modo più marcato nelle aree dove l’occupazione femminile è più bassa e i servizi per l’infanzia più carenti.
Abruzzo, Puglie e Calabria, le regioni ultime classificate nel Mother’s Index italiano, il Trentino-Alto Adige e la Valle d’Aosta le più virtuose.
Siamo sicuri dell’esistenza del cosiddetto istinto materno?
“Faceva bene Simone de Beauvoir – scrive Gasperetti – a rifiutare l’utilizzo del termine e parlare invece di ‘sentimento’ materno, dal momento che nella collettività umana niente è naturale e la donna non è definita né dai suoi ormoni né da istinti misteriosi”. Nessun destino ineluttabile, dunque. E poi chi si pente di non aver avuto figli ne parla. Chi si pente di averli avuti, invece, lo fa in segreto. Pur ammirando chi vuole avere figli, nonostante una realtà ostile, “l’ammirazione – dice Gasperetti – non mi porta a voler entrare nelle loro fila”. E qui entra in gioco la dimensione meno intima della questione, scaturita dalla riflessione del filosofo Emanuele Coccia sul futuro: “Il nuovo è la crisi climatica che, di qui a cinquant’anni, farà sì che in Italia non avremo acqua per tutti – osserva Coccia – il nuovo è il fatto che la ricchezza non è più prodotta attraverso il lavoro e che bisogna costruire un modello di umanità che sappia spendere il tempo (infinito) e darsi un senso della vita senza lavorare. Il nuovo è il fatto che la famiglia borghese non riesce più a contenere le forme e le intensità dell’amore di oggi e che bisognerà inventare nuove modalità di gestione dell’infanzia”. Come sarà il mondo senza il lavoro e forse senza madri? E non è una questione di genere. (ANSA).