MONICA MASTRORILLI, CLASSICULT ::: VINCENT VAN GOGH — ROSE — 1890 — ++ notizie dell’ultimo anno in ospedale a St Rémy e ultimo quadro di quel periodo

 

 

Sulla Soglia dell’Eternità di Vincent van Gogh

” SULLA SOGLIA DELL’ETERNITA’ ” — MAGGIO 1890 ca — ultimo dipinto a St. Rémy

 

Nel 1889, Van Gogh ebbe un deterioramento della sua salute mentale. A seguito degli incidenti ad Arles che hanno portato a una petizione pubblica, è stato internato in ospedale. Le sue condizioni migliorarono poco tempo dopo ed era pronto per essere dimesso nel marzo 1889, in coincidenza con il matrimonio di suo fratello Theo con Johanna Bonger. Tuttavia, all’ultimo momento viene colto da una nuova crisi e confida al pastore Frédéric Salles, cappellano non ufficiale ai pazienti protestanti dell’ospedale, di voler essere confinato in un manicomio. Su suggerimento di Salles van Gogh scelse un manicomio nella vicina Saint-Rémy.  Theo dapprincipio resistette a questa scelta, suggerendo che Vincent si riunisse a Paul Gauguin a Pont Aven, ma alla fine si rassegnò, accettando di pagare le tasse di asilo (richiedendo la sistemazione di terza classe più economica). Vincent entrò in manicomio all’inizio di maggio 1889.  Le sue condizioni mentali rimasero stabili per un po’ ‘e fu in grado di lavorare en plein air, producendo molti dei suoi dipinti più iconici, come la Notte stellata. Tuttavia alla fine di luglio, a seguito di un viaggio ad Arles, ebbe una grave ricaduta che durò un mese. Si riprese, solo per subire un’altra ricaduta alla fine di dicembre del 1889, e all’inizio di gennaio successivo una ricaduta acuta mentre andava a consegnare un ritratto di Madame Ginoux ad Arles.  Quest’ultima ricaduta, descritta da Jan Hulsker come la più lunga e triste, durò fino al marzo 1890. Nel maggio 1890 Vincent fu dimesso dal manicomio (l’ultimo dipinto che aveva prodotto al manicomio era Sulla soglia dell’eternità, un’immagine di desolazione e disperazione), e dopo aver trascorso alcuni giorni con Theo e Jo a Parigi, andò a vivere ad Auvers-sur-Oise, un comune a nord di Parigi popolare tra gli artisti.

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Morte_di_Vincent_van_Gogh

 

 

 

 

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25 NOVEMBRE 2019 

 

MONICA MASTRORILLI

 

 

 

Nell’ultima fase della sua vita, nonché il periodo più produttivo dal punto di vista artistico, Van Gogh esegue, poco prima di lasciare la clinica di Saint-Rémy nel 1890, un gruppo di quattro nature morte floreali, due delle quali riportate qui di seguito.

 

 

Vincent Van Gogh, Natura morta: Rose rosa in un vaso, olio su tela (92,6 x 73,7 cm. Saint-Rémy, Maggio 1890), Metropolitan Museum of Art, New York

 

 

 

Le rose non più rosa di Van Gogh - Classicult

Vincent Van Gogh, Natura morta: vaso con rose, olio su tela (71.0 x 90.0 cm. Saint-Rémy, Maggio 1890), National Gallery of Art, Washington, foto NGA Images

 

 

 

Come è possibile notare anche in altri quadri, Van Gogh usa talvolta indicare il colore del soggetto nel titolo dell’opera: La casa gialla (1888), Il frutteto bianco (1888), Piccola bottiglia con peonie e Delphinium blu (1886), Vaso con rose gialle (1886), ecc. Anche in questo caso il titolo di uno dei due quadri recita: Natura morta: rose rosa in un vaso. Eppure, a ben vedere, di rosa nel quadro non ce n’è traccia. Allora come si spiega questa dissonanza tra il titolo e ciò che osserviamo sulla tela?

Sappiamo bene quanto l’artista fosse legato alla scelta della propria tavolozza, quanto ricercasse spasmodicamente colorazioni vibranti attraverso la giustapposizione di colori complementari, scolpiti ancor più da pennellate corpose e sinuose; sappiamo anche con certezza, grazie alla corrispondenza epistolare intrattenuta col fratello Theo, quali fossero le volontà artistiche di Van Gogh e i colori originali di molti quadri. Sì, originali. Perchè ciò che osserviamo oggi è il risultato di un drammatico processo di sbiadimento delle sostanze colorate utilizzate dal pittore.

“I dipinti svaniscono come i fiori” scriveva in una delle sue lettere al fratello Theo, ed ironia del caso vuole che siano proprio i quadri aventi come soggetto bouquet ed alberi in fiore quelli ad aver riportato l’alterazione cromatica più evidente tra le varie opere dell’artista.

Per ottenere le delicate tinte rosa o malva tipiche dei fiori, Van Gogh ha spesso utilizzato nella sua tavolozza lacche rosse miscelate con pigmenti bianchi o blu. Le lacche, per definizione, sono tutte quelle sostanze ottenute a partire da un colorante a mordente (colorante organico e insolubile nel mezzo disperdente) adsorbito su di un supporto inerte (generalmente bianco e di natura minerale) oppure supportato su di un gel traslucido.

A differenza dei pigmenti, le lacche sono sostanze debolmente coprenti e che producono colorazioni e tonalità variabili a seconda del medium (olio, tempera a uovo, acqua, ecc.) in cui vengono disperse. Per di più, la loro natura organica le rende estremamente fotosensibili.

È ormai accertato, infatti, che l’esposizione alla luce di lacche e coloranti organici, in condizioni di conservazione non favorevoli, conduca ad alterazioni cromatiche, se non addirittura allo sbiadimento come in questo caso.

Le radiazioni ultraviolette, infatti, sono tra tutte le più dannose in quanto più energetiche. Esse sono in grado di alterare i legami molecolari dei gruppi cromofori dei coloranti modificando, di conseguenza, la lunghezza d’onda di assorbimento. In poche parole, la lacca alterata non rifletterà più il colore rosso, ma tutti i colori, facendoci percepire il bianco. Il dipinto risulterà decolorato.

Van Gogh era più che consapevole della precaria stabilità dei colori da lui scelti a tal punto che le pennellate spesse e dense erano state da lui pensate anche come espediente per compensare questi fenomeni di decolorazione. Il rosso, infatti, sebbene sia il colore oggetto di questo articolo, non è l’unico ad aver mostrato alterazione cromatica nei quadri di suddetto artista.

Purtuttavia, limitato dalle risorse economiche da una parte, affascinato dai colori vivaci e brillanti dall’altra, Van Gogh non rinunciò mai all’acquisto di tali sostanze, infondendo anche nella materia pittorica il sentimento di contrasto, per lui fatale, tra vitalità pulsante e fugacità della vita e delle cose ad essa correlate.

TESTO DA ::

Le rose non più rosa di Van Gogh

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2 risposte a MONICA MASTRORILLI, CLASSICULT ::: VINCENT VAN GOGH — ROSE — 1890 — ++ notizie dell’ultimo anno in ospedale a St Rémy e ultimo quadro di quel periodo

  1. Chiara Salvini scrive:

    chiara : il titolo del quadro ” Sulla soglia dell’eternità “, a mio parere, esprime bene la grande vicinanza della morte nella malattia mentale, specialmente in una crisi acuta che è una specie di ” morte in vita “.

  2. mariapia. scrive:

    quante cose da imparare da questi scritti…..

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