L’ABBAZIA DI FARFA
le province del Lazio
RIETI ::
è un comune italiano di 47 149 abitanti ( 31 DICEMBRE 2018 ) del Lazio, capoluogo dell’omonima provincia e capitale della regione storica della Sabina. L’etnico “reatini” proviene etimologicamente dal nome latino della città, Reate.
RIETI, CHIESA DEL SUFFRAGIO
PANORAMA DI RIETI DA SAN ANTONIO AL MONTE
LE MURA MEDIOEVALI
MURA MEDIEOVALI DI RIETI TRA PORTA CONCA E PORTA D’ARCI
PORTA D’ARCI
PORTA CONCA
PORTA SAN GIOVANNI
ABBAZIA DI FARFA IN SABINA
L’abbazia di Santa Maria di Farfa è un monastero della congregazione benedettina cassinese, che prende il nome dall’omonimo fiume (il Farfarus di Ovidio) che scorre poco lontano e che ha dato il nome anche al borgo adiacente l’abbazia. Si trova nel territorio del comune di Fara in Sabina, nel reatino.
Farfa era un’abbazia imperiale, svincolata dal controllo pontificio, ma vicinissima alla Santa Sede.
Nel momento più alto della sua potenza l’abbazia controllava 600 tra chiese e monasteri, 132 castelli o piazzeforti e 6 città fortificate, per un totale di più di 300 villaggi: si diceva che l’abate facesse ombra alla potenza del papa, ma in realtà il suo potere era quello di un vero e proprio legato imperiale incaricato della difesa del Lazio e della rappresentanza degli interessi imperiali presso la Santa Sede
Uomini colti, degni e devoti, si succedettero alla direzione dell’abbazia, come ad esempio l’abate Sicardo, parente di Carlo Magno. Durante il regno di Carlo Magno, l’abbazia ebbe il massimo sviluppo edilizio, che ne modificò così tanto la struttura originale che solo di recente è stato possibile ricostruirla. In pochi decenni divenne uno dei centri più conosciuti e prestigiosi dell’Europa medievale.
L’abbazia di Santa Maria di Farfa fu fondata tra 560 e 570 da Lorenzo Siro vescovo di Forum Novum (Vescovio)[3]. Questo primo monastero fu devastato in seguito dalle guerre gotiche. In epoca longobarda nel VII secolo il monachesimo irlandese si diffuse in tutta Italia, la fondazione dell’abbazia di San Colombano di Bobbio e di Farfa dai monaci della Gallia nell’ultimo ventennio del VII secolo, preannunciò una rinascita della grande tradizione monastica in Italia.
La Constructio Monasterii Farfensis racconta che il monaco Tommaso di Moriana in pellegrinaggio a Gerusalemme, mentre era in preghiera davanti al Santo Sepolcro, la Vergine Maria in una visione lo avvertì di tornare in Italia e restaurare Farfa, e al duca di Spoleto Faroaldo II, che aveva avuto la stessa visione, fu comandato di aiutare questo lavoro. Tommaso divenne quindi il primo abate di Farfa e diede luogo alla rifondazione della comunità monastica. Legata a Farfa e all’abate Tommaso anche la fondazione dell’abbazia di San Vincenzo al Volturno. Tommaso morì nel 720 e per più di un secolo gli abati che governarono l’abbazia reale e poi imperiale di Farfa furono franchi. Carlo Magno stesso, poche settimane prima di essere incoronato in san Pietro il 25 dicembre 800, visitò l’abbazia e vi sostò. Per comprendere l’importanza economica di Farfa basti pensare che nel terzo decennio del IX secolo, sotto l’abate Ingoaldo, essa possedeva una nave commerciale esentata dai dazi dei porti dell’impero carolingio.
LA BELLA STORIA CONTINUA QUI SOTTO::
https://it.wikipedia.org/wiki/Abbazia_di_Farfa
FARA IN SABINA
MONTE SAN MARTINO
Ruderi di San Martino–FARA IN SABINA
Fabrizio Mei – Opera propria
I ruderi di San Martino sono i resti di una imponente abbazia risalente all’XI secolo e mai conclusa. I ruderi si trovano in cima al monte Acuziano (489 m s.l.m.), che fronteggia il monte Bruzio su cui sorge l’agglomerato urbano di Fara in Sabina nella provincia di Rieti. La storia dell’abbazia di Fara in Sabina si lega a quella dell’abbazia di Farfa: fu voluta da san Lorenzo Siro, fondatore anche dell’Abbazia di Farfa, per sostituire quest’ultima, distrutta dopo anni di guerra e devastazione.
Le testimonianze più antiche risalgono alla tarda Età del Bronzo: sono stati accertati in loco un’antica villa e i ruderi di un tempio dedicato alla dea Vacuna, antica dea sabina. Sui resti della villa sono state edificate celle per gli eremiti, mentre l’oratorio fu costruito in una grotta. Attualmente sono visibili i ruderi della costruzione di san Lorenzo Siro, liberatore di Farfa secondo la leggenda per aver sconfitto un drago. Il nome di san Martino deriva dall’antico oratorio dedicato a Martino vescovo di Tours in cui morì peraltro il cronista farfense dell’XI-XII secolo Gregorio da Catino. Nel XV secolo, papa Sisto IV diede il via a delle opere di restauro che distrussero gli affreschi precedenti.
QUI:
https://it.wikipedia.org/wiki/Ruderi_di_San_Martino
Le mura dei ruderi dell’abbazia
Patafisik – Opera propria
Ruderi di San Martino
Patafisik – Opera propria
Panorama sulla valle del Tevere dai ruderi. In primo piano il laghetto artificiale di Baccelli, sullo sfondo il monte Soratte.
Patafisik – Opera propria
Fara in Sabina vista dai ruderi di San Martino
Patafisik – Opera propria
VIDEO DI 2 MINUTI CON FARFA, L’ABBAZIA DI FARFA, IL BORGO DI FARA, E IL MONTE SAN MARTINO CON LE SUE ROVINE
Questi luoghi sembrano trattenere dentro le loro pietre il tempo trascorso e ci danno l’impressione che, se ci avvicinassimo, li sentiremmo cantare.
che bello !