DAVIDE MILOSA ( notizie in fondo ) -:: QUALE TERAPIA INTENSIVA ? 9 Morti su 10 senza terapia intensiva. L’87% dei lombardi mai giunti in rianimazione — IL FATTO QUOTIDIANO DEL 20 MARZO 2020, PAG. 3

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 20 MARZO 2020–pag.3

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/03/20/quale-terapia-intensiva-in-tanti-muoiono-prima/5742925/

 

 

Quale terapia intensiva ?

9 Morti su 10 senza terapia intensiva. L’87% dei lombardi mai giunti in rianimazione

 

Coronavirus: quale terapia intensiva, in tanti muoiono prima

 

In Edicola sul Fatto Quotidiano del 20 Marzo: 9 morti su 10 senza terapia intensiva. L’87% dei lombardi mai giunti in rianimazione

 

di Davide Milosa | 20 MARZO 2020

 

 

I morti in Lombardia continuano ad aumentare. Ieri i decessi totali erano 2.168 (mercoledì 1.959). Di questi solo 260 sono avvenuti nelle terapie intensive, il che equivale al 13% del totale, il resto si è verificato altrove: al pronto soccorso, ad esempio, magari su un letto di fortuna, nei reparti ordinari o in casa in attesa di un’ambulanza che non arriverà mai.

 

Questo significa che nel momento in cui le condizioni degenerano l’87% dei deceduti lombardi non è riuscito nemmeno ad arrivare alle terapie intensive. La zona più colpita è quella di Bergamo con oltre un quarto dei decessi. Qui, per i sindaci della zona, i numeri ufficiali sono al ribasso. In Valseriana, spiegano gli amministratori pubblici, c’è un tasso di decessi fino a sette volte superiore rispetto al marzo del 2019.

Morti fantasma, dunque. Vediamolo in diretta. Il telefono squilla, il 118 raccoglie la telefonata che recita: “Ho un parente che sta male, fatica a respirare, non ha ancora fatto il tampone”. La chiamata viene raccolta. Si vorrebbe partire subito per il domicilio, ma di questi tempi le attese durano troppo. Anche sette ore. Fino a che la stessa persona, che nel nostro caso telefona dalla provincia di Bergamo, richiama per avvertire: “Lasciate stare, è deceduto”. Lo si sussurra, non ci si arrabbia nemmeno più né si minacciano vie legali per il ritardo, solo si prende atto e anzi si consiglia all’operatore di liberare l’ambulanza per altri casi. Oggi con i morti di Covid-19 va così. Ieri in regione sono stati 209. Nella provincia di Bergamo dall’inizio sono oltre 600. Qui il virus dal focolaio di Alzano ha galoppato senza ostacoli. Tanto che ancora ieri i mezzi dell’esercito hanno portato oltre 60 salme fuori dalla provincia per farle cremare. Era già successo giovedì, con venti camion in fila, una foto che rimarrà nella storia di questa pandemia.

Sono decine, secondo testimonianze di operatori sanitari, le persone che muoiono in casa. Ma ce ne sono tanti che non ce la fanno durante il trasporto verso il pronto soccorso. O altri che giunti a destinazione, pur in condizioni critiche, vengono lasciati su letti improvvisati in attesa che qualcosa si liberi negli altri reparti. “Qui – ci spiega un operatore sanitario – non è più emergenza, qui bisogna adottare i metodi da medicina delle catastrofi, davanti a tutto questo nessun sistema sanitario, pur rinforzato, è in grado di reggere”. La domanda supera di molto l’offerta. E questo è vero soprattutto nella provincia di Bergamo e a breve in quella di Brescia che da giorni infila record di nuovi contagi arrivando a un totale di 4.247. E se a Bergamo i morti mandano in tilt i forni crematori, a Brescia un’ordinanza del prefetto ha disposto che le cremazioni vengano autorizzate solo per i residenti del comune di Brescia, mentre per i paesi limitrofi le famiglie devono scegliere la sepoltura.

Il rischio di finire travolti dai cadaveri ora lo si vede anche a Milano: ieri, i casi totali erano 3.278. E anche nel capoluogo il lavoro per i professionisti delle onoranze funebri non manca. “Da me – ci spiega il titolare di una storica azienda milanese – ormai i clienti deceduti a causa del Covid superano il 10%”. In mano gli operatori hanno le indicazioni della Asl. “Quando veniamo chiamati per un morto Covid in casa – spiega – le direttive sono quelle di entrare con le tute monouso, maschera per gli occhi e mascherina. Dobbiamo stare dentro non oltre dieci minuti, non vestire la salma, ma solo avvolgerla in un sudario imbevuto di formalina”.

Tutti questi morti non rientrano nelle statistiche ufficiali. Sono i fantasmi della nuova Sars. E del resto, come spiegato in diversi studi internazionali, per ogni caso di contagio conclamato almeno cinque sfuggono alla rete dei contatti. Tanti malati invisibili, altrettanti possibili decessi. Antonio Fimmanò è un medico di famiglia e anche responsabile per la Lombardia dell’Associazione italiana medici di famiglia. Lavora a Chiari in provincia di Brescia. Si occupa di malati non di decessi, ma il suo dato è certamente in linea con un esercito pressoché sconosciuto di contagiati. Dice: “Se nella nostra provincia facessero il tampone, il 90% risulterebbe positivo”. Brescia ricalca la linea della Bergamasca. Qui il numero dei decessi segue la curva geografica dei contagi che, senza zona rossa, corrono da Alzano per tutta la Bassa Valseriana verso Bergamo in un territorio drammaticamente urbanizzato.

 

 

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Davide Milosa

Davide Milosa, giornalista, scrive su «il Fatto Quotidiano». Ha lavorato per il quotidiano free press «City», per il «Corriere della Sera» nella redazione delle Grandi cronache. Ha collaborato con «il manifesto», con «Narcomafie», con «S Sicilia» e «S Calabria». Nato a Milano nell’agosto del 1972, è laureato in Storia della filosofia contemporanea con una tesi sull’ateismo nell’opera di Albert Camus. Nel 2009 ha fondato il sito milanomafia.it con l’obiettivo di raccogliere e ordinare il materiale sulla presenza delle cosche in Lombardia e dare visibilità a notizie che i grandi giornali troppo spesso tengono nel cassetto. Da sempre si occupa di cronaca nera e giudiziaria con particolare interesse alle infiltrazioni mafiose nel Nord Italia. Nel 2011 ha pubblicato per Chiarelettere “Le mani sulla città” con Gianni Barbacetto.

 

Le mani sulla città

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1 risposta a DAVIDE MILOSA ( notizie in fondo ) -:: QUALE TERAPIA INTENSIVA ? 9 Morti su 10 senza terapia intensiva. L’87% dei lombardi mai giunti in rianimazione — IL FATTO QUOTIDIANO DEL 20 MARZO 2020, PAG. 3

  1. Donatella scrive:

    Sono contenta perché diminuiscono i furti e le rapine: forse abbiamo scoperto il modo per eliminare i ladri.

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