GIULIO DI STURCO ( LAZIO, 1979 )
Originario di Roccasecca, una cittadina del Lazio in provincia di Frosinone, Giulio Di Sturco è un fotografo professionista che vive tra Londra e Bangkok è l’Ambassador Canon che presentiamo oggi.
Dopo aver frequentato il corso di fotografia dell’Istituto Europeo di Design di Roma, Giulio fa le sue prime esperienze in Canada, collaborando con l’agenzia Grazia Neri, ed entra poi nel programma Mentor dell’agenzia statunitense Seven (VII Photo Agency). A soli 29 anni, si aggiudica numerosi prestigiosi premi del panorama internazionale: il World Press Photo 09, nella categoria scatti singoli Arts & Entertainment, il Sony World Photography Awards 2009, primo premio nella categoria Contemporary Issues e il premio del British Journal of Photography.
Con oltre 15 anni di esperienze lavorative internazionali nella professione, Giulio Di Sturco è oggi maggiormente impegnato nei continenti asiatico e africano e continua a sfidare i confini della fotografia documentaristica, perfezionando la sua estetica e espandendo il proprio vocabolario visuale attraverso nuovi e vecchi mezzi di comunicazione. Molti dei suoi lavori toccano importanti tematiche sociali, mettendo in luce soprattutto le difficoltà incontrate dall’essere umano di fronte alle grandi trasformazioni tecnologiche e ambientali che stiamo vivendo.
Cosa rappresenta per te la fotografia?
Per me la fotografia rappresenta un modo per rendere visibile l’invisibile, per rivelare i cambiamenti sociali e ambientali in corso. La fotografia è in grado di creare una narrazione visuale che, attraverso un’atmosfera o uno spazio vuoto, rende possibile al fotografo di mostrare qualcosa di sconosciuto e invisibile. Questo esorta l’osservatore a pensare e porsi delle domande sulle questioni che emergono dalle immagini.
Cosa significa per te essere un Canon Ambassador?
Essere un Canon Ambassador offre a me e al mio lavoro una grande visibilità e mi fornisce un equipaggiamento e gli aiuti per me indispensabili per continuare a sfidare i territori della fotografia documentaristica.
INFORMAZIONI DA ::
http://ww3.canon.it/proimaging/giulio-di-sturco/
ANSA.IT — 5 FEBBRAIO 2020
A Stelline Milano il Gange : VITA DI UN FIUME
‘Gange Ma’ ( GANGE MADRE ) :: 10 anni di foto fra natura e inquinamento
MILANO – Ci sono voluti dieci anni di lavoro a Giulio Di Sturco per realizzare le immagini di ‘Gange Ma’, in mostra fino al 22 marzo alla Fondazione Stelline di Milano. Dieci anni di lavoro fotografico lungo il Gange, dalla sorgente sull’Himalaya, fino alla foce a 2.500 km di distanza nel golfo del Bengala, che raccontano la magnificenza della natura, ma anche il disastro dell’inquinamento di un fiume che è sull’orlo del disastro ecologico e della crisi umanitaria, considerando il numero di persone per cui è fonte di sussistenza. In mostra (la curatrice è Eimear Martin) sono visibili 24 fotografie e due wallpaper, realizzate per la maggior parte con la luce dell’alba, che mostrano insomma il rapporto conflittuale che l’uomo ha con la natura che lo circonda. A corredo della mostra, la fondazione Stelline ha anche ideato il laboratorio per bambini dai 5 ai 10 anni ‘Come stai, fiume?’ (domenica 1 e 22 marzo e sabato 7 e 14). “La cultura alla sostenibilità è uno dei valori identitari della Fondazione Stelline – ha sottolineato il presidente PierCarla Delpiano – Ci fa quindi particolarmente piacere che la prima mostra del 2020 in Fondazione sia proprio Ganga Ma, un percorso espositivo in cui il rapporto tra uomo e ambiente” (ANSA).
INTERNAZIONALE DEL 17 GIUGNO 2019
https://www.internazionale.it/foto/2019/06/17/gange-inquinamento-di-sturco
Vita di un fiume
Per dieci anni Giulio Di Sturco ha documentato gli effetti devastanti che l’inquinamento, l’industrializzazione e i cambiamenti climatici hanno avuto sul Gange.
Il lungo viaggio del fotografo è cominciato nel 2007. Per più di duemila chilometri ha seguito il percorso del fiume partendo dal ghiacciaio Gangotri fino al golfo del Bengala, dove il Gange sfocia in un grande delta nella regione delle Sundarbans. I fedeli indù lo chiamano Ganga ma, madre Gange, perché per loro è la manifestazione fisica della dea Devi e in queste acque sacre possono purificarsi dai peccati. Purtroppo queste acque sono anche tra le più inquinate al mondo, con livelli di tossicità tali da rappresentare una grave minaccia per l’ecosistema circostante, abitato da più di quattrocento milioni di persone.
Nel 2019 Di Sturco ha portato a termine questo viaggio con il libro Ganga ma (Gost Books). “Il protagonista della mia storia è un’entità non umana: un fiume” afferma il fotografo. “Ho deciso però di trattarlo come se fosse un essere umano, creando un flusso che lo raccontasse come se si trattasse della vita di una persona. D’altronde nel 2017 anche l’alta corte dello stato dell’Uttarakhand ha riconosciuto al Gange lo status di entità vivente”.
Che immagini incredibili!