Saudi Arabia, site of Mada’in Saleh. Ancient Hegra, tombs of Nabatean town.
Mada’in Salih (in arabo: مدائن صالح, Madāʾin Ṣāliḥ “Le città di Ṣāliḥ[1]”), chiamata anche al-Ḥijr (“luogo roccioso”), è un’antica città situata nell’Hijaz settentrionale (nell’attuale Arabia Saudita), a circa 22 km dalla città di al-ʿUlā (in arabo: العلا).
In tempi antichi la città era abitata da Thamudeni e Nabatei, ed era conosciuta con il nome di Hegra. Fu occupata da legionari romani durante l’espansione di Traiano nel Vicino Oriente, nel secondo secolo d.C.
Alcune delle iscrizioni rinvenute in questo luogo sono state datate al I millennio a.C. Tutti gli altri elementi architetturali risalgono invece al periodo dei Thamudeni e dei Nabatei, tra il II secolo a.C. ed i II secolo d.C.[2]
Recentemente sono state scoperte evidenze dell’occupazione romana ai tempi di Traiano e forse di Adriano: l’area montuosa di Hijaz nell’Arabia nordoccidentale probabilmente era parzialmente fertile e fece parte della provincia romana dell’Arabia Petrea con capitale Petra.
( wikipedia in italiano )
QUI NEL LINK SOTTO TROVATE DELLE MAGNIFICHE FOTO DI QUESTO SITO ARCHEOLOGICO:: SONO DI HUBERT RAGUET
https://immagineperduta.it/mada-in-saleh-meraviglia-dellarchitettura-araba/
Il sito archeologico di Mada’ In Saleh, precedentemente conosciuto come Hegra, è il più famoso e antico sito archeologico presente in Arabia Saudita. È anche il primo sito archeologico presente in Arabia ad essere stato incluso nella lista UNESCO dei patrimoni dell’umanità.
Questo luogo è sorprendente quanto poco conosciuto; l’Unesco lo descrive come “un esempio eccezionale di realizzazione architettonica e di competenza idraulica”. Mada’in Saleh era uno degli avamposti meridionali dell’antica e misteriosa tribù dei Nabatèi, gli stessi che costruirono la magnifica città di Petra in Giordania, considerata dalla storiografia classica anche la loro antica capitale.
Per edificare Mada’in Saleh gli antichi costruttori si avvalsero di tecniche architettoniche simili a quelle che furono adoperate per scolpire la città di Petra, a 500 km di distanza. Questa misteriosa ed enigmatica cultura era in origine una tribù nomade, e fu circa 2.500 anni fa che i loro insediamenti iniziarono a fiorire.
Le rovine di Mada’in Saleh vengono attribuite solitamente oltre che ai Nabatèi anche alla stirpe pre-islamica dei Thamūdeni, e ne viene datata la costruzione tra il I secolo a.C. ed il II secolo d.C..
Questa città è una autentica meraviglia architettonica ed è una testimonianza inconfutabile dell’incredibile abilità in campo edilizio delle civiltà costruttrici, che più di 2.000 anni fa riuscirono a incidere splendidamente più di 131 tombe nella solida roccia, dislocate lungo oltre 13,4 chilometri, che necessitano di molte ore per essere visitate tutte con una guida esperta.
L’imponente città possiede mura, templi, torri, tutte decorate finemente con influenze assire, egizie, fenicie ed ellenistiche, oltre che molteplici condutture d’acqua, pozzi, cisterne ed acquedotti eseguiti con altissimo valore ingegneristico.
Furono soprattutto queste grandissime innovazioni idrologiche, che riuscivano ad immagazzinare grandi volumi d’acqua, a permettere di prosperare malgrado i lunghi e prolungati periodi di siccità.
I Nabatei riuscirono anche ad ampliare sorprendentemente le loro rotte commerciali, creando più di 2.000 insediamenti nelle zone che oggi fanno parte dei territori di Giordania, Siria e Arabia Saudita.
Gli archeologi cercano ancora oggi di svelare la storia celata di questa civiltà dalle altissime capacità ingegneristiche, che purtroppo rimane ancora oggi avvolta nel mistero, malgrado le molte citazioni presenti nelle varie culture antiche che entrarono direttamente in contatto con loro.
Oggi è possibile osservare nelle vaste distese desertiche della zona molteplici e spettacolari grandi strutture tutte perfettamente scavate e finemente intagliate nella roccia di pura arenaria.
La zona presenta molte cave che gli antichi ingegneri nabatèi si dice utilizzassero per estrarre gli enormi blocchi di pietra che poi utilizzarono per portare a compimento molti dei loro meravigliosi monumenti. Questo però non riguardò gli edifici, visto che per la realizzazioni di questi ultimi furono utilizzati blocchi di pietra di origine differente, e non sono mai state rinvenute cave simili nelle vicinanze e ancora oggi non si capisce bene da dove provenissero originariamente.
Alcuni studiosi credono che la risposta a questa domande si trovi celata sotto le fitte sabbie del deserto, con monumenti ancora tutti da scoprire.
Ci sono poche informazioni su Mada’in Saleh e tutto ciò che conosciamo oggi proviene perlopiù da una cinquantina di iscrizioni (dalle varie lingue) rinvenute nelle numerose “tombe” e sulle facciate dei monumenti.
Una di queste iscrizioni (di origine romana) mostra che Mada’in Saleh fu abitata almeno un secolo prima rispetto a quello che gli studiosi pensavano fino a quel momento. Sul sito ci sono anche circa 50 iscrizioni pre-nabatee tra cui anche molte pitture rupestri di origine non meglio identificata.
Secondo lo studioso ellenico Strabone (60 a.C. – 20 d.C.), anche se le persone che vivevano nella zona erano governate da una famiglia reale, si dice che prevalesse un forte spirito democratico, unitario, e che il pesante carico di lavoro sia stato condiviso indistintamente da tutta la comunità.
Come gran parte delle culture del mondo antico, essi adoravano un vasto pantheon di divinità, primo fra tutti il dio solare Dushara e la dea Allat.
Il nome Mada’in Saleh (“città di Salih”) è associato al profeta pre-islamico di nome Ṣāliḥ, della tribù dei Thamūd, che viene menzionato più volte nel Corano, il testo sacro arabo per eccellenza.
Questa tribù è menzionata in molti versetti del Corano, per essere stata una comunità peccatrice e malvagia che non seguiva i precetti di Allah, che per questo motivo decise di punirli annientandoli definitivamente.
Ancora oggi per questo motivo i numerosi resti dell’antico sito vengono considerati dai musulmani come maledetti, e molti moderni sauditi sconsigliano a musulmani e non di non intraprendere pellegrinaggi verso questo luogo nonostante lo stesso governo cerchi di incoraggiarne (del tutto legittimamente) quanto più possibile il turismo.
LA STORIA DEL PROFETA ṢĀLIH E DELLA TRIBÙ DEI THAMŪD
Ṣāliḥ (o Saleh) è un profeta pre-islamico ed è l’equivalente del profeta Salah citato nella Bibbia ebraica.
Era il profeta protettore della tribù dei Thamūd, discendenti di un pronipote del mitico Noè. Tuttavia si racconta che questa tribù diventò sempre più corrotta e legata ai beni materiali e si allontanò sempre di più da Allah. A quel punto Allah decise di mandare il loro profeta Ṣāliḥ per ammonirli e riportarli sulla retta via, avvertendoli che se avessero continuato nelle loro usanze politeiste sarebbero stati annientati.
Ṣāliḥ esclamò: “O popolo mio, adorate Allah! Non c’è dio all’infuori di Lui. Vi creò dalla terra e ha fatto sì che la colonizzaste. Implorate il Suo perdono e tornate a Lui. Il mio Signore è vicino e pronto a rispondere” (Ch 11:61 Corano). I Thamūd risposero stizziti: “O Ṣāliḥ, finora avevamo grandi speranze su di te. [Ora] ci vorresti interdire l’adorazione di quel che adoravano i padri nostri? Ecco che siamo in dubbio in merito a ciò verso cui ci chiami! [il monoteismo]” (Ch 11:62 Corano).
Ṣāliḥ li avrebbe ammoniti anche di lasciare pascolare in pace una cammella ma i Thamūd non ne vollero sapere, e sicuri di sé loro disubbidirono, non rispettando le usanze “sacre” che gli arabi della jāhiliyya erano tenuti a rispettare, quindi uccisero l’animale suscitando così la collera di Allāh, che provocò la morte di tutte la genti che non avevano ascoltato il profeta che era stato mandato loro.“Così i terremoti li atterrirono ed essi giacevano come morti, prostrati nelle loro case. Poi (Salih) si voltò verso di loro e disse: “O popolo mio! Ho trasmesso a voi il messaggio del mio Signore e vi ho dato un buon consiglio ma voi non apprezzate i buoni consiglieri” (Ch 7: 73-79 Corano).
Nel Corano, così come nella Torah ebraica, c’è da dire che sono abbastanza ricorrenti situazioni simili; basti ricordare ad esempio il famoso evento biblico della distruzione delle “dissolute” città di Sodoma e Gomorra, oppure la storia – narrata sempre nel Corano e nella raccolta di novelle orientali “Le mille e una notte” – riguardante la distruzione della mitica città d’ottone di Ubar Wabar, l’”Iram delle colonne”, fondata dalla stirpe pre-islamica – sterminata perché considerata anch’essa peccatrice – dei Banū ʿĀd.
Il regno dei Nabatei infine diminuì con il cambiamento di rotte commerciali verso Palmyra in Siria e l’espansione del commercio marittimo dalla penisola arabica in Egitto e durante il 4 ° secolo d.C.; essi abbandonarono definitivamente la loro splendida capitale Petra per migrare verso nord, scomparendo così misteriosamente e per sempre.
Uno degli edifici caratteristici di Mada ‘In Saleh. L’enorme masso roccioso è stato inciso all’interno e all’esterno per ricavarci un locale che gli archeologi dicono essere stato destinato all’uso tombale, ipotesi frequente nel caso di incertezza della funzione
Anche qui si noti la finezza nell’intaglio, oltre al gusto artistico particolare ed equilibrato, tutto teso a rispettare la natura originaria del bancone roccioso
Qui invece gli intagliatori hanno inteso esaltare l’altezza della roccia originaria sfruttando anche il colore della stessa e il gioco di luce che si crea con il Sole dirimpettaio al tramonto
Un collage di foto dei monumenti presenti nella zona, tutti caratterizzati dalla natura a intaglio
Un altro monumento della zona
Un altro degli alti monumenti; anche qui i motivi decorativi (lesene, gradoni in bassorilievo) rendono la facciata originale e leggera, oltre che esaltare l’effetto di alternanza tra spazi lisci e lavorati e roccia grezza. Si noti anche a destra il taglio netto della roccia, ottenuto non si sa con quali tecnologie
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Queste opere sono davvero formidabili e originali.
Alcune di queste architetture sembrano uscite da un sogno ( o da un incubo spiritoso.