Peter Paul Rubens (1577 – 1640), Ritratto di una giovane donna con una catena, 1505-1506, Olio su tela, 66 x 81.3, Collezione privata
Michaelina Wautier (1617 – 1689), Ritratto di due fanciulle come Sant’Agnese e Santa Dorotea, 1655 circa, Olio su tela, Royal Museum of Fine Arts Antwerp (KMSKA) | © KMSKA www.lukasweb.be – Art in Flanders | Foto: Hugo Maertens
“L’angelo annuncia il martirio a Santa Caterina di Alessandria”, conosciuto come “il Tintoretto di David Bowie” – particolare
Il dipinto di Tintoretto fu conservato per alcuni anni alle Gallerie dell’Accademia di Firenze, per essere poi acquistato da un colonnello britannico, fino ad arrivare nella collezione privata di David Bowie, comprendente anche opere, tra gli altri, di Marcel Duchamp, Francis Picabia e Jean-Michel Basquiat. Ma con Tintoretto, Bowie sentiva qualche affinità particolare, al punto che chiamò la sua etichetta discografica Tintoretto Label. Della vena propriamente artistica di Bowie e della sua abilità nel disegno, poi, scrivevamo anche qui.
Comunque, la collezione della star andò all’asta nel 2017 da Sotheby’s e la Santa Caterina fu venduta a un collezionista privato europeo, per 191mila sterline. Oggi l’opera è in prestito al Rubenshouse di Anversa, in Belgio, un museo frequentato da Bowie. «Quando il dipinto di Tintoretto fu esposto al Rubenshuis, poco dopo la vendita, e fu ribattezzato dalla stampa “il Tintoretto di Bowie”, il numero di visitatori aumentò del 30%. Per molti di loro era la prima volta all’interno di un museo. Il fatto che un nuovo pubblico scopra i dipinti dei Grandi maestri attraverso un’icona rock del Novecento – che è anche uno dei motivi per cui la Fondazione Musei Civici di Venezia ci ha invitato a organizzare questa mostra a Palazzo Ducale – è, per citare J.J. Norwich, un motivo per celebrare», ha dichiarato Ben van Beneden, Direttore del Rubenshuis di Anversa e curatore della mostra a Palazzo Ducale.
Oltre all’opera di Tintoretto, per la mostra a Palazzo Ducale saranno esposti anche altri capolavori delle collezioni fiamminghe, tra Maerten de Vos, Pieter Paul Rubens e Antoon van Dyck. Graditi anche i ritorni a Venezia di due dipinti di Tiziano, Jacopo Pesaro presentato a San Pietro da papa Alessandro VI e Ritratto di una dama e di sua figlia, riconosciuto come Milia ed Emilia, un’opera dalla storia non meno interessante.
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Tiziano Vecellio (1488–1576), Ritratto di dama con la figlia (1550 ca)
Ritratto di dama con la figlia è un’opera di straordinaria intimità e tenerezza (basti osservare lo sguardo che la bimba rivolge alla madre), uno dei rari doppi ritratti di Tiziano. L’artista l’aveva conservata nella sua casa-studio fino alla morte: si tratta del ritratto dell’amante dell’artista e della loro bambina. Il dipinto fu al centro di numerosi passaggi di proprietà, tentativi di salvataggio dalla furia nazista e, infine, oggetto di preziosi restauri che oggi la offrono in tutta la sua originaria bellezza.Tiziano lavorò al dipinto a partire dal 1550 ma lo lasciò incompiuto: successivamente, dopo il 1576, anno della morte dell’artista, il figlio Pomponio lo fece ridipingere, trasformandolo nell’opera a tema religioso Tobia e l’arcangelo Raffaele, pensando così di poterlo vendere più facilmente. Sempre Pomponio, nel 1581, decise di vendere lo studio del padre e il dipinto in questione a Cristoforo Barbarigo e così l’opera venne portata a Palazzo Barbarigo, sul Canal Grande, e lì rimase fino al 1850, anno in cui venne acquistata dallo zar Nicola I. Poco dopo del dipinto si persero le tracce (perché la collezione dello zar venne venduta e dispersa) fino a riapparire negli anni Venti del Novecento, con il mercante d’arte francese René Gimpel che, nel 1939, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, nascose la sua collezione prima di venire arrestato dai nazisti e portato in un campo di concentramento in Germania, dove morì. La collezione venne ritrovata dai suoi figli al termine del guerra, intatta: c’era anche il dipinto di Tiziano. Nel 1948 Jean Gimpel commissionò una perizia tecnica al Courtauld Institute of Art di Londra che svelò il dipinto nascosto: il Ritratto di dama con la figlia. Iniziò così il restauro dell’opera che riuscì, infine, a mostrarsi nuovamente, dopo secoli di buio. Il quadro, svelato al mondo nel 2003 in occasione di una mostra al Museo del Prado di Madrid, fino ad oggi è stato esposto in prestito al Rubenshuis di Anversa. Ora torna nella sua Venezia e, insieme al Tintoretto, potrebbe restarci.
Anthony van Dyck
I capolavori dell’arte veneziana tornano a casa, in occasione della mostra Da Tiziano a Rubens. Capolavori da Anversa e da altre collezioni fiamminghe, curata da Ben Van Beneden, direttore della Rubenshuis di Anversa, e allestita nell’appartamento del Doge, a Palazzo Ducale, a Venezia, dal 5 settembre al 1 marzo. L’angelo annuncia il martirio a Santa Caterina d’Alessandria, pala d’altare della Chiesa di San Geminiano, distrutta da Napoleone, nota come il Tintoretto di David Bowie, è nuovamente a Venezia dopo duecento anni, e così il Ritratto di dama con la figlia di Tiziano, ovvero Milia ed Emilia, rispettivamente l’amante dell’artista e la loro figlioletta, opera, quest’ultima, scelta per rappresentare l’intera mostra veneziana e appartenente a un collezionista privato, lo stesso che, in occasione della nuova esposizione a Palazzo Ducale, ha concesso Il Tintoretto di Bowie, acquistato nel 2016 dopo la morte della rockstar che l’aveva inserito nella sua collezione negli anni Ottanta del secolo scorso.
Accanto ai capolavori di Tiziano (è tornato a Venezia anche Jacopo Pesaro presentato a San Pietro da Papa Alessandro VI ) e Tintoretto sono esposte dodici opere di Peter Paul Rubens, sette di Anthony van Dyck e, ancora, dipinti di Maerten de Vos (autore dello splendido Studio di testa di uomo con la barba), di Gaspar de Crayer, Adam de Coster, Jacques Jordaens, Michaelina Wautier, una delle artiste donne degli inizi dell’età moderna, Jacques van de Kerckhove, per citarne alcuni. Una sezione è dedicata all’editoria e alla musica, con Vincenzo Galilei, Lodovico Guicciardini e il compositore fiammingo Adrian Willaert, che scelse di vivere a Venezia come maestro di cappella della Basilica di San Marco dal 1527 e fondò la Scuola di musica veneziana frequentata da Giovanni Gabrieli e Claudio Monteverdi.
A raccontare genesi e sviluppo di una mostra che approfondisce la relazione tra Anversa e Venezia è Gabriella Belli, direttrice della Fondazione Musei Civici di Venezia (Muve): “L’idea di fare questa mostra nasce proprio dal Tintoretto di Bowie. Volevamo infatti introdurre il tema degli scambi, dei passaggi, del movimento delle opere. Bowie era un collezionista soprattutto di arte contemporanea, ma custodiva L’angelo annuncia il martirio a Santa Caterina d’Alessandria nella sua collezione. L’arte di Tintoretto è di straordinaria modernità, è capace di parlare al cuore di chi lo guarda anche oggi”, con la stessa forza di un tempo. E Belli continua, rivelando un’ottima notizia: “Stiamo lavorando, confrontandoci direttamente con il collezionista, affinché le due opere di Tiziano e Tintoretto possano restare a Venezia con un prestito a lungo termine”. Dal 2017 Ritratto di dama con la figlia e L’angelo annuncia il martirio a Santa Caterina d’Alessandria si trovano, in prestito, alla Casa di Rubens di Anversa (Rubenshuis).
UN TESTO E ALCUNE IMMAGINI DA :: UNIVERSITA’ DI PADOVA
https://ilbolive.unipd.it/index.php/it/news/tiziano-rubens-tintoretto-david-bowie
per me molto più affascinante la mostra di venezia anche se io non amo molto i pittori fiamminghi