Fabrizio Plessi – Il Flusso della Ragione – veduta della mostra presso Palazzo della Ragione, Padova 2012
disegni preparatori per la video installazione
Monitor, macchine fotocopiatrici, stampanti. No, non siamo in ufficio, ma a Palazzo della Ragione. Il contemporaneo, nelle vesti di Fabrizio Plessi (Reggio Emilia, 1940; vive a Venezia), azzarda una visita all’edificio simbolo della Padova medievale. A sorpresa però, la videoinstallazione – creata ad hoc per l’occasione – non profana lo storico Palazzo. Nel bel mezzo del Salone una lunga e stretta infilata di monitor – non immediatamente distinguibili ai visitatori che entrano in sala – è disposta all’interno di una struttura in legno. Centinaia di fogli di mano dell’artista sono sistemati in ordine sparso ai lati dei monitor, dove una cascata d’acqua – in un insolito andamento orizzontale – scorre verso le zampe del cavallo ligneo al fondo della stanza. Il suono del suo fragoroso scroscio riecheggia nella volta a carena di nave, anch’essa in legno, come il tavolo, un richiamo probabilmente non casuale. I monitor a poco a poco si fanno scuri e progressivamente compaiono delle fiamme, poi sostituite da un fiume di lava, e infine da un fitto rincorrersi di fulmini carichi d’energia. Tutti sono accompagnati dai loro rispettivi rumori. È il fluire delle forze primigenie, ma anche quello della “ragione”, le cui idee e pensieri vengono per un attimo congelati durante il loro perenne scorrere, per essere poi trasferiti sulla superficie bidimensionale. Con i segni Plessi ferma l’istante, non solo visivo, ma anche mentale. Insufficienti le sole parole; chi vince è il segno, l’immagine che, anche con i suoi errori e ripensamenti, arriva dritta al cuore.
Fabrizio Plessi – Il Flusso della Ragione – veduta della mostra presso Palazzo della Ragione, Padova 2012
FABRIZIO PLESSI ( REGGIO EMILIA, 1940 )
Fabrizio Plessi è uno tra i più noti ed apprezzati artisti italiani contemporanei. La sua ricerca, pur esplorando differenti prassi operative e campi d’applicazione – numerose sono le esperienze dell’artista nell’ambito del cinema, del teatro, del design – ha trovato nella video installazione, spesso declinata in dimensioni monumentali, la forma d’espressione che meglio la identifica.
Già titolare della cattedra di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, nonché dal 1990 al 2000 professore di ” Umanizzazione delle tecnologie” e di ” Scenografie elettroniche” alla Kunsthochschule für Medien di Colonia, Fabrizio Plessi ha fatto il suo esordio in ambito espositivo nel 1962, proprio nella città lagunare.
Da allora, il crescente interesse suscitato dalla sua opera lo ha portato ad esporre sempre più frequentemente oltre i confini nazionali, conducendo le sue installazioni video nei “templi” mondiali dell’arte contemporanea. Il successo conosciuto dall’artista in numerosi Paesi europei ha avuto tra i suoi esiti una grande retrospettiva allestita nel 1982 al Centre Pompidou di Parigi, così come l’invito ad esporre a Documenta 8 di Kassel nel 1987; negli Stati Uniti ha avuto la sua celebrazione nel 1998 con una mostra organizzata al Guggenheim Museum di New York.
Negli ultimi anni, l’opera di Plessi ha fatto il suo ingresso al Parlamento Europeo di Strasburgo, dove è stata esposta nel 2003, mentre il 2011 ha registrato la dodicesima partecipazione dell’artista alla Biennale veneziana, unico protagonista del Padiglione Venezia con l’imponente ciclo titolato Mari Vertica
DA::
http://padovacultura.padovanet.it/it/attivita-culturali/fabrizio-plessi-il-flusso-della-ragione
Nascono così i suoi progetti, i diari di bordo dei tanti luoghi vissuti, i lavori di una vita, che per l’occasione l’artista fa uscire dai cassetti dello studio.La calligrafia “disegnata” di Plessi titola sui vetri i vari progetti (tra gli altri Mare Verticale del 2000 e Tempo Liquido del 1991), molti dei quali è possibile vedere – direttamente in mostra – nella loro realizzazione finale in opera tridimensionale, attraverso la tecnologia del qr-code. Prima di visitare la mostra quindi, preparatevi e scaricate sul vostro smartphone l’app necessaria per leggere il Quick Response Code. Una volta in sala avvicinatevi ai disegni con il codice, inquadratelo, e il gioco è fatto. Un link vi condurrà all’immagine dell’opera terminata, come nel caso di Electronic Waterfall (1998) al Sony Center di Berlino. Potete anche scegliere se stampare o inviare alla vostra posta elettronica il progetto che preferite, utilizzando Ex Machina, una speciale fotocopiatrice realizzata dal Gruppo Pellegrini. A voi la scelta.
Elisabetta Allegro
Padova // fino al 24 febbraio 2013
Fabrizio Plessi – Il Flusso della Ragionea cura di Annamaria Sandonà
PALAZZO DELLA RAGIONE
Piazza delle Erbe049 2010010
scarpaf@comune.padova.it
padovacultura.padovanet.it
https://www.artribune.com/page/3087/?attachment_id
Palazzo della Ragione (Padova) (1172–1219) : Il Palazzo della Ragione di Padova è la vecchia sede dell’amministrazione e le corti della città. Visto da Piazza della Frutta.
Didier Descouens – Opera propria
Panoramica del Palazzo
Giorgio Galeotti – Opera propria
Palazzo della Ragione, Padua, Veneto
Stefan Bauer, http://www.ferras.at – Opera propria
Davanti al Palazzo della Ragione una rara piazza deserta
Simpio96 – Opera propria
Palazzo della Ragione visto da Piazza della Frutta, Padova
Il Palazzo della Ragione da piazza delle Frutta
Palazzo della Ragione, Padua, Veneto, Italien: Arkadengang
Stefan Bauer, http://www.ferras.at – Opera propria
La sala conserva un enorme cavallo di legno. Giorgio Vasari lo attribuisce (erroneamente) a Donatello, data la somiglianza con quello realizzato dallo stesso scultore per il monumento al Gattamelata che si trova di fronte alla Basilica del Santo. Fu invece scolpito per una sfilata del 1466. Le misure sono colossali: 5,75 m di altezza e 6,20 m di circonferenza all’addome.
Stefan Bauer, http://www.ferras.at – Opera propria
Il Palazzo della Ragione da piazza delle Erbe
P tasso
Fabrizio Pivari – Opera propria
Unità di misura – Palazzo della Ragione – Padova
Torre degli Anziani e la colonna del Peronio, visto da Piazza della Frutta.
Didier Descouens – Opera propria
Questa mostra mi sembra divertente, anche perché un po’ smitizza e ” umanizza” il mondo dei computer.