PIETRO DEL RE, INTERVISTA AL PROF. GILLES KEPEL:: “L’attacco di Trump all’Iran è stato una rischiosa bravata” –REPUBBLICA DEL 5 GENNAIO 2020

 

Uscire dal caos. Le crisi nel Mediterraneo e nel Medio Oriente

Gilles Kepel

Articolo acquistabile con 18App e Carta del Docente
Traduttore: Federica Frediani
Editore: Cortina Raffaello
Collana: Scienza e idee
Anno edizione: 2019
In commercio dal: 29 agosto 2019
Pagine: 416 p., ill. , Brossura
29 EURO, PREZZO PIENO

Uscire dal caos è il frutto di quattro decenni di ricerche sul mondo arabo e musulmano e di esperienza sul campo da parte di Kepel e si basa anche su documentazione inedita.

L’orrore del “califfato” di Daesh nel Levante tra 2014 e 2017 e il terrorismo su scala planetaria sono stati una paradossale conseguenza delle “primavere arabe” del 2011, che pure erano state celebrate in quanto “rivoluzione 2.0”. Come ha fatto a instaurarsi il caos e sarà possibile uscirne in seguito all’eliminazione militare dello “Stato islamico”? Questo libro ricolloca gli eventi nel loro contesto, a partire dalla guerra del “Kippur” del 1973, a cui seguirono l’esplosione dei prezzi del petrolio e la proliferazione del jihad. Viene poi proposto il racconto completo delle sei principali sollevazioni arabe, dalla Tunisia alla Siria. Si descrivono infine le linee di frattura nel Mediterraneo e nel Medio Oriente, chiarendo quali scelte attendano i capi di Stato, così come i popoli di quelle regioni, ma anche i cittadini d’Europa. «Uscire dal caos» è il frutto di quattro decenni di ricerche sul mondo arabo e musulmano e di esperienza sul campo da parte di Kepel e si basa anche su documentazione inedita.

 

REPUBBLICA DEL 5 GENNAIO 2020

https://rep.repubblica.it/pwa/intervista/2020/01/05/news/gilles_kepel_l_attacco_di_trump_all_iran_e_stato_una_rischiosa_bravata_-245035216/?ref=box_det_rep_5

 

 

 

Intervista Iran

Gilles Kepel: “L’attacco di Trump all’Iran è stato una rischiosa bravata”

Parla il politologo e arabista francese. “La Repubblica islamica adesso è costretta a reagire. Il presidente americano ha fatto una scommessa elettorale ad alto rischio”

DI PIETRO DEL RE

“E’ stata una bravata dall’esito imponderabile, perché uccidendo Qassem Soleimani Trump ha decapitato il principale architetto della politica estera iraniana in Medio Oriente”, dice il politologo e arabista francese Gilles Kepel, direttore della cattedra “Medio Oriente  e Mediterraneo” all’Università Paris Sciences e Lettres e autore del recente saggio “Uscire dal Caos” (Raffaello Cortina).

“Dopo aver eliminato al Baghdadi, il presidente americano se l’è presa con il fedelissimo della guida spirituale iraniana Ali Khamenei per dimostrare che non ha paura del nemico islamista, sia esso sunnita o sciita. Ma la sua è stata una mossa molto rischiosa”.

Il raid di Bagdad potrà avere un effetto dissuasivo sull’offensiva anti-americana in Iraq o, al contrario, come ha detto l’ex presidente Biden, Trump ha “buttato dinamite in una polveriera”?

“La Repubblica islamica è adesso costretta a reagire. Non farlo equivarrebbe a una sconfitta. Ne va della sua stessa esistenza. Sferrerà i suoi attacchi contro gli interessi americani sparsi per il mondo e, più in generale, contro quelli occidentali. Per via delle sanzioni e del prezzo del petrolio ai suoi minimi storici, l’Iran si trova in una situazione davvero molto difficile. Appena potrà, si vendicherà”.

Che cosa ha spinto Trump a compiere quest’azzardo che ha il sapore di una dichiarazione di guerra?

“Il pretesto è stato probabilmente l’assedio di martedì scorso dell’ambasciata americana all’interno della zona verde di Bagdad da parte delle milizie sciite pro-iraniane, le quali non sono state fermate dalle forze di sicurezza irachene. Il che ha ricordato a molti americani la tragedia della crisi degli ostaggi di 40 anni fa all’ambasciata di Teheran: una ferita che non si è ancora rimarginata, un trauma che non è stato digerito negli Stati Uniti. Nel 1980, quel conflitto con l’Iran costò a Jimmy Carter la sua rielezione”.

Trump sembra aver agito senza calcolare le conseguenze.

“La sua scommessa è che l’esecuzione di Soleimani fermerà gli attacchi iraniani nel medio termine. E che ciò favorirà con la sua campagna elettorale”.

C’è tuttavia il rischio di innescare una pericolosa spirale di violenza. E il presidente americano ha sempre detto di voler riportare a casa i “suoi ragazzi” impiegati nelle missioni militari all’estero.

“Il suo calcolo è condurre la guerra soltanto con le forze speciali e con i droni, senza dover ricorrere alle truppe di terra e senza cadaveri di soldati che ritornano in patria nei sacchi di plastica. All’orizzonte si profilano tuttavia nuove prese di ostaggi nelle ambasciate americane e di terribili rappresaglie iraniane il cui effetto potrebbe travolgere Trump. La sua è una scommessa elettorale ad alto rischio. Dal punto di vista militare, l’operazione è stata un successo ma sul piano politico i risultati sono ancora un’incognita”.

Com’è possibile che i generali del Pentagono non siano riusciti a fermarlo?

“Perché ormai Trump non li interpella più prima di prendere una decisione. C’è poi un altro fattore. L’Iraq era il solo Paese dove Stati Uniti e Iran avevano trovato un modus vivendi per coabitare pacificamente. Ma il ritiro di Trump dall’accordo sul nucleare iraniano ha sconvolto quest’accordo e spinto gli iraniani ad attaccare sia bersagli nella regione, come la mega-raffineria in Arabia Saudita, sia gli interessi americani in Iraq”.

La strategia del negoziato con l’Iran sembra definitamente sepolta. Rimane solo la guerra?

“Dal Libano alla Siria all’Iraq il controllo iraniano sulla mezza luna sciita è diminuito, perché oggi Teheran ha difficoltà a distribuire le prebende ai suoi affiliati. In Iraq, il consolato iraniano di Kerbala è stato recentemente saccheggiato dai manifestanti che accusano le milizie sciite di stornare i proventi del petrolio iracheno verso Teheran. E in Libano, Hezbollah non ha più i soldi per pagare i suoi legionari. Con le spalle al muro, l’Iran potrebbe compiere un attentato di grosse dimensioni. Il che innescherebbe una contro-rappresaglia altrettanto sanguinaria e forse l’inizio delle ostilità tra i due Paesi”.

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1 risposta a PIETRO DEL RE, INTERVISTA AL PROF. GILLES KEPEL:: “L’attacco di Trump all’Iran è stato una rischiosa bravata” –REPUBBLICA DEL 5 GENNAIO 2020

  1. Donatella scrive:

    Come ti muovi, ti fulmino! ( da tutte e due le parti).

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