ANDREA GIAMBARTOLOMEI, Il presunto boss a Torino: “Ho parlato del Tav con FI” –IL FATTO QUOTIDIANO DEL 22 DICEMBRE 2019 –pag. 6

 

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 22 DICEMBRE 2019 –pag. 6

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Il presunto boss a Torino: “Ho parlato del Tav con FI”

Il presunto boss a Torino: “Ho parlato del Tav con FI”

’Ndrangheta in Piemonte – I clan erano interessati ai lavori dell’Alta velocità in val di Susa. Così parlava Garcea: “I giudici li metterei su una barca e sparerei”

 

di Andrea Giambartolomei | 22 DICEMBRE 2019

Torino

 

Gli appetiti della ’ndrangheta per la Torino-Lione non sono mai finiti. I lavori dovevano continuare. Sei anni dopo l’inchiesta “San Michele”, a dimostrare questo interessamento c’è una conversazione riassunta nell’ordinanza di custodia cautelare sugli arresti di otto persone avvenuti a Torino venerdì mattina nell’operazione “Fenice” della Guardia di finanza, quella che ha condotto in carcere l’ormai ex assessore regionale del Piemonte agli affari legali, Roberto Rosso (FdI), indagato dalla Dda torinese per voto di scambio politico-mafioso.

A mezzogiorno del 24 febbraio scorso due dei personaggi poi arrestati per associazione a delinquere di stampo mafioso si sentono al telefono e parlano di un incontro con alcuni politici a cui uno dei due aveva ribadito che i lavori nei cantieri di Chiomonte devono proseguire. I due intercettati sono Francesco Viterbo e Onofrio Garcea, ritenuto esponente della cosca Bonavota, figura importante della ’ndrangheta a Genova (condannato in attesa di Cassazione), ma da tempo attivo a Torino. È lui che – dopo l’operazione “Carminius” del 18 marzo 2019 – guida l’organizzazione criminale originaria di Vibo Valentia attiva nell’area di Carmagnola (Torino). “Io metterei tutti i giudici lì sopra su una barca poi gli sparerei – diceva Viterbo commentando le notizie su quell’operazione –. I giudici sono dei pezzi di merda che ascoltano le telefonate, arrestano le persone per niente, tanto loro in galera non vanno”.

In un’altra conversazione, avvenuta il 24 febbraio, Viterbo racconta al presunto boss Garcea di essere stato invitato da un importante imprenditore edile, Giovanni Parisi (non indagato), a una manifestazione di Forza Italia alle 10 dello stesso giorno nel Comune di Nichelino (Torino). A quell’incontro è andato insieme ad altre due persone di cui uno, Carlo De Bellis, anche lui arrestato venerdì per concorso esterno in associazione mafiosa. Il presunto boss Garcea, invece, non ha partecipato “a causa di motivi personali”, si legge nell’ordinanza. E quindi ascolta il resoconto sull’incontro con “quattro o cinque onorevoli” di Forza Italia (non indagati). “Viterbo – riassume il gip Giulio Corato – ha raccontato di aver parlato con l’onorevole ‘Napoli… e Bertoncino’ con i quali hanno discusso sia di ‘dover prendere il Paese in mano’, facendo riferimento alle elezioni amministrative del Comune di San Gillio (Torino), sia che i lavori presso il cantiere del Tav a Chiomonte (Torino) devono proseguire”.

Parlavano di Osvaldo Napoli, deputato e consigliere comunale a Torino, ex vicepresidente dell’Osservatorio sulla Torino-Lione insieme a Paolo Foietta, e di Maurizia Bertoncino, socialista candidata di +Europa al Parlamento europeo.

A quella manifestazione avrebbero partecipato anche Paolo Zangrillo, deputato e commissario regionale di Forza Italia, e Alberto Cirio, eurodeputato non ancora candidato alla presidenza del Piemonte.

“In quell’incontro a Nichelino c’erano cento persone – ricorda Napoli –. Io non so chi siano quei due (Viterbo e Garcea, ndr). Dal lato morale sono di una tassatività enorme. In 27 anni da sindaco non ho mai messo piede in Procura”. Ed effettivamente dalle 283 pagine dell’ordinanza il suo nome non compare più, indizio che con i due presunti ‘ndranghetisti non ci sono stati contatti. Il “Sì Tav” Napoli afferma di non aver mai parlato di affari e appalti dell’Alta velocità. In merito al rischio di infiltrazioni della criminalità negli appalti della Torino-Lione, crede “che ci siano i presupposti per controllare che tutto sia nella normalità. Siccome sono appalti di un certo livello, non bisogna aver paura che la magistratura faccia le verifiche”.

Il deputato di Forza Italia nega anche l’interessamento politico per le elezioni a San Gillio e precisa di non aver chiesto voti come ha fatto Rosso, sospettato di aver pagato quasi ottomila euro a Garcea e Viterbo per procacciare voti.

Intanto ieri pomeriggio, nel carcere della Vallette, Rosso non ha risposto al gip durante l’interrogatorio di garanzia: “Per una persona come lui, totalmente estranea a realtà di tipo ’ndranghetista, ci vuole tempo – ha spiegato il suo difensore Giorgio Piazzese –. Deve metabolizzare una notevole mole di atti, che non abbiamo ancora avuto il tempo di studiare. Li leggeremo e valuteremo il da farsi”. Anche l’imprenditore Mario Burlò, arrestato per l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, non ha risposto alle domande del magistrato.

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