LUCIO MUSOLINO ( qualcosina al fondo ) :: Partito unico dei clan, terra governata da un solo padrone — IL FATTO QUOTIDIANO DEL 20 DICEMBRE 2019 –pag, 2

 

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 20 DICEMBRE 2019 –pag, 2

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Partito unico dei clan, terra governata da un solo padrone

Partito unico dei clan, terra governata da un solo padrone

Potere, sante e grembiulini – Tra gli arrestati, il sindaco di Pizzo e l’ex senatore di Fi Pittelli

 

di Lucio Musolino | 20 DICEMBRE 2019

 

I 334 arresti dell’inchiesta “Rinascita-Scott” colpiscono e affondano il centro di potere calabrese condiviso da ’ndrangheta, politica corrotta e massoneria deviata.

Tra gli indagati ci sono personaggi che hanno fatto la storia della politica calabrese degli ultimi 20 anni. Ne escono tutti a pezzi: dall’ex parlamentare dem Nicola Adamo, costretto al divieto di dimora in Calabria, passando per il segretario regionale dei socialisti Luigi Incarnato e per l’ex consigliere regionale della Margherita Pietro Giamborino, ai domiciliari, fino al sindaco di Pizzo Gianluca Callipo, l’ex renziano che nel 2014 si era candidato alle primarie contro Oliverio, omonimo ma neppure parente dell’attuale candidato alle Regionali Pippo Callippo detto “il re del tonno”. Presidente dell’Anci, Gianluca Callipo mollò il Pd ma non avrebbe mollato le famiglie legate al clan Bonavota che lo avrebbero sostenuto alle Comunali del 2017 e adesso è in carcere.

L’ordinanza del gip conferma che, in Calabria, il partito di maggioranza è quello della ’ndrangheta: colpisce la trasversalità di questi politici calabresi che avrebbero sguazzato tra cosche e massoneria. La sintesi plastica di questo “coacervo” è l’avvocato Giancarlo Pittelli, ex parlamentare di Forza Italia coinvolto più di 10 anni fa nell’inchiesta “Why Not”.

Il lavoro dell’allora pm Luigi de Magistris, oggi sindaco di Napoli, era solo la punta di questo iceberg. I magistrati non hanno dubbi: Pittelli è “l’affarista massone dei boss della ’ndrangheta” che con lui è riuscita a relazionarsi “con i circuiti bancari, con le società straniere, con le università e con le istituzioni tutte”.

Per i pm, in sostanza, era il passepartout del boss Luigi Mancuso. Ogni qualvolta il “mammasantissima” di Limbadi aveva bisogno dell’avvocato, Pittelli ci sarebbe stato. Come quando sua figlia, Teresa Mancuso, studentessa di Medicina all’Università di Messina, non superava l’esame di Istologia. Una telefonata al numero giusto e il problema lo risolve l’ex senatore: Teresa Mancuso faccia a faccia con il rettore dell’ateneo messinese. Lo racconta lo stesso Pittelli in un’intercettazione: “Teresa vieni qua con me, sai chi è questo signore?”. “Sì, il rettore della mia università”. “Bravissima”. “Questa ragazzina scoppia a piangere – ricorda – e mi faceva ‘troppo avvocato, troppo avvocato’…”. I pm parlano di “partecipazione vera e propria del Pittelli alla consorteria”: era “la cerniera tra i due mondi” in una “sorta di circolare rapporto ‘a tre’ tra il politico, il professionista e il faccendiere”. Per gli inquirenti, il suo posto era “in quella particolare frangia di collegamento con la società civile, rappresentata dal limbo delle logge coperte”. I boss lo nominavano loro avvocato “in quanto capace di mettere mano ai processi con le sue ambigue conoscenze e rapporti di ‘amicizia’ con magistrati”. Nei brogliacci del Ros è finita una sua telefonata pure “con Lorenzo Cesa tramite il quale sperava di poter ottenere una sponsorizzazione per l’elezione a membro laico del Csm”. Il vizio di ostentare amicizie togate ce l’aveva pure l’ex parlamentare Nicola Adamo, marito della deputata Enza Bruno Bossio, accusato di traffico di influenze. Nell’aprile 2018, l’ex consigliere regionale Pietro Giamborino sottopone ad Adamo il problema di una società siciliana che, dopo aver perso una gara d’appalto a Vibo Valentia, aveva impugnato il provvedimento davanti al Tar Calabria. Adamo rassicura: “Andiamo e parliamo con Durante allora”.

La questione riguardava i componenti di una commissione che avrebbe dovuto valutare la regolarità dell’appalto. “Gli si dovrebbero dire i nomi da nominare. Che gara è?”. Nicola Adamo si finge possibilista e Giamborino capisce al volo: “Lavori pubblici. Ecco perché gli ho detto ieri 50 mila euro… ma qua già”. Il Durante tirato in ballo è il presidente della II sezione del Tar Nicola Durante che non è indagato. Lo fa Adamo: “Se può nominare una commissione amica è una cosa”. “Per interessare il dottore Durante – scrive il gip – Adamo “si faceva promettere l’importo di 50 mila euro”. Giamborino, invece, è stato il “regista di tutta la vicenda”. Lo stesso aveva fatto con Luigi Incarnato, il consigliere regionale accusato di corruzione elettorale. Mancavano due settimane al 4 marzo 2018 e il politico, segretario regionale del Psi, era candidato con il Pd alle ultime politiche. Erano giorni frenetici. “Per ottenere, a proprio vantaggio il voto elettorale” Incarnato avrebbe offerto a Pietro Giamborino e all’imprenditore Pino Cuomo, la propria disponibilità a favorirli nel loro progetto di realizzazione, nel Comune di Paola, di un centro di accoglienza straordinario per migranti. Ci vuole tempo, intanto i giorni passano e le elezioni si avvicinano: il 3 marzo Giamborino ricorda all’imprenditore “il suo obbligo – scrivono i pm – di consegnargli il denaro pattuito per aver interessato Incarnato”.

“Mi stai preparando i gelati?”. “In settimana chiudiamo pure quel conto”. “Fammi questo piacere”. “Martedì, massimo mercoledì… grazie di tutto”.

 

 

 

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Lucio Musolino

Giornalista del Fatto Quotidiano e di La7, licenziato da Calabria Ora perché riportava gli affari tra ‘Ndrangheta e politica. Minacciato dalla mafia per il suo lavoro. Polo di Scienze Sociali di Novoli, Firenze, 16 marzo 2011.

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