ALESSIA GROSSI, La Corte Ue complica la vita a Sánchez :: ordine di liberare Orol Junqueras— IL FATTO QUOTIDIANO DEL 20 DICEMBRE 2019

 

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 20 DICEMBRE 2019

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La Corte Ue complica la vita a Sánchez

 

La Corte Ue complica la vita a Sánchez

“Carcere ingiusto” – Immunità per il leader catalano, a Madrid dialogo su governo in salita

di Alessia Grossi | 20 DICEMBRE 2019

 

Sembrava quasi fatta, invece la giustizia europea ha messo sulla strada dell’eterno nascituro governo socialista di Sánchez l’ennesimo intoppo. La Corte infatti ha decretato ieri che Oriol Junqueras, ex vicepresidente catalano in prigione a scontare 13 anni per sedizione e malversazione, era già un eurodeputato a tutti gli effetti fin dal risultato delle Europee di maggio, pur non avendo mai preso posto tra i banchi perché, appunto, in prigione preventiva in attesa di sentenza.

Dunque l’esponente politico avrebbe avuto diritto di godere delle immunità, tra cui quella di non essere detenuto, se non con un preciso consenso di Strasburgo.

Il Parlamento europeo, con il presidente, l’italiano David Sassoli, dà ora ordine a Madrid di rispettare la sentenza e riconoscere lo status di europarlamentare a Junqueras, mentre studia il caso degli altri eletti Charles Puigdemont e Toni Comin.

Risultato? Mentre l’Alta corte spagnola cerca di trovare la quadra e gli indipendentisti catalani esultano tra i banchi del Parlamento chiedendo la liberazione di tutti i detenuti “politici”, il premier uscente nonché incaricato dice di riconoscere e rispettare la sentenza europea, ricordando, però, che niente ha a che vedere con quella emessa dal Tribunale supremo sui fatti dell’1 ottobre 2016 e la dichiarazione unilaterale di indipendenza da parte di Junqueras e compagni.

Questi diversi punti di vista hanno un’unica conseguenza: lo stop al dialogo tra i socialisti e gli indipendentisti per l’appoggio al nuovo esecutivo, l’ennesimo in un anno di trattative e tavoli negoziali, che potrebbe portare a un nuovo stallo politico per la Spagna già andata alle urne due volte in un anno.

“Questa volta però è la politica a dover fare le sue scelte”, ha sentenziato la vicepresidente di Sánchez, Carmen Calvo all’arrivo della decisione da Lussemburgo. “Mentre i tribunali lavorano per far rispettare le loro decisioni, la politica si deve concentrare sulla politica con accordi e negoziati”, è stato l’appello di Calvo, inascoltato dagli indipendentisti catalani.

Per Esquerra repubblicana, infatti, il dialogo riprenderà solo dopo che i suoi avranno avuto giustizia, il che per il vicepresidente Pere Aragones coincide con la libertà per i detenuti.

Sui negoziati, poi, pesa anche la condanna – arrivata ieri con un tempismo quasi perfetto – del presidente della Generalitat Quim Torra a un anno e mezzo di inabilitazione dai pubblici uffici e 30 mila euro di multa, per non aver rispettato l’ordine del Garante elettorale di ritirare dagli edifici pubblici i vessilli della Repubblica.

Sentenza contro cui Torra è già ricorso in Appello, il che significa che “il cattivo” – accusato da Madrid di non aver condannato le violenze dei manifestanti indipendentisti – resta in campo per le trattative. Come potrebbe rientrare in partita anche Puigdemont, se il Parlamento europeo dovesse decidere per la sua abilitazione e quindi il riconoscimento degli europarlamentari catalani eletti a maggio.

Puigdemont, in questo caso, avrebbe l’immunità e potrebbe tornare in Spagna, diventando a tutti gli effetti un interlocutore del governo. È ancora presto per dirlo, ma un paradosso per ora salta agli occhi: gli indipendentisti, i quali se avessero ottenuto la separazione dalla Spagna nel 2016 in Europa non avrebbero più posto, potrebbero ottenere la scarcerazione e sedere a Strasburgo per mano della giustizia europea.

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