ISPI – Istituto per gli Studi di Politica Internazionale — 9 dicembre 2019 :: VERTICE DI PARIGI:: GUERRA O PACE ? E il transito di gas tra Russia e Kiev ? E le sanzioni europee alla Russia ?

 

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ISPI Daily Focus – Vertice di Parigi: guerra o pace?

 

9 dicembre 2019

GUERRA O PACE?

Per la prima volta il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky si incontrano per cercare una soluzione al conflitto nel Donbass. Sulla riunione in corso a Parigi e organizzata dal presidente francese Emmanuel Macron e dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, vige il riserbo. Ma il faccia a faccia deciderà se nell’Ucraina orientale continuerà la guerra o si andrà verso la pace.

Dal 2014 a oggi, il conflitto tra il governo di Kiev e i separatisti filo-russi nel Donbass , bastione industriale nell’est dell’Ucraina, ha provocato oltre 13mila morti. ll territorio di frontiera conteso è diviso, con i separatisti sostenuti da Mosca che controllano le aree intorno ai centri industriali di Donetsk e Luhansk, mentre il resto della regione rimane sotto l’amministrazione del governo centrale. Oggi a Parigi, i capi di stato di Francia, Germania, Russia e Ucraina, si riuniscono per il primo vertice dal 2016. L’incontro del quartetto – il cosiddetto formato Normandia , dal nome della regione francese in cui si svolse il primo summit nel 2014 – ha lo scopo di rilanciare gli accordi di Minsk , che hanno permesso una significativa riduzione della violenza, ma non un reale cessate-il-fuoco.

Un conflitto a bassa intensità?

Russia e Ucraina sono in guerra dal 2014, quando Mosca – dopo un referendum non riconosciuto dalla comunità internazionale – ha annesso la penisola ucraina di Crimea, che si allunga nel Mar Nero. L’azione unilaterale di Mosca aveva seguito la rivoluzione di EuroMaidan , che nel 2013 portò alla destituzione e alla fuga del presidente Viktor Yanukovich . Malgrado il cessate il fuoco concordato nel 2015, inoltre, prosegue la guerra in Donbass, nell’est dell’Ucraina, tra esercito governativo e separatisti filo-russi sostenuti da Mosca. Qui il conflitto ha avuto inizio quando alcuni manifestanti armati , si sono impadroniti dei palazzi governativi, autoproclamando l’indipendenza dall’Ucraina.
Anche se i combattimenti sono diminuiti dopo gli accordi di Minsk del 2015, sono ancora più di 80.000 gli uomini dispiegati da una parte e dall’altra della linea di 500 chilometri di confine. Secondo l’Osce , 11 su 18 decessi di civili nell’Ucraina orientale nei primi dieci mesi del 2019 sono stati causati da esplosioni da mine o altri oggetti altamente esplosivi. Allo scontro sulla terraferma si aggiungono le tensioni marittime: Kiev accusa la Russia di bloccare le imbarcazioni che navigano nel Mare d’Azov , per ostacolare i traffici commerciali. In particolare il porto di Mariupol , conquistato dai separatisti filo-russi nel 2014 e ripreso dalle forze ucraine, è uno snodo importante per le esportazioni di acciaio e grano e per le importazioni di carbone.
L’Occidente e l’Ucraina accusano Mosca di finanziare e armare i ribelli. Un’accusa che Mosca nega, affermando di svolgere un ruolo politico-umanitario finalizzato alla protezione delle popolazioni locali russofone.

Nuovo corso tra Mosca e Kiev?

L’ex comico e uomo di spettacolo, Volodymyr Zelensky , eletto lo scorso maggio presidente dell’Ucraina con il 73% delle preferenze, ha fatto della pace nell’est del paese il suo cavallo di battaglia in campagna elettorale. Per favorire le trattative con Mosca, ha accettato di ritirare le truppe ucraine da tre aree sul confine e ha sottoscritto uno scambio di prigionieri a settembre scorso che ha interessato in tutto 70 detenuti, 35 russi e 35 ucraini.
Zelensky si è detto favorevole alla ” formula di Steinmeier “, una proposta del ministro degli Esteri tedesco che prevede di tenere elezioni in Donbass e concedere maggiore autonomia ai territori in mano ai separatisti. In cambio, l’Ucraina otterrebbe di riprendere il controllo dei territori di confine con la Russia. Una prospettiva che ha suscitato preoccupazione tra alcuni ucraini, scesi in piazza a manifestare contro il timore di un’ulteriore ingerenza russa negli affari del paese.

 

Gas e sanzioni in cima ai colloqui?

I colloqui segnano anche l’ultima possibilità di raggiungere un accordo per consentire il passaggio del gas russo attraverso l’Ucraina. L’accordo di transito decennale tra Mosca e Kiev, che garantisce le forniture di gas russo all’Europa, scade il 31 dicembre . La Commissione europea è impegnata da mesi per scongiurare lo scenario ‘sospensione’ e raggiungere un compromesso che permetta alla Russia di esportare, all’Ucraina di incassare le ingenti tariffe di transito (circa 3 miliardi di dollari annui) e soprattutto ai paesi europei di approvvigionarsi anche nel 2020. L’alternativa è il gasdotto Nord Stream 2 , ideato per portare il gas russo in Europa senza passare dall’Ucraina, i cui lavori sono quasi del tutto completati. Non è un caso se – come rivela l’agenzia stampa RiaNovosti – all’incontro bilaterale di oggi tra Putin e Zelensky partecipano anche il capo di Gazprom , Alexei Miller, e il ministro dell’Energia russo, Alexander Novak. A riprova del fatto che il rinnovo dei contratti di fornitura e transito del gas tra Mosca e Kiev sia in cima all’agenda dei colloqui.
Altro tema ‘caldo’, sono le sanzioni imposte dall’Unione Europea alla Russia per l’annessione della Crimea e il sostegno ai separatisti nel Donbass. E che secondo le stime in circolazione, costano a Mosca tra i 3 e i 4 punti di Pil.
Al di là di ciò che è in gioco in Ucraina, sono in molti a guardare oggi a Parigi con un misto di attesa e apprensione. Per i paesi dell’est Europa, che considerano l’influenza della Russia di Putin una minaccia sempre attuale, il vertice costituirà un banco di prova per Macron e Merkel e una cartina di tornasole per l’intera Unione Europea.

IL COMMENTO
di Eleonora Tafuro Ambrosetti, research fellow ISPI

“ Per Putin risolvere il conflitto in Ucraina non è tanto un obiettivo politico chiave nel breve periodo come lo è per Zelensky, il quale lo aveva inserito nel suo programma elettorale. La risoluzione del conflitto porterebbe però a un miglioramento delle relazioni con l’UE: la rimozione delle sanzioni – dannose per i paesi UE e, soprattutto, per la Russia – passa proprio per l’attuazione del cessate il fuoco nel Donbass. L’UE ha bisogno di segnali concreti dalla Russia per giustificare una distensione nei rapporti bilaterali” .

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