SITO UFFICICIALE
http://www.dechiricomilano.it/
Orario
Lun: 14:30 – 19:30
Mar: 09:30 – 19:30
Mer: 09:30 – 19:30
Gio: 09:30 – 22:30
Ven: 09:30 – 19:30
Sab: 09:30 – 22:30
Dom: 09:30 – 19:30
Ultimo ingresso un’ora prima
Biglietti
(audioguida inclusa / prevendita esclusa)
Intero € 14
Ridotto € 12
Abbonam. Musei Lombardia € 10
Ridotto speciale € 6
Infoline mostra T 0292897740
DETTAGLIO DELL’ATELIER DI GIORGIO DE CHIRICO
Giorgio de Chirico (Volos, 1888 – Roma, 1978)
© Electa | Giorgio de Chirico, L’enigma di una giornata, 1914
ANSA.IT — 24 SETTEMBRE 2019
A Milano il ‘pictor optmus’ de Chirico
Fino al 19 gennaio 100 opere a Palazzo Reale
Giorgio de Chirico, Bagnanti sopra una spiaggia, 1934. Roma, Collezione Valsecchi © Giorgio de Chirico by SIAE 2019
MILANO – Si intitola semplicemente ‘De Chirico’ la mostra dedicata al pittore metafisico per eccellenza in programma al Palazzo Reale di Milano dal 25 settembre al 19 gennaio. E d’altronde i visitatori, grazie alle circa cento opere esposte, possono godere di un excursus del suo lavoro, anche se in una maniera inedita, pensata per il pubblico giovane.
Suddivisa in otto sale, la mostra – curata da Luca Massimo Barbero e prodotta da Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale, Marsilio, Electa, in collaborazione con la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico e Barcor17 – procede non in ordine cronologico ma per temi con accostamenti inediti, anche prendendo spunto dalla convinzione di de Chirico che “siamo esploratori pronti per altre partenze”.
I capolavori metafisici, ma anche la sontuosità pittorica degli anni ’20 e ’30, l’ironia neobarocca e le rivisitazioni metafisiche mostrano anche ai giovani la grandezza di de Chirico, il suo legame con il passato ma anche la sua influenza sugli artisti che lo hanno seguito, i riferimenti alla classicità. Dal Trovatore del 1917 (che fa parte di una collezione privata) si passa alle misteriose ed inquietanti piazze d’Italia, ai temi classici come Combattimento (Gladiatori), che arriva dal museo del Novecento, o l’Ariadne del Met. E in particolare i diversi autoritratti mostrano il percorso di de Chirico, che nel 1959 si ritrae come un gentiluomo del Seicento.
“Si comprenderà, o almeno lo spero – ha spiegato il direttore di Palazzo Reale Domenico Piraina -, che de Chirico è stato moderno tra i moderni se la modernità è andare alla ricerca del vero senso del mondo, un attraversamento delle apparenze, di ciò che ci appare, della superficie delle cose”. Grazie alla collaborazione di grandi istituzioni italiane e straniere – dalla Tate Modern di Londra al Met di New York senza dimenticare Brera – “è stato possibile ricostruire una retrospettiva ampia e completa” ha sottolineato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno. Una mostra-evento che si svolge a 50 anni da quella realizzata proprio a Palazzo Reale nel 1970, prima grande retrospettiva dell’opera di de Chirico al compimento del suoi 82 anni.
IN QUESTO LINK, VOLENDO, VEDETE ALTRI CINQUE QUADRI DELLA MOSTRA::
https://www.milanoguida.com/visite-guidate/mostre-milano/mostra-de-chirico-milano/
METAFISICA CONTINUA
Il pubblico potrà dunque apprezzare la grandezza di un artista che ha costantemente rinnovato la sua pittura portando avanti una ricerca di uno spessore e di una profondità che hanno pochi eguali nella storia dell’arte del XX secolo, se si pensa che, oltretutto, de Chirico è stato capace di dense riflessioni filosofiche e di grandi opere letterarie, come il suo romanzo Ebdòmero del 1929. La mostra nasce anche per evidenziare con eloquenza la grandezza ininterrotta dell’opera di de Chirico in tutte le sue fasi, in quella che Maurizio Calvesi, uno dei massimi studiosi dell’artista, ha definito “Metafisica continua”, sviluppata nelle sue diverse declinazioni, a partire dalla nascita della Metafisica a Firenze nel 1910, dalle Piazze d’Italia e dagli Interni ferraresi, fino ai manichini, ai Gladiatori, alle ricerche sulla materia pittorica, ai suoi paesaggi e alle nature morte “barocche”, al dialogo con i grandi maestri della storia dell’arte e alle ultime opere neometafisiche.
Questo imponente risultato, dovuto principalmente alla qualità del lavoro di Luca Massimo Barbero e dello staff di Palazzo Reale, si inserisce così perfettamente nella linea operativa e teorica della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, che sostiene proprio l’idea della “Metafisica continua”, in una visione rigorosa e innovativa del lavoro dell’artista, finalmente liberata da vecchi e indifendibili stereotipi e analizzata nella sua straordinaria complessità.
Giorgio de Chirico, Bagni misteriosi a Manhattan, 1936. Collezione Privata Brescia, courtesy Galleria Tega © G. de Chirico by SIAE 2019
IL TEMPO PASSATO E QUELLO INFINITO
Il confronto con il passato si muove su due canali, quello con i grandi artisti ‒ l’evidente debito nei confronti di Böcklin ma anche dell’eterno ritorno nietzschiano ‒ e quello con la propria eredità culturale-familiare che risale fino al mito greco (ne è una sintesi Morte del centauro), dove lo sradicamento è ri-assemblamento.
Ermetico e visionario, come disse Cocteau, “prende in prestito dal sogno l’esattezza dell’inesattezza, l’uso del vero per promuovere il falso”. Lo fa attraverso il silenzio assordante dei suoi quadri metafisici ‒ Les plaisirs du poète –, l’uso di elementi sapientemente consolidati ‒ statue, piazze, porticati – e figure cariche di tragico mistero. Anche quando l’interpretazione si fa gioco e autoesaltazione permane la vena metafisica: “Et quid amabo nisi quod aenigma est?”, scrive nel suo primo autoritratto.
Giorgio de Chirico, L’incertezza del poeta, 1913. Londra, Tate Modern © Tate, London 2018 © Giorgio de Chirico by SIAE 2019
PHOTO DI LORENZO PALMIERI –LA MOSTRA DI DE CHIRICO A PALAZZO REALE
TRA LIRISMO E DRAMMATURGIA
Tutta la sua sensibilità poetica da Ebdomero emerge da ogni aspetto: dai soggetti alla prospettiva, dalle scelte cromatiche al gioco di luci e ombre. De Chirico riesce a essere straordinariamente teatrale – e non a caso ha lavorato anche come scenografo. Per lui tutto è uno spettacolo misterioso, è la ricreazione di un mondo inventato e mai finito, fonte inesauribile di ispirazione.
I suoi manichini stringono il cuore e si ergono a complessa metafora di vicende mitologiche ‒come nell’Orfeo trovatore stanco ‒ quanto reali, svelando lo spettro tragico umano: il dolore, l’assenza, l’amore, l’incomunicabilità. Assurgono a ciò le muse inquietanti e le tele dedicate a Ettore e Andromaca. Ne esistono diverse versioni e sono sempre un’interpretazione della necessità inalterabile e del fato. In una di esse lei è una statua e lui un manichino, in un’altra sono entrambi due manichini in un’ultra-metafisica quinta scenica. Lei è pietrificata dal dolore dell’addio, lui è mosso dall’aidos (la vergogna/paura di perdere l’orgoglio) oltre che dai fili del destino di Ananke e così all’artista non resta che coglierli in un abbraccio senza conforto.
‒ Lucia Antista
PHOTO LORENZO PALMIERI
Mi piacerebbe vedere la mostra, perché mi pare di avere capito un po’ di più questa strana opera pittorica ( strana per me, ovviamente).