IL FATTO QUOTIDIANO DEL 3 OTTOBRE 2019
IN EDICOLA/POLITICA
L’aiutino di Conte a Trump: offre gli 007 per i suoi piani
Strategie elettorali – Le visite del ministro Usa in Italia e la troppa disponibilità di Palazzo Chigi che autorizza vertici affollati e irrituali tra servizi segreti
Le date spiegano sempre tutto: il 27 agosto Donald Trump twitta il suo sostegno al primo ministro italiano “Giuseppi Conte”, che è “molto rispettato” e soprattutto “lavora bene con gli Usa”. Poi la benedizione: “Un uomo di grande talento che speriamo rimanga primo ministro!”. In quel momento Conte è sospeso tra il suo primo governo e il secondo, ancora incerto.
Tanto entusiasmo, nella visione binaria del mondo di Trump, si spiega in un solo modo: “Giuseppi” sta nella lista degli amici e non in quella dei nemici. Cioè in quella di chi può tornare utile per ottenere la riconferma alla Casa Bianca nel 2020. Le notizie uscite in questi due giorni sulla visita estiva a Roma di William Barr, segretario alla Giustizia, offrono una spiegazione del tweet di Trump. Il 15 agosto Barr è a Roma al Grand Flora Hotel. Come ha confermato in via ufficiale anche la Casa Bianca, la sua missione è coordinare una specie di contro-inchiesta sul Russiagate che dovrebbe dimostrare come dall’Ucraina sia partita nel 2016 una manovra per favorire Hillary Clinton ai danni di Trump.
Nella paranoia – anche con qualche argomento fondato – del presidente Usa, il risultato del 2020 dipende da due battaglie parallele: dimostrare che ha subìto un complotto e screditare il suo potenziale sfidante, Joe Biden, costringendo l’Ucraina a riaprire le indagini per corruzione e strane manovre intorno alla società Burisma di un oligarca filorusso che nel 2014 arruolò nel cda il figlio di Biden. L’avvocato di Trump, Rudolph Giuliani, si occupa di Biden, Barr del resto (ha anche provato a fermare il documento del denunciante anonimo che ha rivelato le pressioni di Trump sull’Ucraina e scatenato l’impeachment).
Secondo quanto hanno riferito i siti Politico.com e Daily Beast, Conte si mette a disposizione e facilita gli incontri tra gli uomini di Barr e i vertici dei servizi segreti. A Barr interessa soprattutto John Mifsud, un misterioso professore maltese che insegnava alla Link University (ateneo romano molto legato ai servizi segreti italiani). È Mifsud a parlare a George Papadopulos, giovane collaboratore un po’ sopra le righe, della campagna di Trump nel 2016 della possibilità di avere accesso a materiali compromettenti su Hillary Clinton, le famose e-mail trafugate da hacker russi. Nella visione di Trump, Mifsud è un agente al servizio dei suoi nemici che stava costruendo lo scandalo per abbattere Trump con le accuse di essere troppo filo-russo. Poco importa ora il merito della vicenda: secondo il Daily Beast, Conte e l’intelligence italiana offrono a Barr l’audio di una deposizione di Mifsud che, dopo essere sparito nel nulla, ha chiesto protezione alla polizia italiana e registrato una deposizione “per spiegare chi voleva colpirlo”.
Nel pieno della crisi di governo, in una situazione di vuoto di potere, il coordinatore dei servizi segreti Gennaro Vecchione (direttore del Dis) aiuta Barr e la sua squadra a condurre una inchiesta che serve al presidente degli Stati Uniti a vincere le elezioni 2020 attaccando i suoi avversari. Vecchione risponde direttamente al presidente del Consiglio che ha tenuto per sé, nel primo come nel secondo governo, la delega all’intelligence (che di solito viene affidata a un apposito sottosegretario). Secondo quanto ricostruito dal Corriere della Sera, Barr ha contatti diretti con Conte che autorizza la collaborazione dell’intelligence alle verifiche dell’amministrazione Trump. E non è un episodio isolato, sempre secondo quanto riportato dal Corriere non smentito da palazzo Chigi, Barr torna a Roma una settimana fa e incontra i direttori di Aisi–AGENZIA INFORMAZIONI SICUREZZA INTERNA (Mario Parente) e Aise–ESTERNA (Luciano Carta). Secondo quanto riferiscono al Fatto fonti vicine ai servizi segreti, mai nella storia dell’Aise (l’agenzia che ha rapporti con l’estero) era capitato qualcosa di simile. È normale la collaborazione tra alleati, meno il metodo – seppur in un sistema non convenzionale – adottato: troppa gente coinvolta, per una vicenda che si risolve tra apparati.
Il rischio, e presto Conte dovrà rispondere al comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), è che l’intelligence possa ricevere la contestazione di aver partecipato a un progetto che ha l’unico scopo di garantire la rielezione di Trump riscrivendo la storia del 2016, per frenare la rincorsa dei Democratici. Senza che nessuno ne sappia nulla, in Italia o negli Stati Uniti, dove questo genere di operazioni sono ora considerate dai Democratici e da alcuni Repubblicani un tradimento della Costituzione che legittima l’impeachment.
Per sollecitare la collaborazione del nuovo presidente dell’Ucraina Zelensky all’inchiesta su Biden, Trump ha congelato centinaia di milioni di euro di aiuti miliari. Per avere l’appoggio dell’Italia, a quanto sappiamo al momento, è bastato un tweet. Ma se fra un anno alla Casa Bianca dovesse arrivare un democratico, chi ha dimostrato tanta sollecitudine a sostenere la campagna di Trump avrà qualche problema a Washington.
Con i nuovi dazi imposti da Trump alle importazioni, comprese quelle italiane, non mi pare che il presidente USA si sia dimostrato molto compiacente con Giuseppi. Sicuramente l’Italia vale meno dell’Ucraina nel grande pasticcio spionistico-politico della presidenza USA.