Autoritratto, Louvre, Parigi–questo tondo faceva parte originalmente del Dittico di Melun
Jean Fouquet (Tours, 1420 circa – 1481) è stato un pittore e miniatore francese, massimo rappresentante della pittura del suo paese nel XV secolo. È anche detto Giovanni Fochetta nelle Opere di Giorgio Vasari.
Biografia e vita artistica
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Jean Fouquet nasce a Tours intorno al 1415-20. La sua vita artistica si svolge, eccetto qualche sporadico viaggio in Italia, prevalentemente nella sua città natale.
Tra il 1444 ed il 1446, Jean si trova in soggiorno a Roma, dove realizza il ritratto di Eugenio IV insieme a due dignitari (opera andata perduta). Sempre a Roma ha occasione di conoscere meglio la pittura di Beato Angelico e Masolino da Panicale.
Da alcune fonti, non proprio autorevoli, sembra che il suo viaggio prosegui a Napoli e, certamente, a Firenze dove può ammirare le opere di Domenico Veneziano e Piero della Francesca. Il suo itinerario italiano continua a Ferrara, dove realizza il ritratto del Buffone Gonella, rappresentante di una stirpe di buffoni presso la corte degli Estensi.
Fouquet: Ritratto di Carlo VII, cm. 86 x 72, Louvre, ParigiF.
Tra il 1445 ed il 1450 Jean Fouquet esegue il ritratto a Carlo VII. Nello stesso periodo, poco prima del 1450 realizza le miniature per Heures d’Étienne Chevalier, nelle quali all’eleganza lineare francese aggiunge la plasticità del senso volumetrico italiano.
Dittico di Melun, 1450
Il dittico di Melun ( parte sinistra ) — WIKIPEDIA
Etienne Chevalier e Santo Stefano, cm. 93 x 85, Staatliche Mueen, Berlino.
Intorno al 1450 realizza il dittico di Melun su committenza di Etienne Chevalier destinato all’altare dell’omonima cattedrale. Nel dittico le immagini sono raffigurate con prospettiva centrale, mentre i due scomparti vengono unificati con l’impiego della prospettiva curvilinea. È molto probabile che nella Madonna (parte destra del dittico) siano riprodotti i tratti somatici di Agnes Sorel, la favorita di Carlo VII: dietro il dittico c’è un’iscrizione affermante che l’opera è un voto fatto alla morte di Agnes Sorel. Il dittico comprende anche un piccolissimo tondo dove è riprodotto l’autoritratto di Fouquet (oggi custodito al Louvre, Parigi). Morirà nella sua città natale intorno agli anni 1478-81.
Il dittico di Melun ( parte destra )—cm. 93 x 85, Musée Royaux, Anversa.
DITTICO DI MELUN–DETTAGLI
DITTICO DI MELUN–DETTAGLI
Pietà, cm. 147 x 236, Chiesa parrocchiale, Nouans.
è lo stesso quadro…una foto molto diversa
Ritratto di Guillaume Jouvenel des Ursins—cm. 92 x 74, Louvre, Parigi.
Il Ritratto del Buffone Gonella è un dipinto su tavola (36×24 cm) attribuito a Jean Fouquet, databile al 1447–1450 e conservato nel Kunsthistorisches Museum di Vienna.
schema del dipinto
Pietro Gonnella (o Gonella) era un buffone della corte ferrarese di Niccolò III d’Este, dove Fouquet soggiornò durante il suo viaggio in Italia del 1455–1458. Gonnella era morto nel 1441, pare in seguito a un tragico scherzo[1], e alcuni storici datano il ritratto, che quasi sicuramente fu postumo, a dopo il ritorno del pittore in Francia, verso il 1450. La datazione è diversa nello studio di Ginzburg.
Gonella è rappresentato con realismo, in un vicino primo piano del busto che taglia fuori alcuni dettagli della figura, come la parte superiore del berretto o le spalle. Il protagonista sembra comprimersi per entrare nel riquadro e sporgersi verso lo spettatore, stabilendo uno straordinario contatto psicologico. L’espressione, al tempo stesso arguta e malinconica con profonde rughe e la barba mal tagliata, rendono l’immagine estremamente vivida ed espressiva. Forse adombra la tristezza legata alla morte del personaggio. La posa a braccia incrociate, derivata dall’iconografia del Cristo sofferente, e il taglio ravvicinato sono elementi del tutto insoliti nella ritrattistica del primo Quattrocento. Forse il rango sociale del personaggio permise la grande libertà compositiva, svincolata dalle convenzioni della ritrattistica ufficiale degli aristocratici.
L’esecuzione, molto raffinata e legata a un forte senso grafico, nel tempo ha generato numerosi conflitti di attribuzione: vari artisti sono stati proposti come possibili autori, da Jan van Eyck a Giovanni Bellini, mentre oggi l’ipotesi più accreditata attribuisce il dipinto a Jean Fouquet, anche per il preciso studio delle proporzioni che caratterizza l’opera del grande pittore francese.
NOTA:: La figura di Gonella (o Gonnella), buffone di Niccolò III d’Este, ed il tragico scherzo sono noti anche attraverso Le Novelle di Matteo Bandello(Bandello, Le Novelle, parte IV, XVII; novella reperibile in wikisource). Le novelle di Matteo Bandello riguardanti il buffone Gonella sono state rielaborate in forma di radiodramma da Carlo Emilio Gadda (C.E. Gadda, Gonnella Buffone, Milano, Guanda, 1985)
Jean Fouquet. Ritratto del buffone gonella
Libro d’Ore di Simon de Varie | |
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Simon de Vaire in preghiera davanti alla Vergine, Los Angeles–parte sinistra della miniatura
un celebre foglio del codice, Simon de Vaire in preghiera davanti alla Vergine, a Los Angeles–parte destra della miniatura
Annunciazione – Dalle Ore di Etienne Chevalier – Musée Condé, Chantilly.
Santa Margherita conduce al pascolo le pecore – Dalle Ore di Etienne Chevalier – Louvre, Parigi.
Annunciazione della morte a Maria – Dalle Ore di Etienne Chevalier – Musée Condé, Chantilly.
Francoise de Rochechouart riceve una lettera – Dalla Historie Romaine di Tito Livio, Biblioteca Nazionale, Parigi.
La costruzione del tempio di Gerusalemme – Dalle Antiquites Judaiques di Giuseppe Flavio – Biblioteca Nazionale, Parigi.
Jean Fouquet, ritratto di un uomo, Indianapolis Museum of Arts
MARIA CHE TIENE IN BRACCIO IL BAMBINO GESU’, 1455
Cases of noble men and women
Jean Fouquet
Date:c.1460
dirò una grossa corbelleria ma a me, alcuni di quadri mi sembrano addirittura metafisici, trasferibili alla prima metà del ‘900.
Sbaglio?
si, ovviamente sbaglio ed ho sparato un’enorme cazzata.
Bene, peggiorerò la situazione con questa:
Se mi sentissi dire
Una canzone nella mia gola
lascia asprezza di risa bruciate
Se mi sentissi dire
parole che ho sognato
e all’aria son gelate
sui fiati dei passanti
morrei schiantato
senza più scopo in corpo
e fiato.
Tu m’hai detto :
l’amore è pazzia
ma, perdio, tu non sei pazzo.
– E te ne sei andata.
Se tu sentissi dire
Se tu sentissi dire
da qualche conoscente
tra una chiacchiera e l’altra
com’è d’uso nei salotti
tra un bicchiere di vino
e la tartina al salmone
Se tu sentissi dire
che sono morto…..
– Sarà qualche anno ormai
di incidente d’auto
d’infarto
o qualche strana malattia
certo fu cosa improvvisa
se non proprio imprevista
beveva molto correva troppo
non badava affatto a se stesso –
Se tu sentissi dire
in quel salotto di gente normale
vino bianco coktails caviale
poltroncine traballanti
divani consumati
– s’era lasciato andare
viveva all’incirca gli ultimi tempi
scriveva poesie su fogli sparsi
e le buttava via
Lo incontravi nei bar
spesso trasandato
piuttosto inconsistente –
Se tu sentissi dire
tra risatine smorzate
velate maldicenze
di chi continua a vivere
la vita indifferente
– non voleva invecchiare
non sapeva accettare
il tempo che ci resta
Troppo spesso s’è voltato
a guardare………….
Era questo il suo male –
Se tu sentissi dire
con alzata di spalle
con rassegnazione evidente
– Raccontava d’esser stato tradito
da chi? Da che cosa?
Come tutti d’altronde
come capita sempre –
Se tu sentissi dire
che sono morto
e così stranamente ho vissuto
Tu che di me così poco sai
ormai
perchè come un alito sono passato
e come un sospiro sono rimasto
sfumato e vago nella tua memoria
Tu che anche tu
m’hai tradito incoscente e leggera
tu che di me ti rimane solo
un lontano ricordo
così lontano al punto d’apparire
necessariamente dolce
necessariamente vero
Ti prego
forse anche ti scongiuro
tieni stretto il tuo ricordo
così lontano così diverso
e non parlare
non dire nemmeno una parola
Tu
trattieni per te quel che di me ti resta
perchè è tutto ciò che resterà di me
“se mi sentissi dire2 è un titolo
“se tu sentissi dire” è l’altro titolo
purtroppo questo blog non prende gli “stacchi”….
Mi piace questa poesia di Roberto: ha un po’ un’aria maledetta e sbarazzina, con un bel suono che fa pensare ad una canzone. Originale anche il pensiero dei fotogrammi di ricordo che lasciamo nella mente di chi, magari per un certo periodo, ci ha conosciuto.