REPUBBLICA DEL 28 AGOSTO 2019 :: Amazzonia, Bolsonaro ci ripensa: “Pronto ad accettare aiuti esteri”. L’annuncio del portavoce del presidente brasiliano dopo il “no” sdegnato e la polemica con Macron per i 20 milioni stanziati dal G7.

 

 

REPUBBLICA DEL 28 AGOSTO 2019 

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Amazzonia, Bolsonaro ci ripensa: “Pronto ad accettare aiuti esteri”

L’annuncio del portavoce del presidente brasiliano dopo il “no” sdegnato e la polemica con Macron per i 20 milioni stanziati dal G7

Brasilia – Il Brasile accetterà aiuti dall’estero per combattere gli incendi che stanno devastando la foresta amazzonica. Lo ha detto il portavoce del presidente Jair Bolsonaro, Otavio Rego Barros, dopo che il Brasile aveva rifiutato gli aiuti offerti dal G7 a Biarritz, in Francia, definendoli un modo per interferire negli affari interni del Paese. “Il governo brasiliano tramite il presidente Bolsonaro è aperto a ricevere supporto finanziario da organizzazione e anche da nazioni. Il punto essenziale – ha avvertito il portavoce – è che questi soldi che entrano in Brasile siano sotto il controllo del popolo brasiliano”.

La richiesta di scuse personali del presidente francese Emmanuel Macron da parte di Jair Bolsonaro non è dunque una condizione necessaria perché si stabilisca un dialogo del Brasile con il G7 sull’offerta di assistenza per la lotta agli incendi e alla deforestazione in Amazzonia. “Qualsiasi risorsa che venga dall’estero per aiutarci nella nostra attuale lotta contro gli incendi è benvenuta”, ha detto il portavoce di Bolsonaro.

La polemica a distanza tra i due presidenti comunque resta ancora viva. “Qualsiasi leader che non sia il leader del nostro paese e che fa commenti su come il nostro governo deve definire le sue azioni deve capire che qui esiste una amministrazione che sa quali sono le sue necessità, e che accetterà queste risorse se si valuta che la loro gestione sarà nostra”, ha spiegato il portavoce di Bolsonaro.

“Anzitutto, il signor Macron deve ritirare gli insulti che ha rivolto alla mia persona. Perché mi risulta che mi ha dato del bugiardo”, aveva detto il presidente brasiliano poche ore prima. Sabato scorso, prima dell’inizio del vertice di Biarritz, l’Eliseo ha diffuso una nota durissima nella quale ha scritto che “Bolsonaro ha mentito al vertice del G20 di giugno a Osaka, decidendo di non rispettare i suoi impegni sul clima”.

L’Amazzonia intanto continua a bruciare, e a spegnere le fiamme non basteranno certo i 20 milioni di dollari stanziati al G7 prima rifiutati sdegnosamente e adesso – pare – accettati da Bolsonaro. Il polmone del pianeta, da gennaio a oggi, ha visto le fiamme divorare il 51% della foresta, con un aumento del numero del numero di incendi dell’80% rispetto al 2018 (dati satellitari dell’Inpe, l’Isituto per le indagini ambientali brasiliano). Per il governo brasiliano “i roghi sono sotto controllo”.

Oggi il presidente brasiliano ha ricevuto l’ennesimo tweet di elogio da parte di Donald Trump, che ha sottolineato il suo “ottimo lavoro per i brasiliani e contro gli incendi”, ma è da uno dei paesi del G7, il Canada, che giunge un’altra proposta concreta: il premier, Justin Trudeau, ha offerto a Brasile e Bolivia i bombardieri d’acqua e 15 milioni di dollari.

Tra le aziende e le grandi fondazioni, oltre a Lvmh (15 mln dollari) e alla Earth Alliance di Leonardo di Caprio (5 mln dollari), si mobilita anche Apple: “E’ sconvolgente vedere fiamme e distruzione devastare la foresta amazzonica, uno degli ecosistemi più importanti del mondo”, ha twittato il Ceo della società della Mela, Tim Cook. “Apple – ha annunciato – farà donazioni per contribuire a preservare la sua biodiversità e ripristinare l’indispensabile foresta amazzonica in America Latina”.

Quanto allo stanziamento deciso a Biarritz, questo è stato salutato da Evo Morales: “E’ un contributo piccolo, ma non può trattarsi di un aiuto bensì di un obbligo, che tutti i popoli hanno verso la salvaguardia dell’ecosistema”, ha detto il presidente della Bolivia, impegnato a fronteggiare la stessa emergenza nella parte di Amazzonia che rientra in territorio boliviano ma anch’egli sotto accusa per aver favorito l’agricoltura intensiva all’origine della deforestazione.

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