CARTA GEOGRAFICA ENOGASTRONOMICA
IL VERDICCHIO DI MATELICA
Matelica (/maˈtelika/[3][4] ; Matélleca o Matérga in dialetto locale[5]) è un comune italiano di 9 665 abitanti[1] della provincia di Macerata nelle Marche.
Matelica è posta a 354 m s.l.m., nella vallata del fiume Esino, l’unica valle marchigiana che si sviluppa – almeno parzialmente – da nord a sud. Il territorio è in prevalenza collinare, con le montagne che la costeggiano ai lati della valle, tra cui il monte San Vicino.
Immersa nel paesaggio rurale dell’alta valle del Fiume Esino, dolcemente adagiata sulle falde del Monte San Vicino, Matelica offre un ambiente naturale vario e riposante, che fa propri i colori delle stagioni. Il suo territorio si estende dal monte al piano, in un susseguirsi di prati alti, di faggete, di campi coltivati e di vigne attraverso cui si possono percorrere, a piedi, a cavallo o in bicicletta, silenti sentieri che conducono a suggestivi panorami.
La fauna e ancor più la flora sono ricche di specie, grazie ad un particolare microclima, che è favorevole alla viticoltura: la coltivazione della vite risale all’epoca dei Piceni, una delle popolazioni italiche pre-romane e la produzione del Verdicchio è storicamente nota a Matelica fin dal XVI secolo.
IL VERDICCHIO DI MATELICA
L’origine del nome Matelica è oscura e si perde nelle nebbie del tempo: in tutto il mondo non esiste nessun altro luogo o città con questo nome, e rarissimi sono quelli che terminano con la stessa desinenza.
Le origini della città di Matelica risalgono al Paleolitico. Gli umbri, popolazione indoeuropea, già nel 2000 a.C. si erano stanziati nella valle del fiume Esino, dove sorge la città. La nascita vera e propria del centro abitato è fatta risalire all’incontro delle popolazioni umbre con quelle picene. I piceni, popolo proveniente dall’Abruzzo e dall’ascolano, costruirono il primo centro abitato vero e proprio, sfruttando i già presenti insediamenti primigeni.
Con l’arrivo dei Romani, la città subì un rapido cambiamento; dopo la battaglia del Sentino (295 a.C.), svoltasi a pochi chilometri da Matelica, la città fu assoggettata ai nuovi conquistatori. Le terre contigue alla città furono spartite tra i legionari veterani e ci fu un rapido processo di romanizzazione di tutta la zona.
IL VERDICCHIO DI MATELICA
Furono molti i matelicesi a partire durante la prima guerra mondiale, e la città subì, come tante altre, parecchi lutti. Nel corso della seconda guerra mondiale, Matelica ospitò un battaglione di soldati italiani, che, dopo l’armistizio, furono nascosti dagli abitanti e, assieme ai giovani del luogo e ad alcuni soldati stranieri, formarono la resistenza locale. La guida spirituale dei partigiani, Don Enrico Pocognoni, fu ucciso dai nazisti nel famoso Eccidio di Braccano il 24 marzo 1944. Dopo la guerra, grazie all’interessamento di Enrico Mattei, l’attività industriale riprese prepotentemente e, assieme a essa, la valorizzazione del Verdicchio, che ha portato Matelica in tutte le enoteche del mondo.
Scorcio di Via Beata Mattia a Matelica
IL VERDICCHIO DI MATELICA
piazza Enrico Mattei
La loggia di Piazza Mattei
Loggetta degli Ottoni
Concattedrale di Santa Maria Assunta
IL VERDICCHIO DI MATELICA
Chiesa di San Francesco, facciata
La moderna Matelica sorge sullo stesso sito sul quale si svilupparono l’abitato dell’età del ferro, V – IV sec. a C. e il municipio romano di Matilica. L’evoluzione di una civiltà così tanto antica, ha lasciato testimonianze numerose e pregevoli, che a volte si sono addirittura sovrapposte e che oggi si possono ammirare con orgoglio e meraviglia.
Degne di nota, tra l’enorme patrimonio d’arte cittadino, sono la quattrocentesca cinta muraria, ancora ben conservata e che fornisce un’idea sull’importanza della città nel medioevo, il Museo Piersanti, sia nell’architettura della seconda metà del 400, che nelle opere che custodisce, il Teatro Comunale, progettato dal Piermarini ed i resti delle terme romane, che si possono ammirare nei pressi del palcoscenico, il Museo Archeologico Comunale, ricco di epigrafi e di reperti dell’antica “Matilica”.
https://www.tesoriditaliamagazine.it/comune-di-matelica/
Chiesa del Suffragio
IL VERDICCHIO DI MATELICA
Vista laterale della facciata della Chiesa di Sant’Agostino, con il portale inclinato
Palazzo del Comune
L’edificio, di proprietà della famiglia Scotti di Narni, parenti stretti degli Ottoni, fu acquistato dal Comune di Matelica nel 1606 per avere uffici più funzionali. All’interno del palazzo si possono ammirare la lapide di Caio Arrio e una tela raffigurante Sant’Onofrio di Salvatore Rosa. Inoltre, il comune vanta anche il possesso di una raccolta di disegni del ritrattista matelicese Raffaele Fidanza (1797-1846).
L’abatino, Raffaele Fidanza
IL VERDICCHIO DI MATELICA
Il globo di Matelica
in questa foto mi sembra che si veda meglio, dal facebook del Museo Piersanti a Matelica
Museo Piersanti —LINK FACEBOOK
Il Globo di Matelica è una sfera di marmo bianco cristallino scoperta nel 1985 e rappresenta un singolare modello di orologio solare giunto a noi dall’antichità. Il marmo con cui è stato realizzato è greco e proviene forse dalla cava di Afrodisias (zona di Efeso), oggi Turchia. Si tratta di un marmo particolare, composto da grossi cristalli, che luccicano quando sono esposti ad una fonte di luce.
continua in : https://it.wikipedia.org/wiki/Matelica
La fontana di piazza Enrico Mattei
IL MUSEO PIERSANTI A MATELICA E’ UNO DEI PIU’ RICCHI DELLA REGIONE
IL MUSEO :::
Museo Piersanti — LINK FACEBOOK
DALLA MOSTRA ” MILLEEDUECENTO “–MUSEO PIERSANTI, FACEBOOK
IL VERDICCHIO DI MATELICA
Come è bello questo borgo. Il nome fa pensare alla terra, matelica, materia. E’ solo suggestione ma conta anche quella.