TONI MORRISON, “Il linguaggio è potere e violenza” –stralci del discorso di Toni Morrison al conferimento del Nobel nel 1993 —IL FATTO QUOTIDIANO DEL 7 AGOSTO 2019

 

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 7 AGOSTO 2019

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“Il linguaggio è potere e violenza”

“Il linguaggio è potere e violenza”

 

Pubblichiamo stralci del discorso di Toni Morrison al conferimento del Nobel nel 1993.

 

Il saccheggio sistematico del linguaggio può essere riconosciuto dalla tendenza di coloro che lo utilizzano a rinunciare, per intimidazione e soggiogamento, alle sue molteplici sfumature, alle sue complessità, alle sue proprietà ostetriche.

Il linguaggio oppressivo fa più che rappresentare la violenza: è violenza; fa più che rappresentare i limiti della conoscenza: limita la conoscenza. Che sia l’oscurante linguaggio di stato o il linguaggio fantoccio di media dementi; che sia l’orgoglioso ma calcificato linguaggio dell’accademia o il linguaggio della scienza guidato dal mercato; che sia il linguaggio maligno della legge senza etica o quello designato all’emarginazione delle minoranze, che nasconde il saccheggio razzista nella sua sfrontatezza letteraria: in ogni caso, deve essere respinto, castrato e smascherato. È il linguaggio che beve sangue, che affonda i denti nei punti vulnerabili, che nasconde i suoi stivali fascisti sotto crinoline di rispettabilità e patriottismo mentre avanza inesorabile verso la linea di fondo e le menti che hanno toccato il fondo.

Linguaggio sessista, linguaggio razzista, linguaggio teistico: fanno tutti parte dei linguaggi della politica del dominio e non possono, e non intendono, permettere una nuova sapienza, né incoraggiare il reciproco scambio di idee… C’è e ci sarà un linguaggio sobillatore che incita i cittadini a tenersi armati e in armi, facendo sì che compiano e siano vittime di stragi in centri commerciali, tribunali, uffici postali, parchi giochi, camere da letto e viali; un toccante linguaggio commemorativo per mascherare la pietà e lo scempio di morti insensate. Continuerà a esistere un linguaggio diplomatico che induce a tollerare lo stupro, la tortura, l’omicidio.

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