REDAZIONE REPUBBLICA, 8 AGOSTO 2019 ::: Decreto Sicurezza, Mattarella firma ma esprime due pesanti rilievi: “Resta l’obbligo di salvare le persone in mare”

 

 

REPUBBLICA 8 AGOSTO 2019

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Decreto Sicurezza, Mattarella firma ma esprime due pesanti rilievi: “Resta l’obbligo di salvare le persone in mare”

Decreto Sicurezza, Mattarella firma ma esprime due pesanti rilievi: "Resta l'obbligo di salvare le persone in mare"
(ansa)

 

 

Il presidente ha controfirmato il provvedimento voluto da Salvini, ma punta il dito su “due rilevanti criticità” con una lettera al premier e ai presidenti delle Camere. Inoltre chiede di rimettere mano alle norme.

Promulgato, ma con due criticità pesanti, contenute in una lettera inviata ai presidenti delle Camere e al premier Conte, il decreto sicurezza bis voluto da Matteo Salvini.

“Al di là delle valutazioni nel merito delle norme, che non competono al Presidente della Repubblica, non posso fare a meno di segnalare due profili che suscitano rilevanti perplessità” scrive infatti il presidente Sergio Mattarella, “rimettendo – come si legge in chiusura della missiva – alla valutazione del Parlamento e del Governo l’individuazione dei modi e dei tempi di un intervento normativo sulla disciplina in questione”.

Anche in presenza di questo decreto, l’obbligo dei naviganti di salvare i naufraghi rimane tutto.

La prima osservazione di Mattarella si riferisce all’ammenda amministrativa che arriva fino a 1 milione di euro.

Mattarella fa notare che per effetto di un emendamento, che ha modificato il decreto legge originario da lui firmato a giugno, la sanzione amministrativa pecuniaria applicabile è stata aumentata di 15 volte nel minimo e di 20 nel massimo, fino a un milione di euro per il comandante della nave che trasporta migranti. Una pena sproporzionata. Draconiana. In più la sanzione non risulta più subordinata alla reiterazione della condotta.

Inoltre il decreto non ha introdotto alcun criterio che distingua tra tipologia delle navi.

“Non appare ragionevole  – ai fini della sicurezza dei nostri cittadini e della certezza del diritto – fare a meno di queste indicazioni e affidare alla discrezionalità di un atto amministrativo la valutazione di un comportamento che conduce a sanzioni di tale gravita”.

Al riguardo il Colle ricorda una recente sentenza della Corte costituzionale che dice che una pena così alta – peraltro non prevista dal testo iniziale del Viminale ma aumentata per emendamenti parlamentari – è paragonabile a una sanzione penale. E il decreto non rispetta “la necessaria proporzionalità tra sanzioni e comportamenti”.

Vanno inoltre rispettati i trattati internazionali. Mattarella ricorda la convenzione di Montego Bay, richiamata peraltro dal decreto Salvini, che prescrive che “ogni Stato deve esigere che il comandante di una nave che batta la sua bandiera, nella misura in cui gli sia possibile adempiere senza mettere a repentaglio la nave, l’equipaggio e i passeggeri, presti soccorso a chiunque sia trovato in mare in condizione di pericolo”.

Resta l’obbligo di salvare le vite umane.

La seconda criticità si riferisce alla parte del decreto sulle manifestazioni e l’ordine pubblico.

L’articolo 16, lettera b del decreto – scrive il Capo dello Stato – rende inapplicabile la causa di non punibilità per la “particolare tenuità del fatto”,  alle ipotesi di resistenza, violenza e minaccia a pubblico ufficiale e oltraggio a pubblico ufficiale “quando il reato è commesso nei confronti di un pubblico ufficiale nell’esercizio delle proprie funzioni”.

In altre parole: il decreto non specifica una gradazione dell’ammenda.

Scrive Mattarella: “Non posso omettere di rilevare che questa norma – assente nel decreto legge del governo – non riguarda soltanto gli appartenenti alle forze dell’ordine ma include un ampio numero di funzionari pubblici, statali, regionali, provinciali, comunali nonché soggetti privati che svolgono pubbliche funzioni, rientranti in varie e articolate categorie, tutti qualificati – secondo la giurisprudenza – pubblici ufficiali, sempre o in determinate circostanze. Tra questi i vigili urbani e gli addetti alla viabilità, i dipendenti dell’Agenzia delle entrate, gli impiegati degli uffici provinciali del lavoro addetti alle graduatorie del collocamento obbligatorio, gli ufficiali giudiziari, i controllori dei biglietti di Trenitalia, i controllori dei mezzi pubblici comunali, i titolari di delegazione dell’ACI allo sportello telematico, i direttori di ufficio postale, gli insegnanti delle scuole, le guardie ecologiche regionali, i dirigenti di uffici tecnici comunali, i parlamentari”.

Quindi, se uno, in un momento di rabbia, manda a quel paese il postino per una raccomandata non consegnata rischia l’incriminazione per oltraggio a pubblico ufficiale, con una pena minima di sei mesi.

“Questa scelta legislativa impedisce al giudice di valutare la concreta offensività delle condotte poste in essere, il che, specialmente per l’ipotesi di oltraggio a pubblico ufficiale, solleva dubbi sulla sua conformità al nostro ordinamento e sulla sua ragionevolezza nel perseguire in termini così rigorosi condotte di scarsa rilevanza e che, come ricordato, possono riguardare una casistica assai ampia e tale da non generare “allarme sociale”.

Si fa inoltre presente l’incongruenza di non avere compreso i magistrati nei soggetti destinatari dell’oltraggio.

Scrive Mattarella: “In ogni caso, una volta stabilito, da parte del Parlamento, di introdurre singole limitazioni alla portata generale della tenuità della condotta, non sembra ragionevole che questo non  avvenga anche  per l’oltraggio a magistrato in udienza (di cui all’articolo 343 del codice penale): anche questo è un reato “commesso nei confronti di un pubblico ufficiale nell’esercizio delle proprie funzioni” ma la formulazione della norma approvata dal Parlamento lo esclude dalla innovazione introdotta, mantenendo in questo caso l’esimente della tenuità del fatto”.

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