FARIAN SABAHI, notizie al fondo, ::: Iran. Intervista allo scrittore iraniano Mehdi Asadzadeh: «Con la guerra delle petroliere è svanita la speranza di un’intesa» — IL MANIFESTO DEL 3 AGOSTO 2019

 

Editore Ponte 33—https://www.facebook.com/pg/Ponte33/posts/ IN CUI PRESENTA I VARI LIBRI CHE PUBBLICA

 

IL MANIFESTO DEL 3 AGOSTO 2019

https://ilmanifesto.it/con-la-guerra-delle-petroliere-e-svanita-la-speranza-di-unintesa/

 

 

 L' ariete - Mehdi Asadzadeh - copertina

L’ ariete

Mehdi Asadzadeh

Traduttore:G. Longhi
Editore:Ponte33
Anno edizione: 2018
In commercio dal: 1 aprile 2018
Pagine: Brossura
14 EURO, PREZZO PIENO

Hamed è un ventenne di Tehran che, come tanti suoi coetanei, sta facendo il servizio militare. Un giovane ariete testardo, impulsivo e passionale, che non riesce a dimenticare l’ex ragazza, Samira, con cui aveva condiviso un’infinità di pomeriggi strampalati, passati a bazzicare tra teatri e librerie dell’usato o a visitare vecchi santuari e cimiteri. Quando viene a sapere che lei si sta per sposare con il nuovo fidanzato, perde la testa e abbandona la caserma senza permesso. Ha così inizio una giornata rovinosa e rocambolesca, in cui insegue il miraggio di riconquistarla presentandosi di sorpresa al matrimonio con una collezione di libri rari come regalo. Per comprarli, però, ha bisogno di un bel po’ di soldi, che al momento non ha…

Con un flusso di coscienza caratterizzato da un gergo irruente, questo breve romanzo ci porta a conoscere i pensieri, i sentimenti, i sogni e i tic della gioventù iraniana declinata al maschile, accompagnandoci negli angoli più insoliti, dimessi, pittoreschi e malinconici della capitale, dai bassifondi ai quartieri alti. Un ritratto veritiero che trabocca tenerezza e ironia.

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INTERNAZIONALE

«Con la guerra delle petroliere è svanita la speranza di un’intesa»

Iran. Intervista allo scrittore iraniano Mehdi Asadzadeh: «Washington rafforza il governo di Teheran: la politica statunitense è considerata la responsabile della crisi economica»

I pasdaran in azione nello Stretto di Hormuz
 I pasdaran in azione nello Stretto di Hormuz

«Qui a Teheran, la guerra delle petroliere non ci preoccupa: negli anni Ottanta, quando le truppe irachene di Saddam Hussein avevano invaso l’Iran, la situazione era ben peggiore. In quegli otto anni di guerra, centinaia di petroliere iraniane erano state prese in ostaggio e fatte esplodere, gli americani stavano dalla parte del dittatore iracheno e ci attaccavano. Anche noi iraniani colpivamo e sequestravamo navi occidentali. Trasportare greggio era diventato molto pericoloso. Nei decenni successivi ci sono stati ulteriori sequestri di navi ed equipaggi stranieri, motivo per cui gli ultimi eventi non ci preoccupano più di tanto, siamo fin troppo assillati dalla politica interna e dalla crisi economica».

È con queste parole che lo scrittore iraniano Mehdi Asadzadeh commenta la situazione attuale. Classe 1987, vive nella capitale Teheran. Dopo la laurea in Giurisprudenza, ha lavorato come autore per cinema, teatro, radio e televisione. Si è fatto conoscere dal lettore di lingua italiana con il romanzo breve L’ariete, tradotto dal bravo Giacomo Longhi per Ponte33.

 

La tv di stato iraniana ha mandato in onda le immagini del dirottamento della petroliera da parte dei pasdaran che hanno accerchiato la nave, usando piccole imbarcazioni veloci, e poi si sono calati dall’elicottero. Che impressione le hanno fatto queste immagini?

Quell’azione ha messo fine alla speranza di un’intesa tra l’Iran e i paesi occidentali. C’è stato un momento in cui sembravano essere arrivati a un accordo, ma è stato spazzato via dalla nuova politica statunitense. Adesso le posizioni si sono di nuovo polarizzate, ognuno cerca di difendere i propri interessi: il Regno unito ferma una nave iraniana nello stretto di Gibilterra e, in risposta, i pasdaran sequestrano una petroliera britannica nello stretto di Hormuz. Sono queste azioni a soffocare la speranza che i rapporti tra l’Iran e i paesi occidentali possano migliorare.

Mehdi Asadzadeh

In quale misura i pasdaran stanno guadagnando consenso in questa continua contrapposizione con Londra e Washington?

Gli iraniani hanno sempre accolto con simpatia la politica antioccidentale dei pasdaran, anche se poi oggi la gente è molto più attenta ai problemi interni del paese e il vero consenso viene dato a quei politici che si dimostrano capaci di risolverli, proponendo soluzioni alla crisi economica. L’attuale contrapposizione non sta portando un’ondata improvvisa di consensi ai pasdaran. Semmai chi già li sosteneva continua a farlo con maggiore determinazione. Il modo in cui si sono comportati i pasdaran è considerato normale, data la situazione. La politica di Trump sta spingendo gli iraniani dalla parte del governo. È stata la sua elezione ad aver mandato in fumo tutti gli sforzi per arrivare a un accordo sul nucleare con i paesi occidentali. Gli iraniani di norma tendono a criticare il loro governo e a considerarlo colpevole di tutti i mali, ma in questo caso considerano Trump e la sua politica la vera causa della situazione che stanno vivendo a livello internazionale.

Il presidente Rohani e il ministero degli Esteri Zarif hanno rilasciato dichiarazioni sullo stretto di Hormuz, che ne pensa?

Gli iraniani non ritengono lo stretto di Hormuz cosa loro, ma lo considerano uno strumento di cui servirsi in caso di necessità. In Iran, la forte presenza militare straniera nel Golfo è comunemente sentita come una potenziale minaccia, perciò il governo si serve di tutti i mezzi a disposizione per contenerla. Il controllo sullo Stretto è una delle carte che può giocare per difendere i propri interessi internazionali ed è normale che se ne serva. Il petrolio è una delle basi dell’economia iraniana: quando gli Usa mettono il petrolio iraniano sotto embargo e nessun altro paese protesta o difende Teheran, è normale che gli iraniani utilizzino la loro influenza sullo stretto di Hormuz per creare pressione sugli Usa e i loro alleati, con l’obiettivo di preservare il commercio del loro petrolio.

È stata data notizia delle 17 spie arrestate nel 2018 e condannate a morte e a lunghe pene detentive: secondo lei perché la notizia è stata data proprio in questi giorni?

Di norma in Iran non vengono diffuse notizie sulle operazioni dell’intelligence, a meno che non ci sia una necessità in politica interna o estera. In questo caso, il messaggio è rivolto all’estero, per far sapere che già prima di quest’ultima escalation l’Iran si era confrontato con le ingerenze straniere senza però alzare i toni.

 

La magistratura di Teheran ha arrestato l’antropologa franco-iraniana Fariba Adelkhah. La notizia è rimbalzata sui media iraniani?

Sì, ne hanno parlato il governo e la magistratura, ma non è stata resa nota l’accusa che ha portato all’arresto. Ancora una volta, la situazione economica fa sì che la gente sia presa dai problemi quotidiani e non abbia tempo ed energia per approfondire questo tipo di notizie: passano in secondo piano.

 

 

 

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Farian Sabahi (1967) è scrittrice, accademica e giornalista specializzata sul Medio Oriente e in particolare su Iran e Yemen, con un’attenzione particolare alle questioni di genere. Attualmente è lecturer in Politics and Religion alla John Cabot University di Romainsegna Relazioni internazionali del Medio Oriente all’Università della Valle d’Aosta. Qui trovate il curriculum Farian Sabahi_January 2019

Dopo il dottorato in Storia dell’Iran (sull’istruzione in Iran negli anni Sessanta e Settanta) presso la School of Oriental and African Studies di Londra, per il post-dottorato ha fatto ricerca sull’economia del petrolio in Iran (contratti buy-back) e per l’assegno di ricerca sulle zone di libero scambio nel Golfo persico. E’ stata docente a contratto all’Università di Ginevra, alla Bocconi di Milano, alla Sapienza di Roma e a Torino.

Il suo ultimo libro è Il bazar e la moschea. Storia dell’Iran 1890-2018 (Bruno Mondadori 2019).

 

Il suo memoir si intitola Non legare il cuore. La mia storia persiana tra due paesi e tre religioni(Solferino, 2018).

La video presentazione

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