REDAZIONE IL FATTO QUOTIDIANO 22 LUGLIO 2019, Caso Siri, Arata diceva: “Nel dl rinnovabili faccio mettere ciò che voglio”. Così aiutava l’ex sottosegretario: “Salvini ha chiamato a casa” +++ IMPORTANTE LA DIRETTA FACEBOOK DI DI MAIO

 

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 22 LUGLIO 2019

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GIUSTIZIA & IMPUNITÀ

Caso Siri, Arata diceva: “Nel dl rinnovabili faccio mettere ciò che voglio”. Così aiutava l’ex sottosegretario: “Salvini ha chiamato a casa”

Caso Siri, Arata diceva: “Nel dl rinnovabili faccio mettere ciò che voglio”. Così aiutava l’ex sottosegretario: “Salvini ha chiamato a casa”

Nell’informativa della Dia di Trapani depositata dai pm di Roma, le intercettazioni dell’imprenditore che si diceva fiducioso di un intervento per avere “norme di favore” per l’eolico in Sicilia. Da Gianni Letta a Berlusconi, fino al tentativo fallito con Mattarella: così si muoveva per dare a Siri un posto nel governo. E poi la telefonata al cardinale Burke per aiutare il figlio tramite Giorgetti

 

C’era il decreto sulle rinnovabili, in cui “facciamo mettere quello che vogliamo“.

Nello specifico, “norme di favore” sull’eolico, ma anche sul fotovoltaico.

E poi il biometano, fatto inserire nel contratto di governo tra Lega e Cinquestelle.

Così, secondo gli inquirenti, si muoveva l’imprenditore Paolo Arata “forte della provata disponibilità di Armando Siri“, come si legge nell’informativa della Dia di Trapani.

E per questo, secondo chi indaga, l’ex deputato di Forza Italia ed ex consulente della Lega per l’energia agiva affinché Siri “ottenesse un importante incarico” nel governo.

Tanto da coinvolgere anche Matteo Salvini.

Questo racconta lo stesso Arata il 23 maggio 2018 mentre parla con il figlio Francesco: “Ieri sera c’è stato Armando da noi, Di Maio vuole andare alle attività produttive”, dice. “E ci va sicuro, l’ha chiesto lui! Allora – aggiunge Arata – Salvini non sa dove mettere Armando (Siri, ndr.). Io gli ho detto che deve fare il viceministro con la delega dell’energia e lui lo ha chiesto a Salvini e Salvini ha chiamato anche casa nostra ieri“.

Conversazioni scritte nero su bianco nell’informativa depositata dai pm di Roma nell’ambito dell’inchiesta che vede Arata e l’ex sottosegretario del Carroccio accusati di corruzione.

 

 

 

VIDEO IN CUI PARLA DI MARIO — 1,28

Gli interessi: “Nel dl rinnovabili facciamo mettere quello che vogliamo”
Qualche giorno prima, il 17 maggio 2018, in un’altra conversazione con il figlio, Arata si vantava: “Ci mettiamo mano al 100% al decreto sulle rinnovabili, l’ho fatto bloccare. Facciamo mettere quello che vogliamo“.

Nello specifico, spiegano gli inquirenti, volevano “norme di favore rispetto ai loro investimenti siciliani condivisi con Vito Nicastri“, considerato vicino al super latitante Matteo Messina Denaro.

Nel settore dell’eolico, innanzitutto, ma “dobbiamo lavorarci un po’ bene anche sul fotovoltaico“, diceva sempre Arata, come si legge nelle carte in cui compare anche l’intercettazione chiave dell’inchiesta sul minieolico.

È un’altra frase pronunciata sempre da Arata parlando con il figlio Francesco e Manlio Nicastri il 10 settembre 2018: “Gli do 30mila euro perché sia chiaro tra di noi, io ad Armando Siri, ve lo dico…”.

È la prova, secondo chi indaga, della tangente proposta in cambio degli emendamenti contenenti disposizioni in materia di incentivi per il cosiddetto mini eolico. In particolare, l’approvazione di un emendamento che avrebbe fatto guadagnare a Nicastri circa un milione di euro, poi bloccato dall’opposizione del ministro Riccardo Fraccaro e del M5s.

Da Letta a Berlusconi, così Arata si muoveva per dare un ruolo a Siri
Quando Arata parla a maggio 2018, scrivono ancora gli inquirenti, era “fiducioso” nel fatto che Siri “avrebbe a breve ricoperto un rilevante incarico di governo“.

Anzi, per far sì che ciò avvenga, sarà lo stesso imprenditore ed ex consulente del Carroccio a muoversi, su “richiesta esplicita” del senatore leghista.

Arata, secondo quanto scrivono gli inquirenti nell’informativa, disse “al figlio di avere ‘sponsorizzato’, tramite Gianni Letta, SiriSilvio Berlusconi che lo aveva addirittura chiamato”.

Già dal mese di aprile, si legge a pagina 87, Arata spingeva la candidatura di Siri per un importante incarico governativo.

A tal fine oltre ad interessare ripetutamente Gianni Letta, Arata “ricorreva all’aiuto del cardinale Raymond Leo Burke, importante esponente della Chiesa cattolica” e, il 6 aprile del 2018, al telefono con il cardinale, “auspicava un intervento dell’alto prelato direttamente su Giancarlo Giorgetti in favore di Siri”, scrive chi indaga.

Il tentativo (fallito) di arrivare fino al presidente Mattarella
Arata, padre e figlio (Federico), tentarono anche di arrivare al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per sponsorizzare Armando Siri.

Per farlo provarono a utilizzare come contatto l’ambasciatore americano. Ma il tentativo fallì. “Nella serata del 17 maggio 2018, Federico Arata chiama il padre Paolo dicendogli senza mezzi termini – scrivono gli investigatori – che Armando Siri lo aveva chiamato poco prima chiedendogli di contattare l’ambasciatore americano in Italia (verosimilmente Lewis Micheal Eisenberg) affinché costui intervenisse sul presidente Mattarella per ‘sponsorizzarlo’ per un incarico governativo, poi aggiungeva che aveva provato a chiedere a cardinale Burke di avvicinare il suddetto ambasciatore, senza ottenere l’effetto sperato, atteso che il cardinale gli aveva riferito di non avere rapporti con quel diplomatico”.

La richiesta al cardinale Burke di aiutare il figlio tramite Giorgetti
Nell’attività di “sponsorizzazione” che Arata fece per fare ottenere ad Armando Siri un ruolo di governo, l’imprenditore avvicinò il cardinale statunitense Burke anche per un altro motivo.

“Arata auspicava in particolare un intervento dell’alto prelato – è detto nell’informativa – direttamente su Giancarlo Giorgetti in favore di Siri.

Nella medesima conversazione, Arata chiedeva al cardinale di intervenire anche in favore del figlio Federico, per fargli ricoprire l’incarico di viceministro al ministero degli Esteri“.

Arata parlando con Burke afferma: “Federico mi ha chiamato adesso da Dubai… di ricordarle se può fare quel famoso intervento su Giorgetti dagli Stati Uniti, ecco mi ricorda, ma lei non ha bisogno… di essere ricordato”.

Federico Arata firmerà alla fine un contratto con il Dipartimento programmazione economicasecondo il Corriere della Sera “assunto a palazzo Chigi dal sottosegretario  Giancarlo Giorgetti“.

Non ho mai lavorato con il sottosegretario Giorgetti a Palazzo Chigi. Il ruolo – replicò allora Federico Arata – era in iter come consulente esterno per le mie competenze in ambito economico e internazionale”.

 

Il tentativo di organizzare un incontro tra Giorgetti e Bannon
Paolo Arata provò poi a far incontrare il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio deL ministrO Giorgetti con l’ex consulente di Donald Trump, Steve Bannon.

E’ quanto si legge a pagina 114 dell’informativa della Dia di Trapani. “L’ulteriore conferma del fatto che Bannon aveva incontrato Armando Siri – scrivono gli investigatori – si otteneva da una chiamata che Paolo Arata faceva alla segretaria del sottosegretario Giorgetti.

Nella suddetta chiamata, tra le altre cose, Arata diceva alla segretaria di Giorgetti che avrebbe voluto far incontrare Steve Bannon con Giorgetti, prima del venerdì successivo, atteso che per quella data l’americano sarebbe andato via dall’Italia“.

“Gli dica a Giancarlo che si perde una cena tutta a base di tonno rosso -dice Arata – così lo facciamo ancora un po’ arrabbiare visto che lo stanno facendo arrabbiare i Cinquestelle“.

Interviene nella conversazione il figlio Federico: “Ma non è per incontrare me e perché più che altro poi l’americano venerdì riparte”.

L’altra intercettazione: “I politici come le banche, li usi e paghi”


Arata si sentiva “forte della provata disponibilità di Armando Siri“, scrivono gli inquirenti.

D’altronde, in un’altra intercettazione del settembre 2018, riferendosi secondo chi indaga sempre a Siri, diceva:

“Un po’ i politici li conosciamo, sono come le banche, li devi usare! E ogni volta che li usi, paghi, basta! Non è che c’è l’amico politico, non c’è l’amicizia in politica”.

Secondo l’impianto dell’inchiesta, Arata avrebbe “usato” Siri a più riprese. Come racconta al figlio mentre intercettato, scrivono gli inquirenti,  “grazie a Siri, appunto, avrebbero avuto la possibilità di far inserire nel prossimo decreto sulle rinnovabili norme di favore rispetto ai loro investimenti siciliani in quel settore come detto condiviso con Vito Nicastri“.

Si tratta dell’emendamento sull’eolico, favorevole alle aziende di Arata di cui Nicastri era socio occulto. Ma le mire dell’imprenditore erano più ampie: “Dobbiamo lavorarci un po’ bene anche sul fotovoltaico. Datemi qualche idea di cosa volete che venga messo dentro – diceva parlando al figlio del decreto sulle rinnovabili -. E facciamo mettere quello che vogliamo”.

“Facciamo approvare subito nel giro di un mese e lo mandiamo via”, concludeva.

pag. 39 dell’informativa della Dia di Trapani si legge poi di come Arata si rivolse a Siri “chiedendo ed ottenendo che nel contratto di governo tra Lega e Cinquestelle si parlasse di biometano, onde poter utilizzare tale argomento a proprio favore”. Un passaggio che effettivamente compare nel testo guida dell’esecutivo gialloverde.

 
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