DOMENICO MATTIA MATTA
In questa lirica di “Satura”, quarto tempo della produzione poetica montaliana, l’autore prende chiaramente le distanze dai poeti “ingaggiati”, come ironicamente definiva quanti facevano i rivoluzionari, i sessantottini, che lo avrebbero voluto dalla loro parte. Nella “Storia” scritta nel 1969, denuncia l’ottimismo degli storicisti, quindi dei rivoluzionari di “Vogliamo tutto e subito”, convinti di costruire a breve scadenza temporale un mondo di liberi ed eguali, quando afferma alla luce della sua esperienza umana, politica e culturale che la storia “si sposta di binario e la sua direzione non è nell’orario”.
Anticipava – forza della grande poesia – una verità, allora negata dagli impegnati nel progetto di radicale cambiamento della società – di cui oggi, a distanza di cinquanta anni, abbiamo la conferma dinanzi al dominio incontrastato del neoliberismo.
Montale si sentiva fuori dal flusso concreto della storia fino a definirsi un ectoplasma, presenza spettrale che tuttavia non ha mai dismesso l’habitus alla critica della società contemporanea.
Condannava il fanatismo, la superficialità, l’invadenza delle mode…Vi emerge il grande moralista, l’assertore della teologia negativa, vera costante della sua concezione del mondo, ribadita ancora nel “Piccolo testamento” della raccolta”La Bufera e altro”.
Sintomatici ed illuminanti i vv conclusivi:
“L’orgoglio
non era fuga, l’umiltà non era
vile, il tenue bagliore strofinato
laggiù non era quello d’un fiammifero”.