Ho votato”la Sinistra”, pur consapevole che difficilmente avrebbe superato il 4%. Del resto, rientra nella storia della sinistra radicale, non superare la quota di sbarramento, data la costitutiva incapacità a trovare il linguaggio e la pratica dell’unità. Hanno sempre prevalso liderismi, settarismi, l’habitus a credersi più puri, più coerenti, più rispondenti ai vari contesti senza interrogarsi mai con un minimo di autocritica e senso profondo di umiltà che ”i principi e la prassi politica” di chi milita a sinistra sono i valori omogenei e permanenti della storia: l’uguaglianza, la solidarietà, la tutela dell’ambiente, la difesa della pace, la coerenza ideale e pratica.Tutte le forze alla sinistra del Pd, partito dalle molte e contraddittorie identità, ma fondamentalmente perso da decenni alla causa anticapitalista, dai risultati delle elezioni politiche dello scorso anno e alle europee di maggio, faticano ancora ad apprendere la lezione.
Ha ragione Montanari a parlare di rifondazione partendo dalla motivazione al voto di vasti strati popolari che disertano le urne, perché traditi da chi dovrebbe difenderli. Infatti ad astenersi sono per lo più i delusi dalla logiche divisive di quanti predicano a parole la necessità dell’unità, per poi smentirsi ripetutamente nei comportamenti individuali e nelle scelte concrete a ogni tornata elettorale. Potere al popolo, Comunisti italiani, Verdi insieme alla Sinistra – capisco che non si tratta di una sommatoria purchessia e che il processo per l’unità è lavoro di lunga lena – tuttavia se prevale il principio concreto del dialogo, dell’unità, come unica strada per uscire dalla condizione di minorità e di marginalità ed eleggere propri rappresentanti nelle istituzioni, possiamo risalire la china.
La rifondazione della Sinistra è un lavoro in progress, ma da almeno trent’anni, manchiamo alla sfida, per l’aggressività e l’invadenza del neoliberismo che trova sempre nuovi narcotici per addormentare le moltitudini, per la mancanza d’un pensiero critico ed antagonista ai disvalori della globalizzazione, per il narcisismo e la corta vista di noi, inclini più alla rassegnazione che alla lotta ed alla tensione al cambiamento ….