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Edith Bruck: Primo Levi era come un fratello
01
MAG
2017
22:06 – NEMONEMO – PERSONAGGI
“””…< […] …Primo Levi… quattro giorni prima di morire mi telefonò > D. Cosa le disse ? R.< “Non ce la faccio più, Edith. Non ce la faccio più. Ormai scrivo al buio, accanto a mia madre cieca e riversa nel letto”. Era dolorosamente colpito dalle affermazioni negazioniste. Di chi diceva che c’ eravamo inventati tutto. “Capisci”, diceva. “A che serve tutto quello che abbiamo testimoniato ?>. D. Cosa ne pensa della sua morte ? R.< Non aveva il diritto di suicidarsi. Io penso che la nostra vita non appartiene solo a noi ma anche alla nostra storia. A coloro che ci sono accanto. Quando il cognato mi diede la notizia per telefono, smisi di mangiare e cominciai a urlare. No, non aveva il diritto. Ero disperatamente arrabbiata >. […] < C’è una rabbia profonda e impotente verso Dio. Dov’era quando accadeva l’ orrore estremo? E provo rabbia per tutto quello che sta accadendo oggi. L’ uomo non impara dai suoi errori e questo mi fa impazzire. Cosa deve ancora succedere? Possibile che siamo così ottusi e incorreggibili? Diventiamo nuovamente razzisti, fascisti, nazisti! A cosa serve la memoria in un mondo smemorato? > D.Dio è un orizzonte totalmente precluso ?R. No, le mie origini non sono passate invano. C’è un Dio tutto mio che prego cercando le risposte che non ho avuto. È anche quello un modo di tornare alla fonte dei miei pensieri mai espressi, e desideri mai realizzati >. D. È un’ interrogazione che l’ ha portata dove ? < A non odiare. L’ odio chiama solo odio>.
dall’ intervista di Antonio Gnoli a Edith Bruck ,Straparlando, ‘Robinson’ la Repubblica di Domenica 30 Aprile 2017.