roberto rododendro ( dal suo facebook )
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Disperazione
Questa notte non ci sei
ci sono tutte le puttane del mondoSta zitta!
Con occhi di vetro
guardami
trasparenti e lucidiApri le gambe
e sappimi amare
come fanno gli animali
fino a perdersi.
L’uomo col sigaro in bocca
L’uomo col sigaro in bocca
cammina strade metropolitanee rombano le auto
lampeggiano i semafori
urlano i clacson
esplodono i gasveste un doppiopetto grigio
e non sa dove va
se non che va
sempreNon ha figli
non ha casa
non ha nessunoIl suo viso non ha espressione
mentre rigira il sigaro in bocca
e non l’accende mai.
Roberto Rododendro
La farfalla di novembre
Amo la farfalla bizzarra
che cigola stanca sui fioriali diafane
come anche il sole
lasciano voli
sempre più breviAmo la rondine sbadata
che ha scordato di migrarele piume pesanti di brina
trema impazzita pigolando
sola senza un richiamo
nel nido sul mio solaioIo vivo in un paese
ai margini della città
nel borgo vecchio
che nulla ha di anticonon ha nobiltà
non ha saggezza
solo mura tirate su a fango
solo vecchi senza ricordiNoi ci riconosciamo in comune
la paura di scappare
superato il tempo della speranza
senza accettare di morire.
Roberto Rododendro
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Belle queste poesie di Roberto, che esprimono un profondo senso di solitudine. Chi ha lasciato il paese dove è nato e cresciuto mantiene comunque un senso di spaesamento nei confronti dei “nuovi” luoghi che comunque vive.
et voila, un’altra del tempo che fu….
l’allegra bettola
I vecchi stanchi si succhiano le dita
e piangono lacrime di sogni
Lasciatemi
tra queste tazze di vino buono
suonerò il blues della solitudine
con le corde della mia gola riarsa
A questo tavolo
il fiore della noia sempre ritto
colora di viola appassito
Gettate fiori di vita
lontano contro la notte
Grideremo le nostre frasi tristi
incise su tovaglie sporche
usciremo tra fiori di ceralacca
trombe sfiatate e visi smorti
Aprirò il mio cuore di ebbro
ai vostri dolori di morti nel tempo.
se non sbaglio, questa, insieme ad altre vinse anche un buon premio letterario che mi fruttò nel 1963, si, penso proprio il ’63, ben lire 200.000 mica poco per l’epoca! Che io avevo destinato per fare un viaggio a parigi ( ci stava tutto, all’epoca) invece… ahimè, Urbino/Pesaro: una fiat 600 in affitto, invece di schiacciare il freno schiaccio l’acceleratore: due pali della luce centrati .. e i 200.000 ..andati!
Però malgrado tutto non resti triste a lungo (“esticazzi” disse l’inglese in spagnolo ) e la sera ne uscirono tre versi per la ragazza che era con me:
Tu in Urbino
Tra queste mura d’intonaco antico
ho incontrato
assurde sembianze di idolo.
Qui la memoria s’annebbia: probabilmente era solo un abbozzo, ma, per circostanze che ora non sto a spiegare, rimase sempre così.
venuto in mente il concorso. premio S. Domenichino : esiste ancora!