ANSA.IT — 30 APRILE 2019
Venezuela, Guaidò chiama alla rivolta
Ministero informazione, ‘respingiamo tentativo di golpe’
Venezuela: il leader dell’opposizione Juan Guaidó ha lanciato un appello ad una rivolta militare in Venezuela in un breve video nel quale appare in una base aerea a Caracas circondato da soldati pesantemente armati. Al suo fianco l’attivista Leopoldo Lopez, già agli arresti domiciliari, che ha annunciato di essere stato liberato dalle forze armate.
https://youtu.be/gBKTLjQZwQM
E blindati dell’esercito venezuelano hanno investito i dimostranti antigovernativi a Caracas: lo mostrano le immagini della Bbc. Uno dei blindati spara con il cannone ad acqua, circondato dalla folla, poi avanza, investendo almeno un dimostrante. Un altro blindato ha fatto la stessa cosa poco distante. Gli scontri si stanno svolgendo nei pressi della base militare di La Carlota.
“Abbiamo parlato con i nostri alleati nella comunità internazionale – ha scritto ancora su Twitter Juan Guaidò dopo aver chiamato i militari a unirsi alla rivolta contro il presidente Maduro – e abbiamo il loro forte sostegno per questo irreversibile processo di cambiamento nel nostro Paese. L’Operazione Libertà è iniziata e resisteremo fino a raggiungere un Venezuela libero”.
“Informiamo il popolo del Venezuela che in questo momento stiamo affrontando e neutralizzando un ridotto gruppo di militari traditori che hanno occupato il Distributore Altamira” (il principale accesso alla città) “per promuovere un colpo di Stato contro la Costituzione e la pace della Repubblica”, ha scritto su twitter il ministro dell’Informazione di Nicolas Maduro, Jorge Rodriguez. “A questo tentativo si è unita l’ultradestra golpista e assassina, che ha annunciato il suo piano violento da mesi. Chiamiamo il popolo alla massima allerta”.
Nicolas Maduro ha dichiarato che tutti i comandanti militari del Paese gli “hanno espresso la loro totale lealtà”, e ha chiesto “nervi d’acciaio” e una “mobilitazione popolare” per “assicurare la vittoria della pace” nel Paese. I comandanti di tutte le aree territoriali del Paese – ha detto – “mi hanno espresso la loro totale lealtà nei confronti del Popolo, della Costituzione e della Patria. Chiedo la massima mobilitazione popolare per assicurare la vittoria della Pace. Vinceremo”, ha twittato.
Gas lacrimogeni sono stati lanciati sui manifestanti in autostrada, vicino alla base. Il centro della rivolta guidata da Guaidò e da Lopez, è il distributore Altamira, uno svincolo di accesso alla città che si trova vicino alla base militare di La Carlota. Alcuni manifestanti si sono impadroniti di due autoblindo che hanno messo di traverso sulla strada. Secondo i media ufficiali, un gruppo ha cercato di penetrare nella base militare, ma l’operazione non avrebbe avuto successo.
Il vicepresidente del Partito socialista unito del Venezuela (Psuv), Diosdado Cabello ha invitato tutti i chavisti a recarsi al Palazzo presidenziale di Miraflores per difendere la Costituzione ed il presidente Nicolas Maduro. “Stiamo sventando un tentativo di golpe di un piccolo gruppo dell’ultradestra appoggiato da ex militari, da pochi elementi dei servizi di intelligence Sebin e dell’esercito bolivariano”.
“Non appoggeremo un colpo di Stato in Venezuela”: è la posizione di Madrid, tra i primi paesi a riconoscere Guaidò come presidente ad interim, che di fronte all’appello del leader dell’opposizione venezuelano ad una rivolta delle forze armate invita ad “evitare uno spargimento di sangue”. “Sosteniamo un processo democratico pacifico” e chiediamo “l’immediata convocazione delle elezioni”, ha detto la portavoce di Pedro Sanchez Isabel Celaa.
Il ministro della Difesa e comandante in capo della Forza armata nazionale bolivariana (Fanb) ha assicurato via Twitter che la situazione nel Paese è sotto controllo e che gli autori della rivolta sono “vigliacchi” che si sono alzati contro la Costituzione. La Fanb, ha aggiunto, si mantiene ferma a difesa della Costituzione e delle sue autorità legittime. Tutte le unità militari dispiegate nelle otto regioni del Paese riportano una situazione di normalità nelle caserme sotto la guida dei loro comandanti naturali.
ANSA.IT /EUROPA – 30 APRILE 2019
Venezuela: Ue ribadisce, trovare soluzione pacifica a crisi
Seguiamo evoluzione sul terreno ma per il momento no comment
BRUXELLES – “Visto che le informazioni sugli sviluppi in Venezuela stanno arrivando in questo momento, seguiamo l’evoluzione sul terreno, e preferiamo non commentare. Ribadiamo però la nostra posizione sulla necessità di trovare una soluzione pacifica e politica alla crisi in Venezuela, attraverso elezioni eque”. Così una portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna incalzato dai giornalisti.
IL FATTO QUOTIDIANO DEL 30 APRILE 2019
Venezuela, blindati di Maduro contro i manifestanti pro-Guaidò. Presidente assemblea nazionale: “Fine usurpazione”
Nel video diffuso dalla Bbc, si vedono i mezzi antisommossa che si lanciano contro la folla travolgendo le persone, alcune delle quali rimangono a terra. Il governo aveva annunciato già in mattinata di aver intrapreso azioni contro un gruppo di militari traditori, dopo che Guaidò aveva chiesto a militari e società civile di mobilitarsi per la “cessazione definitiva dell’usurpazione”. Ministro della Difesa: “Pronti a usare le armi”
Blindati dell’esercito di Caracas lanciati contro i manifestanti pro-Guaidò, a Caracas, dopo una giornata di scontri tra le forze governative e i ribelli fedeli al presidente dell’Assemblea nazionale che dalla base militare di La Carlota, alle porte della città, dove è asserragliato, ha chiamato la Nazione a rivoltarsi contro il regime di Nicolas Maduro. Nel video diffuso dalla Bbc, si vedono i mezzi antisommossa che si lanciano contro la folla travolgendo le persone, alcune delle quali rimangono a terra. Il governo aveva annunciato già in mattinata di aver intrapreso azioni contro un gruppo di militari traditori, dopo che Guaidò aveva chiesto a militari e società civile di mobilitarsi per la “cessazione definitiva dell’usurpazione”: i comandanti di tutte le aree territoriali del Paese “mi hanno espresso la loro totale lealtà nei confronti del Popolo, della Costituzione e della Patria. Vinceremo”, aveva dichiarato Maduro. Fino alle 12 di martedì, le 18 italiane, si erano registrati solo alcuni spari e lancio di lacrimogeni a cui avevano risposto i soldati schierati con l’autoproclamato presidente ad interim, che indossano un fazzoletto blu a copertura del viso, e alcuni manifestanti con lancio di pietre. Il ministro della Difesa, generale Vladimir Padrino Lopez, aveva assicurato che nelle basi “la situazione è sotto controllo”, anche se poi, durante un collegamento tv, ha dichiarato: “Se dovremo usare le armi, le useremo“, aggiungendo che Guaidò sarà “responsabile” di “tutti i morti che ci saranno. Qui si stanno cercando i morti, lo spargimento di sangue nelle strade di Caracas, ma nel resto del paese tutto è nella completa normalità”. Intanto, Guaidò su Twitter ha annunciato che la rivolta non si fermerà fino a quando non sarà rovesciato il governo Maduro: “L’Operazione Libertà è cominciata, resisteremo fino a quando non avremo un Venezuela libero. Abbiamo parlato con i nostri alleati della comunità internazionale, abbiamo il loro sostegno in questo processo irreversibile per cambiare il nostro paese”.
UN VIDEO DI 45 SECONDI CHE MOSTRA I BLINDATI CHE INVESTONO I MANIFESTANTI –NEL LINK DEL GIORNALE ALL’INIZIO DI QUESTO ARTICOLO
Quello che Maduro ha immediatamente definito “un tentativo di golpe” è iniziato all’alba, quando Guaidó ha ordinato ai propri uomini e ottenuto la liberazione dello storico oppositore del regime, Leopoldo Lopez, dopo aver esortato militari e popolazione civile a scendere in strada. Intanto, Facebook e Twitter sono stati bloccati in tutto il paese. Il comandante della base de La Carlota, il generale Alexis Rodriguez Cabello, ha anche dichiarato in tv che la presenza di alcuni membri della Forza armata nazionale bolivariana (Fanb) con Guaidò “è stata il frutto di un inganno. Hanno fatto credere ad alcuni militari di rango minore che sarebbero usciti per una missione speciale“. Molti di essi, sostiene il generale, “quando hanno visto la realtà sono rientrati nella base aerea”. Nessuna altra zona della città o del Paese è al momento interessata da scontri.
VIDEO DI 1,38 minuti IN CUI SI SENTE LA POLIZIA SPARARE –NEL LINK DEL GIORNALE ALL’INIZIO DI QUESTO ARTICOLO
Poco dopo l’annuncio di Guaidò, il ministro della Comunicazione di Maduro, Jorge Rodriguez, ha scritto su Twitter: “Informiamo il popolo del Venezuela che in questi momenti stiamo affrontando e sconfiggendo un ridotto gruppo di militari traditori che sono posizionati nel distributore Altamira (uno svincolo di accesso alla città che si trova vicino alla base militare di La Carlota, ndr) per condurre un colpo di stato contro la Costituzione e la pace della Repubblica”. E ha poi aggiunto: “A questo tentativo si è unita l’ultradestra golpista e assassina, che ha annunciato la sua agenda violenta da mesi. Chiediamo al popolo di mantenersi in allerta massima per sconfiggere il tentativo di golpe e tutelare la pace. Vinceremo”.
Subito dopo, i militari di Maduro hanno dato inizio all’azione contro i ribelli del regime, lanciando gas lacrimogeni contro i manifestanti concentrati vicino alla base aerea di La Carlota. Secondo i media ufficiali, un gruppo ha cercato di penetrare nella base militare, ma l’operazione non avrebbe avuto successo. Alcuni manifestanti si sono impadroniti di due autoblindo che hanno messo di traverso sulla strada.
Il ministro della Difesa, però, cerca di trasmettere calma tra la popolazione comunicando che “tutte le unità militari dispiegate” in Venezuela “riferiscono normalità nelle sedi e basi militari”. Sul fatto che alcuni dei militari siano passati tra le fila di Guaidò, Lopez ha dichiarato che si tratta di “alcuni codardi. Resteremo fermi in difesa dell’ordine costituzionale e della pace della Repubblica, assistiti come siamo da legge, ragione e storia. Leali sempre, traditori mai”
La nuova tensione nel Paese è finita anche sulla scrivania di Vladimir Putin che ha discusso della situazione con il Consiglio di sicurezza russo, come riferisce il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. “Grande attenzione – ha detto – è stata prestata alla situazione in Venezuela alla luce delle notizie in arrivo di un tentativo di colpo di Stato nel Paese”. La Russia era stata criticata dagli Stati che hanno manifestato il proprio appoggio a Guaidò, compresi gli Usa, per il suo sostegno a Maduro e la scelta di inviare gli aerei di Mosca, con un centinaio di militari e 35 tonnellate di materiali a bordo, all’aeroporto Maquetià, poco fuori Caracas. Gli specialisti militari russi di stanza in Venezuela, però, non interverranno negli eventi in corso a Caracas, ha dichiarato l’ambasciata russa nel Paese sentita da Interfax: “Non sono il tipo di militari che conducono azioni di combattimento”, hanno specificato.
Anche la Casa Bianca sta “monitorando la situazione in corso”, ha comunicato la portavoce Sarah Sanders. Il segretario di Stato statunitense, Mike Pompeo, ha poi ribadito l’appoggio americano all’operazione lanciata dal presidente dell’Assemblea: “Oggi il presidente ad interim, Juan Guaidò, ha annunciato l’inizio dell’Operazione libertà. Il governo degli Stati Uniti appoggia pienamente il popolo venezuelano nella sua ricerca di libertà e democrazia. La democrazia non può essere sconfitta. #EstamosUnidosVE”.
John Bolton, consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, sempre su Twitter ha ribadito che “l’esercito deve proteggere la Costituzione e il popolo. Deve stare dalla parte dell’Assemblea nazionale e delle legittime istituzioni contro chi usurpa la democrazia”. Il Dipartimento di Stato ha inoltre lanciato un’allerta per tutti i cittadini americani invitandoli a non recarsi in Venezuela dove, tra le altre cose, rischiano anche la detenzione. Per i residenti nel Paese sudamericano non è previsto al momento alcun piano di evacuazione, ma l’appello è quello di partire immediatamente con i voli commerciai che restano per ora disponibili.
Il primo parziale dietrofront tra i sostenitori di Guaidò è stato compiuto dalla Spagna, tra i primi Paesi a riconoscerlo come presidente ad interim. “Non appoggeremo un colpo di Stato in Venezuela”, ha detto la portavoce di Pedro Sanchez, Isabel Celaa. L’appello del leader dell’opposizione venezuelano a una rivolta delle forze armate non è piaciuto a Madrid che ha invitato a “evitare uno spargimento di sangue”: “Sosteniamo un processo democratico pacifico” e chiediamo “l’immediata convocazione delle elezioni”, ha concluso Celaa.
Numerose anche le dichiarazioni di appoggio a Guaidò, a partire da Luis Almagro, segretario generale dell’Organizzazione degli Stati americani, che su Twitter ha scritto di essere felice per “l’adesione dei militari alla Costituzione e al presidente incaricato del Venezuela, Juan Guaido. È necessario il massimo appoggio al processo di transizione democratica in forma pacifica”.
Anche il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha scritto sul social network che “oggi, il 30 aprile, segna un momento storico per il ritorno della democrazia e della libertà in Venezuela, che il Parlamento europeo ha sempre appoggiato. La liberazione del premio Sacharov, Leopoldo Lopez, dai militari nel rispetto della Costituzione è una gran notizia”.
Alessandro Di Battista ha invece lanciato un appello ai paesi europei: “Evitino di appoggiare l’ennesimo tentativo di golpe in Venezuela – ha dichiarato – Lo schema è sempre lo stesso: chi nazionalizza l’industria petrolifera diventa il nemico numero uno delle multinazionali del petrolio straniere. È successo in Libia e oggi succede in Venezuela”.
Dalla parte del presidente venezuelano si è schierato il suo omologo boliviano, Evo Morales, che ha espresso appoggio a Nicolas Maduro di fronte a quello che ha definito “un tentativo di colpo di Stato”. “Condanniamo energicamente il tentato colpo di Stato in Venezuela da parte della destra che risponde a interessi stranieri”, ha scritto Morales sul suo account Twitter. Tuttavia, il presidente boliviano confida nel fatto che la “valorosa Rivoluzione Bolivariana”, con Maduro ai suoi vertici, riesca ad imporsi “contro questo nuovo attacco” imperialista.