REPUBBLICA DEL 18 APRILE 2019 — pag. 26
L’AMACA
IL LAVORO MAL FATTO
Michele Serra
Inetturbini romani che aiutano un ambulante a versare olio esausto in un tombino sono la conferma (ennesima) che niente cambia, e tutto si ripete, se si continua a credere che sia “il Palazzo” l’origine di ogni male. Il Palazzo non merita tanto onore. Quei due sciagurati in divisa comunale erano probabilmente al lavoro (si fa per dire) già con Marino, e con Alemanno, e prima ancora. E se un video volante non li avesse inquadrati mentre avvelenano Roma invece di curarla, rimarrebbero al loro posto in eterno, anche quando Raggi avrà ceduto il Campidoglio ad altri, ugualmente prodighi di promesse e ugualmente incapaci di realizzarle: perché con truppe di quel livello, nemmeno Cesare avanzerebbe di un metro.
Si è detto milioni di volte, e in milioni di modi – tutti comunque inutili – che tra il lavoro mal fatto e quello ben fatto c’è la distanza che separa il malessere dal benessere: degli individui e delle comunità. Non è retorica, è così che funziona il mondo. Il popolo lagnoso e irresponsabile che siamo diventati (essendo già vocati per il ruolo) trova formidabile glissare sulle proprie incapacità, o le proprie furbizie, sputando addosso al governo di turno, eletto con i suoi voti, e preparandosi a sputare sul successivo, sempre eletto con i suoi voti.
Quanto alla propria fellonia o cialtroneria, si troverà sempre un alibi, e un Cobas pronto a sostenere che la colpa, se un netturbino sversa veleno a capocchia, è che non si fanno i corsi di aggiornamento. Per colpa del Palazzo
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