FEDERICO PETRONI, LIMES ONLINE DEL 16 APRILE 2019 :: LE CINQUE NOTIZIE PIU’ INTERESSANTI DI OGGI :: TRUMP/ UE -VENEZUELA –CINA CONTRO ERICSSON –AUSTRALIA / SUD-EST ASIATICO –RUSSIA IN CENTRAFRICA

 

LIMES ONLINE DEL 16 APRILE 2019

http://www.limesonline.com/notizie-mondo-oggi-16-aprile-trump-ue-accordo-commerciale-negoziati-agricoltura-venezuela-cina-guaido-5g-ericsson/112142

 

 

Le 5 notizie più interessanti di oggi

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Il riassunto geopolitico del 16 aprile.

di Federico Petroni


TRUMP-UE

Nel giorno in cui i paesi membri dell’Ue hanno dato mandato alla Commissione di negoziare con gli Stati Uniti un accordo commerciale solo sui prodotti industriali, Donald Trump ha detto che pretende di includere nelle trattative anche i prodotti agricoli. Pena l’introduzione di dazi sull’import di automobili. Nella sua minaccia, il presidente ha citato esplicitamente la tedesca Mercedes-Benz.

Perché conta: Questi commenti sono stati rilasciati durante un appuntamento pubblico in Minnesota, dunque vanno inseriti nella retorica con cui l’inquilino della Casa Bianca cerca di venire incontro al proprio elettorato; non caso ha menzionato il deficit commerciale verso l’Ue (169 miliardi di dollari). Tuttavia, il riferimento diretto alla Germania echeggia l’attuale fissazione Usa per la Repubblica Federale, cui va impedito di rendersi autonoma appoggiandosi all’Ue. Inoltre, la determinazione a inserire l’agricoltura nei negoziati non ha solo ragione elettorale, ma è uno schiaffo alla Francia, che era riuscita a ottenere l’esclusione di questo argomento. Berlino è senza dubbio il bersaglio strategico Usa in Europa assieme alla Russia; l’opposizione a Parigi è molto meno intensa e ha natura esclusivamente tattica. Tuttavia, nel mirino di Washington ora c’è il tentativo delle due sponde del Reno di portare avanti l’integrazione dell’Ue ed è dunque necessario colpire anche le posizioni francesi.


VENEZUELA

Su Bloomberg, il capo delle opposizioni e autoproclamato presidente del Venezuela Juan Guaidó ha chiesto alla Cina di smettere di sostenere il regime di Maduro in nome del petrolio. La Repubblica Popolare è il maggiore acquirente di oro nero e il Venezuela il paese che ne ha maggiori riserve al mondo.

Perché conta: Difficilmente Pechino lo farà finché non percepirà Maduro come prossimo al collasso. Al momento niente fa pensare che siamo così vicini all’epilogo, anzi. Peraltro, molto più della necessità di rientrare dei numerosi investimenti fatti in Venezuela o dell’approvvigionamento di greggio, agli occhi cinesi il paese latinoamericano conta per la possibilità di rendere pan per focaccia agli Usa nei Caraibi per le azioni di disturbo di Washington nel Mar Cinese Meridionale, percepito come sfera d’influenza esclusiva. Con Guaidó al potere il rapporto con Pechino verrebbe immediatamente declassato da strategico a puramente economico. Già oggi, ancora con Maduro in sella, il Pentagono sta studiando piani per impedire a Russia e Cina l’accesso indisturbato al Venezuela.

Per approfondire [anteprima dal #nuovoLimes]Per la Cina l’Orinoco non è più l’Eldorado


CINA CONTRO ERICSSON

Le autorità cinesi hanno aperto un’inchiesta per pratiche monopolistiche contro l’azienda tecnologica svedese Ericsson.

Perché conta: È la seconda volta che una grande impresa straniera finisce nel mirino dell’antitrust di Pechino; era capitato nel 2015 con la statunitense Qualcomm. Ma è la prima da quando la battaglia sul 5G ha acquisito rilievo geopolitico, in una sorta di risposta asimmetrica alla campagna anti-Huawei degli Usa, fra cui rientra l’arresto della vicepresidente della compagnia cinese in Canada. Ericsson, peraltro, è diretta concorrente di Huawei: ha la quota più corposa del mercato mondiale delle infrastrutture delle telecomunicazioni ed è (di poco) seconda solo all’azienda cinese in termini di standard tecnici per il 5G. Il tutto accade mentre gli Usa rinnovano le pressioni sugli europei per bandire Huawei – pressioni che potrebbero presto interessare la Polonia, che si era detta disposta ad accodarsi agli americani salvo fare retromarcia in queste ore. In realtà, l’unico modo per affrancare gli europei dalla tecnologia cinese è offrire loro un’alternativa concreta. Ed è ciò che Washington sta provando a fare accelerando i piani della Federal Communications Commission per lanciare il 5G in patria.

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CAVI PACIFICI

L’azienda di Singapore H2 Cable e la statunitense SubCom realizzeranno un collegamento Internet sottomarino fra Hong Kong, Sydney e Los Angeles, allacciando potenzialmente anche Taiwan, Papua Nuova Guinea, Salomone, Guam e Hawaii.

Perché conta: Oltre a rappresentare la crescente sete di connessione dell’Australia al Sud-Est Asiatico (è stato da poco inaugurato anche un cavo tra Perth e la stessa Singapore), a fini strategici conta più l’evidente intenzione di Canberra e Washington di evitare che Pechino guadagni influenza nel Pacifico meridionale. Un’area che la Repubblica Popolare ha identificato come uno dei tre “passaggi economici blu” da legare alla terraferma. I collegamenti Internet sono usati da tutte le potenze a scopo spionistico per intercettare i dati altrui e diventa necessario impedire al rivale di intelaiare gli oceani con proprie infrastrutture. La stessa Huawei si era offerta per costruire un cavo tra Papua e le isole Salomone, suscitando l’irata reazione del governo australiano. Non è difficile scorgere in questa iniziativa commerciale una reazione australo-americana.

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RUSSIA IN CENTRAFRICA

Il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato l’invio di 30 soldati nella Repubblica Centrafricana a sostegno della missione Onu di peacekeeping, Minusca.

Perché conta: Mosca sta tornando a penetrare in Africa con discrezione ma persistenza. I suoi sforzi si concentrano tra Eritrea (dove sta realizzando un centro logistico portuale), i due Sudan e, appunto, Centrafrica. Assieme alla costante della vendita di armi, in quest’ultimo paese la Russia ha inviato decine – secondo alcuni, centinaia – di mercenari per addestrare le milizie locali e garantire la sicurezza di importanti giacimenti minerari. Peraltro, in giornata il Cremlino ha riconosciuto il cambio della guardia avvenuto nel fine settimana in Sudan, al contrario di molti altri paesi che si sono schierati al fianco dei manifestanti nel chiedere ai militari di avviare una transizione civile. L’amministrazione Trump ha da poco annunciato di aver messo la competizione per l’influenza con Russia e Cina al centro di una nuova strategia per l’Africa: Pechino e Mosca non conquisteranno il continente, ma gli Stati Uniti non sembrano dotati delle risorse e soprattutto dell’attenzione per opporsi davvero alla penetrazione dei loro rivali.

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