IL FATTO QUOTIDIANO DEL 10 APRILE 2019
Elezioni in Israele, maggioranza dei seggi a coalizione di centrodestra: Netanyahu è a un passo dal quinto mandato
Nessun altro partito è andato in doppia cifra nel numero di seggi. Con cinque partiti di destra e i religiosi ultra-ortodossi che hanno ottenuto circa 32 seggi insieme, Netanyahu potrebbe formare un governo simile alla sua attuale coalizione di destra, con ben 65 seggi. Dall’altro lato, quattro partiti di sinistra e arabi hanno raccolto soltanto 55 seggi
Solo 14.000 voti separano i due principali contendenti in Israele. Il primo ministro uscente Benjamin Netanyahu e il suo sfidante l’ex generale Benny Gantz con circa il 95% dei voti scrutinati sono testa a testa. Il Likud e Blue e White sono alla pari, ma il blocco di destra ha un chiaro vantaggio e Netanyahu si prepara al suo quinto mandato da premier. Con oltre quattro milioni di voti contati a partire dalle 8 del mattino, il Likud si è imposto al 26,27% dei voti, o 35 seggi su 120 posti – il miglior risultato del partito dopo le elezioni del 2003 (quando ebbe 38 seggi sotto Ariel Sharon).
Nel frattempo il principale rivale di Likud nelle elezioni, il partito Blu e Bianco guidato da Benny Gantz e Yair Lapid, ha ottenuto il 25,94% dei voti, che valgono comunque 35 seggi. In numeri reali, solo circa 14.000 voti hanno separato i due maggiori partiti.
Nessun altro partito è andato in doppia cifra nel numero di seggi. Con cinque partiti di destra e i religiosi ultra-ortodossi che hanno ottenuto circa 32 seggi insieme, Netanyahu potrebbe formare un governo simile alla sua attuale coalizione di destra, con ben 65 seggi.
Dall’altro lato, quattro partiti di sinistra e arabi hanno raccolto soltanto 55 seggi. Il terzo e il quarto posto sono andati ai partiti ultra-ortodossi Shas e United Torah Judaism, con rispettivamente il 6,10% (8 seggi) e il 5,90% (8 posti).
Al quinto posto il partito arabo Hadash-Ta’al con il 4,61% o sei posti.
Il partito laburista, storicamente dominante, si è schiantato al sesto posto con il 4,46% (sei seggi), per il Labour è il peggior risultato nei suoi 71 anni di storia.
Con cinque seggi ciascuno sono passati Yisrael Beytenu (con il 4,15%) dell’ex ministro Avigdor Lieberman e l’Unione dei partiti di destra (3,66%).
Nel frattempo la sinistra libertaria di Meretz (3,64%), il partito centrista Kulanu (3,56%) e il partito arabo Ra’am-Balad (3,45%) hanno ottenuto quattro posti ciascuno.
Uno sviluppo shock invece, il New Right Party, guidato da Naftali Bennett e Ayelet Shaked, sembrava aver fallito superare la soglia elettorale del 3,25%, guadagnando appena il 3,14% dei voti.
Un’altra sorpresa è stato Zehut di Moshe Feiglin, che era cresciuto nei sondaggi nelle ultime settimane, con i sondaggi che gli assegnavano da 6 a 8 seggi. Alla fine, il partito di estrema destra a favore della legalizzazione pro-marijuana ha avuto il solo 2,53% ed è rimasto fuori dalla Knesset. Non ce l’ha fatta nemmeno il Ghesher di Orly Levy-Abekasis, con l’1,75%.
I risultati non sono ancora definitivi, ci sono decine di migliaia di schede ancora da contare. Solo nel pomeriggio la Commissione elettorale rilascerà i dati ufficiali. Resa nota l’affluenza che è stata del 67,8%, in calo rispetto al 2015, quando aveva votato il 71,8% degli aventi diritto. Nella notte, Netanyahu ha parlato di “vittoria enorme” e di un “traguardo inimmaginabile”. Il nuovo Parlamento si insedierà il 23 aprile.