IL TROVATORE DI GIUSEPPE VERDI –1853 AL TEATRO APOLLO DI ROMA — — DUE ARIE :: TACEA LA NOTTE PLACIDA, DAL SOPRANO ANNA NEBRENKO— STRIDE LA VAMPA DAL MEZZOSOPRANO –bravissima — Anita Rachvelishvili + LA TRAMA DELL’OPERA IN BREVE E PIU’ ESTESA

 

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19 gennaio 1853 Al teatro Apollo va in scena la Prima del Trovatore di Giuseppe Verdi–SOPRA: SCENE DELLA PRIMA

 

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Il Trovatore, Act I Scene 2: Tacea la notte placida

 

Testo

Tacea la notte placida
e bella in ciel sereno
la luna il viso argenteo
mostrava lieto e pieno…
Quando suonar per l’ aere,
infino allor sì muto,
dolci s’ udiro e flebili
gli accordi di un liuto,
e versi melanconici
un Trovator cantò.

Versi di prece ed umile
qual d’ uom che prega Iddio
in quella ripeteasi
un nome… il nome mio!
Corsi al veron sollecita…
Egli era! egli era desso!…
Gioia provai che agli angeli
solo è provar concesso!…
Al core, al guardo estatico
la terra un ciel sembrò.

 

 

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Ruoli

  • Il conte di Luna, giovane gentiluomo aragonese (Baritono)
  • Leonora, dama di compagnia della Principessa d’Aragona (Soprano)
  • Azucena, zingara della Biscaglia (Mezzosoprano)
  • Manrico, – il Trovatore – presunto figlio di Azucena (Tenore)
  • Ferrando, capitano degli armati del Conte di Luna (Basso)
  • Ines, confidente di Leonora (Soprano)
  • Ruiz, soldato al seguito di Manrico (Tenore)
  • Un vecchio zingaro, (Basso)
  • Un messo, (Tenore)
  • Compagne di Leonora e religiose, familiari del conte, uomini d’arme, zingari e zingare, (Coro)

 

Trama

 In breve…

Ferrando racconta la storia della zingara messa al rogo anni prima e di come, in seguito, il fratello del Conte venne rapito.
Il Conte ormai cresciuto, è innamorato di Leonora, ma lei è innamorata del giovane Manrico (il Trovatore). Manrico viene a sapere da Azucena (sua presunta madre) la storia di come sua madre venne messa al rogo dal Conte e di come lei per vendicarsi volle dare alle fiamme il figlio del Conte… ma per sbaglio uccise suo figlio!
Catturata per puro caso Azucena, Ferrando riconosce in lei la zingara che rapì il fratello del Conte. Saputo della cattura, Manrico si lancia al salvataggio, ma viene catturato.
Leonora, pur di salvare il suo amato, decide di cedere alle lusinghe del Conte. Manrico sta per essere liberato quando la giovane si accascia a terra e muore; ella infatti si era avvelenata. Il Conte – furioso – manda Manrico a morte. Solo dopo l’esecuzione Azucena gli dice che in realtà si trattava di suo fratello perduto da anni…

 

per chi ha voglia di leggere, è una bella storia:::

 

ATTO I

Atrio del Palazzo di Aliaferia. Ferrando – il Capitano delle Guardie – racconta ai familiari del Conte e ad alcuni armigeri una storia riguardante il Conte di Luna: quando questi era ancora neonato, una zingara venne vista intorno alla culla di suo fratello Garzia. Poco dopo il piccolo si ammalò; la zingara venne quindi accusata di stregoneria e condotta al rogo. Per vendetta, la figlia della zingara rapì il piccolo Garzia e ne bruciò il corpo nel punto in cui sua madre trovò la morte.

Intanto nel giardino esterno del Palazzo, la giovane Leonora confida a Ines di essere innamorata del valoroso Manrico (il Trovatore). Una notte l’ha sentito rivolgerle una struggente serenata, ma da quel momento la guerra li ha tenuti separati.

Il Conte – segretamente innamorato di Leonora – si appresta verso la sua stanza, per confidarle il suo amore, quando sente in lontananza il canto di Manrico che si avvicina.

Leonora scende dai suoi alloggi per correre incontro a Manrico (il Trovatore del titolo); nel buio però rivolge le sue parole d’amore al Conte. Resasi conto dell’equivoco, corre tra le braccia di Manrico.
Il Conte, accecato dalla gelosia, sfida Manrico (suo rivale in guerra e in amore) a duello. I due si allontanano con le spade sguainate.

ATTO II

Su una montagna della Biscaglia, ai primi albori, sta la zingara Azucena accanto al figlio Manrico.
Lei racconta la storia di come sua madre venne messa al rogo per stregoneria dal Conte, e di come sul punto di morte chiese a lei – sua figlia – di vendicarla.
Azucena, pervasa da furia vendicativa, rapì il figlio dell’allora Conte con l’intenzione di gettarlo tra le fiamme. Placatasi la sua follia, si accorge di aver dato alle fiamme non il figlio del Conte, bensì il suo bambino.

Ascoltando questa storia, Manrico resta esterrefatto e le domanda se lui sia veramente suo figlio; Azucena frettolosamente lo rassicura, dicendogli che è suo figlio. Gli domanda inoltre come mai durante il duello con il Conte lo abbia voluto risparmiare; Manrico risponde che una forza arcana gli ha impedito di sferrare il colpo fatale.

Giunge il messo Ruiz che porta la notizia della conquista di Castellor, e che Leonora – credendolo morto – ha deciso di entrare in convento. Manrico parte allora per riconquistare la sua amata, mentre Azucena tenta invano di fermarlo.

Anche il Conte è deciso a riprendersi Leonora e ne architetta il rapimento; sopraggiunge però Manrico che sventa il piano e fugge con Leonora.

ATTO III

Il Conte è ritornato all’accampamento poco fuori le mura di Castellor; medita la riconquista della città e la vendetta su Manrico, rifugiatosi insieme a Leonora e i suoi proprio a Castellor.

Alcuni esploratori di ronda tornano al campo dopo aver catturato una zingara che andava vagando fuori le mura della città: si tratta di Azucena, partita alla ricerca di Manrico e preoccupata per le sue sorti.
Ferrando riconosce in lei la zingara che quindici anni prima rapì e diede alle fiamme Garzia; il Conte decide che anche la zingara dovrà patire la stessa sorte.

Intanto, nella cappella di Castellor, Manrico e Leonora si apprestano a sposarsi; giunge però il fedele Ruiz con la notizia della cattura e della imminente messa al rogo di Azucena.

Manrico lascia Leonora e parte per tentare di salvare la madre.

ATTO IV

Leonora si fa accompagnare da Ruiz alla torre dove vengono rinchiusi i prigionieri; lì vi sono imprigionati anche Manrico e Azucena.

Si aprono le porte e ne esce il Conte; Leonora annuncia la sua presenza e chiede al Conte la grazia per Manrico. Il Conte è stupito nel vederla, l’aveva cercata in lungo e largo dopo la cattura di Manrico. Leonora è disposta a tutto pur di salvare la vita al suo giovane amante; giura quindi amore eterno al Conte, se lui risparmierà la vita di Manrico.
Il Conte accetta di buon grado questa offerta; non vista, Leonora beve il veleno racchiuso nel suo anello.

Leonora viene condotta fino alla cella di Manrico; accanto a lui dorme Azucena.
Lei gli intima di uscire, ora è libero grazie alla sua intercessione.
Manrico capisce che la sua amata ha scelto di cedere al Conte pur di salvargli la vita; proprio in quell’istante ella si accascia. Leonora gli confessa di aver ingerito il veleno per poter morire da sua amante, piuttosto che vivere anche solo un giorno accanto a un altro. Un ultimo saluto e muore tra le sue braccia.
Il Conte, sentendosi preso in giro, decide di giustiziare comunque Manrico.

Il Trovatore viene portato al patibolo, mentre le urla svegliano Azucena; il Conte la trascina alla finestra della cella giusto in tempo per farla assistere all’esecuzione del figlio. Lei urlando rivela al Conte che l’uomo appena giustiziato era in realtà suo fratello; prima di cadere ai piedi della finestra, il suo pensiero va alla madre, finalmente vendicata.

 

 

Anita Rachvelishvili canta l’aria di Azucena : ” Stride la vampa ”

 

 

testo 

AZUCENA
Canta: gli Zingari le si fanno allato

Stride la vampa! – la folla indomita
Corre a quel fuoco – lieta in sembianza;
Urli di gioia – intorno echeggiano:
Cinta di sgherri – donna s’avanza!
Sinistra splende – sui volti orribili
La tetra fiamma – che s’alza al ciel!

Stride la vampa! – giunge la vittima
Nerovestita, – discinta e scalza!
Grido feroce – di morte levasi;
L’eco il ripete – di balza in balza!
Sinistra splende – sui volti orribili
La tetra fiamma – che s’alza al ciel!

 

 

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