++UN FOTOGRAFO DI REPUBBLICA:: 23 BELLISSIME FOTOGRAFIE DELLA CHIESA DEL SANTO SEPOLCRO A GERUSALEMME DURANTE LA PASQUA ++ FABIO SCUTO CI RACCONTA UNA STORIA ” ASSAI CURIOSA ” SULLA LITIGIOSITA’ DELLE COMUNITA’ CRISTIANE…evviva l’amore e la religione !

 

REPUBBLICA DEL 16 MAGGIO 2016

https://www.repubblica.it/esteri/2016/05/16/foto/gerusalemme_restauro_

del_santo_sepolcro_otto_mesi_di_lavori_ma_il_santuario_resta_aperto-139900278/1/#1

 

Gerusalemme, trovato accordo per restauro del Santo Sepolcro: santuario aperto durante i lavori

 

Gerusalemme, trovato accordo per restauro del Santo Sepolcro: santuario aperto durante i lavori

 

E’ stato finalmente raggiunto un accordo tra le sei Chiese cristiane che si contendono la gestione della Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme, per gli ormai urgenti lavori di restauro del santuario in degrado. Sarà un sovrano musulmano a sostenere le spese di ristrutturazione che durerà otto mesi, durante i quali il santuario, meta di pellegrinaggio, resterà aperto ai visitatori. Nella galleria alcune immagini del Santo Sepolcro e le ultime celebrazioni avvenute durante a Pasqua.

 

Gerusalemme, trovato accordo per restauro del Santo Sepolcro: santuario aperto durante i lavori

 

 

Gerusalemme, trovato accordo per restauro del Santo Sepolcro: santuario aperto durante i lavori

 

 

Gerusalemme, trovato accordo per restauro del Santo Sepolcro: santuario aperto durante i lavori

 

 

Gerusalemme, trovato accordo per restauro del Santo Sepolcro: santuario aperto durante i lavori

 

 

Gerusalemme, trovato accordo per restauro del Santo Sepolcro: santuario aperto durante i lavori

 

 

Gerusalemme, trovato accordo per restauro del Santo Sepolcro: santuario aperto durante i lavori

 

 

Gerusalemme, trovato accordo per restauro del Santo Sepolcro: santuario aperto durante i lavori

 

 

Gerusalemme, trovato accordo per restauro del Santo Sepolcro: santuario aperto durante i lavori

 

 

Gerusalemme, trovato accordo per restauro del Santo Sepolcro: santuario aperto durante i lavori

 

 

Gerusalemme, trovato accordo per restauro del Santo Sepolcro: santuario aperto durante i lavori

 

 

Gerusalemme, trovato accordo per restauro del Santo Sepolcro: santuario aperto durante i lavori

 

 

Gerusalemme, trovato accordo per restauro del Santo Sepolcro: santuario aperto durante i lavori

 

 

Gerusalemme, trovato accordo per restauro del Santo Sepolcro: santuario aperto durante i lavori

 

 

Gerusalemme, trovato accordo per restauro del Santo Sepolcro: santuario aperto durante i lavori

 

 

Gerusalemme, trovato accordo per restauro del Santo Sepolcro: santuario aperto durante i lavori

 

 

Gerusalemme, trovato accordo per restauro del Santo Sepolcro: santuario aperto durante i lavori

 

 

Gerusalemme, trovato accordo per restauro del Santo Sepolcro: santuario aperto durante i lavori

 

 

 

Gerusalemme, trovato accordo per restauro del Santo Sepolcro: santuario aperto durante i lavori

 

 

 

Gerusalemme, trovato accordo per restauro del Santo Sepolcro: santuario aperto durante i lavori

 

 

 

Gerusalemme, trovato accordo per restauro del Santo Sepolcro: santuario aperto durante i lavori

 

 

 

Gerusalemme, trovato accordo per restauro del Santo Sepolcro: santuario aperto durante i lavori

 

 

 

Santo sepolcro, il "miracolo" del restauro. Dopo un anno trovato l'accordo

 

dal nostro corrispondente FABIO SCUTO

 

GERUSALEMME – Il chiarore dietro il Monte degli Ulivi annuncia l’alba. Un uomo di piccola statura, baffi e capelli grigi, scende rapidamente i vicoli della Old City che dalla Porta di Jaffa digradano verso il quartiere cristiano. Si infila in una angusta stradina in discesa, che però porta all’ingresso del santuario del Santo Sepolcro. Nelle mani compaiono delle grandi chiavi, ne sceglie una lunga 15 centimetri e la infila nella grande serratura e apre la porta del santuario consacrato alla morte di Cristo. Alle sette di sera, dopo il tramonto, tornerà per chiuderla. E’ un rituale che si ripete due volte al giorno da quasi dieci secoli, dal 1192 quando Saladino assegnò la custodia delle chiavi del Santo Sepolcro alla famiglia musulmana dei Nusseibeh, i cui discendenti da secoli – esattamente come Wajeeh Nusseibeh stamattina – con orgoglio e onore si tramandano la custodia della chiave che apre l’unica porta di ingresso al Santuario, sulla quale nessuna Chiesa ha diritti. Perché dietro la pesante porta di legno, varcata ogni anno da milioni di turisti e pellegrini, ci sono rivalità insanabili tra le sei Chiese che si contendono la gestione e i luoghi santi della cristianità. La Chiesa ortodossa greca, la Chiesa apostolica armena, la Chiesa cattolica romana. E poi ancora – la Chiesa ortodossa copta, la Chiesa ortodossa etiope e la Chiesa ortodossa siriaca – con influenze più limitate.

Con uno sforzo che è sembrato quasi un Concilio, più di un anno di sedute e incontri fra i vari rappresentati delle diverse comunità, è stata finalmente raggiunta una rara intesa – c’è chi già grida al miracolo – sul procedere rapidamente al restauro del santuario diventato necessario dal progressivo degrado della struttura, in particolare l’instabile struttura dell’Edicola, che venne ingabbiata dagli inglesi durante il Mandato britannico perché già a rischio di crollo. E poi il degrado di malte e cemento, per l’umidità, i funghi del legno, i milioni di lumi e candele accesi ogni anno al suo interno, che ne facevano «un antro buio e tetro» già ben decritto ai tempi di Chateubriand che visitò questo luogo sacro prima del grande incendio del 1808. Per evitare forse altri pericolosi ritardi nell’avvio dei restauri – in particolare per la ripartizione delle spese – re Abdallah di Giordania, un sovrano musulmano – ha deciso di pagare di tasca sua i 3,5 milioni di dollari necessari alla realizzazione del progetto e dalla scorsa settimana sono stati avviati i lavori. Il sovrano giordano – su cui ricadeva la tutela dei luoghi santi islamici e cristiani prima della guerra del 1967 – lo ha annunciato con una lettera al patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme Teofilo III. Un modo per ribadire le sue prerogative sui luoghi santi – come appunto la Spianata delle Moschee che dista da qui meno di 300 metri –  sancite anche dall’accordo di pace con Israele degli Anni Novanta. Ma anche di evitare nuovi scontri nella litigiosa comunità cristiana e dare un evidente segno di dialogo e di rispetto, perché alla fine sarà un sovrano musulmano a sostenere le spese di restauro del Santo Sepolcro, il luogo a Gerusalemme più venerato dai cristiani di tutto il mondo.

Antonia Moropoulou, l’esperto di restauro a capo del progetto dell’Università di Atene, dice che durante gli otto mesi di lavori, nei quali verrà rimossa la gabbia in ferro che tiene insieme l’Edicola costruita dagli inglesi nel 1947 per evitarne il crollo dopo le lesioni dovute al terremoto del 1927, il santuario resterà aperto a pellegrini e visitatori.

Non sarà facile – come accaduto l’anno scorso anche per i restauri nella Basilica della Natività a Betlemme – tenere tranquilli gli animi dei religiosi durante i lavori. Perché le comunità cristiane controllano il Santo Sepolcro in una maniera che sembra sconcertante per gli estranei. In Terrasanta i luoghi sacri nei secoli si sono trasformati un litigioso condominio regolato da un intreccio di norme scritte e orali, sovrapposte e spesso in contraddizione fra loro, dove ciascuna delle confessioni si muove con sospettosa diffidenza nei confronti delle altre, nel proprio spazio di santità e competenza e il Santo Sepolcro non è differente. Nel 1852 proprio per mettere fine alle controversie fra le varie Chiese, la Sublime Porta emanò il decreto dello “Statu Quo”. La legge che sancisce e regola la gestione del Santuario da parte delle diverse comunità cristiane, dando precise indicazioni sugli spazi, gli orari e i tempi delle funzioni e tutto ciò che concerne il funzionamento del luogo santo. Ma spesso nel Santo Sepolcro è un susseguirsi caotico di messe, processioni, liturgie e prassi più disparate. Basta la semplice sosta di un religioso “dove non è di sua competenza” per scatenare lo scontro fisico, come ai tempi del Vecchio Testamento. L’ultimo nel 2008 quando dovette intervenire la polizia israeliana in Chiesa per fermare la rissa, con pope e sacerdoti sanguinanti, con due di loro portati via in manette davanti agli occhi stupefatti di migliaia di pellegrini.

 

 

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