‘I’m not sure why there’s so much headlessness’ …
Glenn Brown in his studio.
Photograph: Martin Godwin for the Guardian
https://www.theguardian.com
Room 8
room 7 —
Glenn Brown
The Hinterland 2006
Oil on panel
148 x 122.5 cm
Private collection
© Glenn Brown
room 1
Glenn Brown
The Loves of Shepherds (after ‘Doublestar’ by Tony Roberts) 2000
Oil on canvas
219.5 x 336 cm
Collection Nouvion-Rey
room 2
Glenn Brown
The Day The World Turned Auerbach 1991
Oil on canvas
56 x 50 cm
Private collection, London © Glenn Brown
Room 3
Glenn Brown
The Real Thing 2000
Oil on panel
81.3 x 66 cm
Rennie Collection, Vancouver, Canada
© Glenn Brown
Room 4
Glenn Brown
Deep Throat 2007
Oil on panel, 152 x 122 cm
Private collection, London
© Glenn Brown
Room 5
Glenn Brown
Hunky Dory 2005
© Glenn Brown
Room 6
Glenn Brown
Oscillate Wildly (after ‘Autumnal Cannibalism’ 1936 by Salvador Dalí) 1999
By kind permission of the Gala-Salvador Dalí Foundation, Spain
Oil on linen
175.5 x 391.5 cm
Thomas Dane, London
© Glenn Brown
Room 9
Glenn Brown
Nausea 2008
Oil on panel
120 x 155 cm
© Glenn Brown
TATE.ORG.UK / LIVERPOOL
Glenn Brown è nato a Northumberland, in Inghilterra nel 1966. Ha studiato alla Norwich School of Art, Bath College of Higher Education, poi al College Goldsmith di Londra. È stato nominato per il Turner Prize nel 2000.
Il suo lavoro è stato oggetto di numerose mostre personali, tra cui Domaine de Kerguéhennec, Centre d’Art Contemporain, Francia (2000), Serpentine Gallery, Londra (2004); Kunsthistorisches Museum, Vienna (2008), Tate Liverpool, Inghilterra (2009), Fondazione Sandretto Rebaudengo, Torino e Ludwig Múzeum di Budapest, e numerose mostre collettive, tra cui The Saatchi Gallery (1995), Centre Georges Pompidou (2002), Biennale di Venezia, Padiglione italiano, (2003); Museum of Contemporary Art, Los Angeles (2005), Biennale di Gwangju, Corea (2010), e Kunsthalle, Vienna (2011).
L’artista è rappresentato dalla Gagosian Gallery di New York e Londra, Patrick Painter Gallery di Los Angeles e Galerie Max Hetzler a Berlino.
È stato nominato per il Turner Prize nel 2000. Ci fu qualche polemica sulla sua mostra alla Tate Britain per il Turner Prize, uno dei dipinti era strettamente basato sulla illustrazione di fantascienza “Double Star” prodotta nel 1973 dall’artista Tony Roberts.
Nel 2009 Brown ha affermato che “creare qualcosa dal nulla è un non senso. Le immagini sono un linguaggio.
E’ impossibile fare un dipinto che non sia preso in prestito. Anche le immagini nei vostri sogni si riferiscono alla realtà”.
Brown ha utilizzato immagini tratte dai lavori di artisti viventi, come Frank Auerbach e Georg Baselitz, così come dipinti di artisti storici affermati, come Guido Reni, Diego Velázquez, Anthony Van Dyck, Rembrandt, Jean-Honoré Fragonard, Eugène Delacroix, John Martin , Gustave Courbet, Adolph Menzel, Pierre-Auguste Renoir, Vincent Van Gogh, Chaim Soutine e Salvador Dalí.
I riferimenti a questi artisti non sono citazioni dirette, ma le alterazioni e ricombinazioni di diverse opere di artisti diversi.
Nella maggior parte dei casi l’artista utilizza riproduzioni stampate in cataloghi di mostre, che si trovano su internet o ordinabili tramite società di “print-on-demand”.
Con la scansione e modificando l’immagine con programmi come Photoshop, Brown scherzosamente altera l’immagine alle sue esigenze specifiche. Egli distorce, allunga, tira, trasforma l’immagine, la capovolge e cambia il colore, di solito basandosi su altre immagini trovate.
Descrivendo la sua pratica di lavoro in un’intervista, Brown ha dichiarato:
“Sono un po’ come un dottor Frankenstein. Con la costruzione di quadri di avanzi o di parti morte del lavoro di altri artisti spero di creare un senso di estraneità, riunendo esempi del modo migliore con cui artisti storici o moderni hanno descritto il loro senso personale del mondo che vedono, oppure i loro mondi ripresi da schizofreniche prospettive, attraverso tutti i loro occhi e le loro fonti d’ispirazione suggeriscono cose che non avrei mai normalmente visto (rocce che galleggiano in lontane galassie, per esempio, o un vaso di fiori in una camera del 18° secolo, o un bambino in un costume di carnevale ). E’ da quelle finzioni che prendo la materia come soggetto. Le scene possono essere state relativamente normali per Rembrandt o Fragonard, ma dato il tempo trascorso e la differenza di cultura, per me sono fantastiche.”
Una volta che la composizione è definita, la vernice viene applicata con un processo molto specifico dell’artista.
I dipinti di Brown, che sono uniformemente lisci in superficie, in genere offrono un trompe l’oeil della turbolenza.
In realtà, molti osservatori del suo lavoro hanno espresso la sensazione di voler “leccare” e “toccare” i dipinti.
Brown usa pennelli sottili con cui produce riccioli particolarmente allungati. La planarità risultante dell’immagine allude all’origine dell’immagine scelta, nella sua forma fotografica o digitale.
Come l’artista Michael Stubbs chiarisce: “E ‘importante sottolineare ancora una volta che non è sufficiente sostenere che il metodo di preparazione di Brown basato sull’uso del computer prima del passaggio alla pittura sia l’unica ragione per il suo utilizzo del digitale.
L’uso del computer incrementa e migliora la scelta delle immagini, ma è solo un mezzo, non il fine. […].
Al contrario, le sue opere sono indicatori per il futuro della pittura sia per gli effetti di superficie che per la tecnica del materiale, al di là dello schermo del computer. Proprio per questo i suoi dipinti sono un flusso di enigma permanente, ripercorrono la storia, ma contemporaneamente la proiettano in un nuovo futuro, come ipersuperficie ”
Molti dei suoi titoli si riferiscono a titoli di album, titoli di film, letteratura di fantascienza, o ad una dedica particolare per una persona. I titoli non sono ovviamente collegati ai dipinti stessi e non sono destinati ad essere descrittivi delle sue opere d’arte. Sono invece destinati ad integrarle.
Brown: “…E’ così, i titoli sono spesso imbarazzanti e volgari nella loro immediatezza. Non credo che la pittura sia meno diretta, ma non voglio che i dipinti siano illustrativi”
L’artista vive e lavora a Londra.
SETTEMUSE.IT / ARTE
https://www.settemuse.it/arte_bio_B/brown_glenn.htm