BEDA ROMANO, 2 ARTICOLI DE IL SOLE 24 ORE, 13 FEBBRAIO 2019 :: Riciclaggio di denaro sporco, 23 Paesi nella lista Ue dei sospettati + UN ALTRO ARTICOLO DEL 5 DICEMBRE 2017 ::: La Ue approva la black list dei paradisi fiscali: ecco i 17 Paesi —

 

IL SOLE 24 ORE DEL 13 FEBBRAIO 2019

https://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2019-02-13/riciclaggio-denaro-sporco-23-paesi-lista-sospettati-185243.shtml?rlabs=3

 

COMMISSIONE EUROPEA

Riciclaggio di denaro sporco, 23 Paesi nella lista Ue dei sospettati

 

DAL NOSTRO INVIATO
STRASBURGO

Dopo aver pubblicato negli anni scorsi una lista dei Paesi che non collaborano a livello internazionale nella lotta contro l’evasione fiscale, la Commissione europea ha presentato oggi qui a Strasburgo una nuova lista, questa volta dei Paesi sospettati di avere un ruolo nel riciclaggio del denaro sporco.

La lista, che è stato oggetto di non poche pressioni dentro e fuori dall’Unione europea, è uno strumento chiave di due direttive europee contro il finanziamento del terrorismo.

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Věra Jourová (Třebíč1964) è una politicacecaCommissario europeo per la giustiziala tutela dei consumatori e l’uguaglianza di genere nella Commissione Juncker dal 1º novembre 2014.–Precedentemente è stata ministro dello sviluppo regionale nel governo presieduto da Bohuslav Sobotka.

 

 

 

«Il denaro sporco è il sangue della criminalità organizzata e del terrorismo», ha spiegato in una conferenza stampa la commissaria alla giustizia Vera Jourová. «Dobbiamo proteggere il nostro sistema finanziario. Invito i Paesi inseriti nella lista a correggere la loro situazione».

Le giurisdizioni prese di mira sono 23.

Tra queste l’Iran, l’Arabia Saudita, la Corea del Nord, il Pakistan, le Bahamas, le Isole Vergini, la Nigeria, e alcuni Paesi particolarmente vicini all’Italia, come la Libia e la Tunisia.

È noto che l’Arabia Saudita ha tentato di non essere inserita nella lista nera, con l’appoggio di Germania, Francia e Regno Unito, secondo fonti di stampa. Consiglio e Parlamento hanno un mese di tempo per dare il loro accordo all’atto delegato che sarà associato a due testi legislativi dedicati alla lotta contro il riciclaggio, entrati in vigore rispettivamente nel 2015 e nel 2018. Le banche europee dovranno effettuare controlli ogni qualvolta un pagamento riguarda uno dei 23 Paesi.

Da Washington, il Tesoro americano ha subito criticato la decisione della Commissione europea di inserire il regime saudita, definendo la lista «imperfetta». L’amministrazione Trump ha anche precisato di «non prevedere che venga presa in considerazione dalle istituzioni finanziarie americane». «L’Europa è pronta a fare affari, ma non è così ingenua dal non proteggere il proprio sistema finanziario», ha commentato la signora Jourová qui a Strasburgo.

 

IL SOLE 24 ORE DEL 5 DICEMBRE 2017

https://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2017-12-05/la-ue-approva-prima-black-list-paradisi-fiscali-ecco-17-paesi-142623.shtml?uuid=AEdC5WND

 

I PAESI NON COLLABORATIVI

La Ue approva la black list dei paradisi fiscali: ecco i 17 Paesi

Una manifestazione di attivisti della Ong Oxfam davanti al Consiglio Ecofin che ha adottato una black list dei paradisi fiscali (Epa)
Una manifestazione di attivisti della Ong Oxfam davanti al Consiglio Ecofin che ha adottato una black list dei paradisi fiscali (Epa)

 

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES –

Dopo lunghe discussioni durate pressoché due anni, i Ventotto hanno approvato oggi qui a Bruxelles una lista di 17 paradisi fiscali, tanto attesa quanto controversa. Alcuni esperti hanno criticato il risultato delle defatiganti trattative diplomatiche, notando incongruenze nella scelta dei paesi inclusi nella lista nera. A conferma di quanto il tema fiscale sia complicato, i Ventotto non hanno trovato una posizione comune sulla tassazione delle imprese digitali. La lista dei Paesi che non fanno abbastanza per reprimere i programmi di elusione offshore è così composta: Samoa, Bahrein, Barbados, Grenada, Guam, Corea del Sud, Macao, Isole Marshall, Mongolia, Namibia, Palau, Panama, Saint Lucia, Samoa, Trinidad e Tobago, Tunisia ed Emirati Arabi Uniti.

La selezione è avvenuta sulla base di tre criteri: trasparenza fiscale, tassazione equilibrata e applicazione delle norme dell’Ocse sul trasferimento dei profitti da un paese all’altro. Le discussioni sono state sofferte: complicato trovare un compromesso che non urtasse gli interessi nazionali di ciascun governo. I Ventotto sono invece divisi sull’opportunità di adottare ora sanzioni nazionali contro le società europee che hanno rapporti con queste giurisdizioni.
È difficile avere nei confronti dell’iniziativa europea una opinione univoca. Da un lato, la sola decisione dei Ventotto di scrivere un elenco dei paradisi fiscali ha indotto molti paesi presi di mira a promettere misure di trasparenza. In un primo momento, la lista comprendeva 92 giurisdizioni fiscali. Poco alla volta, l’elenco si è ridotto. Oltre alla lista nera, i Ventotto hanno pubblicato oggi un elenco dei paesi che si sono impegnati a rispettare i criteri comunitari.

 

Anche la Corea del Sud nella black list
Nel contempo, tuttavia, la lista nera sorprende non poco. Vi sono piccole giurisdizioni notoriamente sospettate di essere paradisi fiscali (come Macao o le isole Marshall), ma anche paesi con cui l’Unione ha firmato generosi accordi commerciali (come la Corea del Sud); intrattiene profondi legali politici (come la Tunisia) ; o che sono cruciali negli equilibri geopolitici (come gli Emirati Arabi Uniti) ; o addirittura relativamente poveri (come la Mongolia).

 

La lista grigia
Nella lista cosiddetta grigia, di paesi che hanno promesso misure di trasparenza, vi sono 47 giurisdizioni quali la Svizzera, le isole Cayman, Bahamas, Jersey o Guernesey. In questi ultimi giorni, l’organizzazione non governativa Oxfam aveva preso nettamente le distanze dai lavori dei Ventotto, non sufficientemente credibili dal suo punto di vista, mettendo a punto per tutta risposta una lista di ben 35 paesi, tra cui anche alcuni dell’Unione.

Il commissario agli affari monetari Pierre Moscovici ha esortato i paesi membri ad adottare sanzioni a livello nazionale contro le imprese che hanno rapporti con i paradisi fiscali inseriti nella lista nera. La Commissione europea aveva presentato una bozza di lista nel 2015, prendendo in considerazione le varie liste nazionali, quando queste esistevano (si veda Il Sole/24 Ore del 18 giugno 2015). Il nuovo elenco europeo dovrebbe così sostituire le liste nazionali.

 

Frenata sulla web tax
Sempre in campo fiscale, oggi i Ventotto si sono limitati a rinviare alla Commissione europea e alla comunità internazionale il controverso dossier relativo alla tassazione delle multinazionali digitali. In estate, il tema web tax era diventato scottante, su pressione della Francia. Nella loro riunione, i ministri delle Finanze hanno esortato a un accordo globale e chiesto a Bruxelles di studiare il concetto di «stabilimento virtuale permanente». Poco per chi voleva che l’Europa facesse da battistrada.

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