Torna Nemo con le sue perle…evviva! ARMANDO SPATARO, LA SICUREZZA E I DIRITTI, LEGITTIMA OFFESA — REPUBBLICA DEL 3 MARZO 2019. pag. 22

 

Listener

 

 

 

REPUBBLICA DEL 3 MARZO 2019, pag.  

https://quotidiano.repubblica.it/edizionerepubblica/pw/flipperweb/flipperweb.html?testata=REP&issue=20190303&edizione=nazionale&startpage=1&displaypages=2

 

 

La sicurezza e i diritti

LEGITTIMA OFFESA

Armando Spataro

 Risultati immagini per armando spataro

Risultati immagini per armando spataro

 Armando Spataro (Taranto1948) è un magistrato e giurista italiano, ex procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Torino, ex procuratore della Repubblica aggiunto presso il tribunale di Milano, coordinatore del Gruppo specializzato nel settore dell’antiterrorismo. Ex segretario nazionale del Movimento per la giustizia (una delle correnti di sinistra dell’Associazione nazionale magistrati) è Dirigente nazionale della ANM, di cui è anche segretario distrettuale a Milano.

Tutto ciò che è raccontato qui di seguito è vero ed è accaduto a chi scrive. Novembre 2018: mi trovo in una cittadina ligure, in un appartamento in locazione al secondo piano di un edificio con vista mare. Dopo un po’ di footing lungo la costa, lavo e stendo sul balcone la maglietta della maratona di Boston del 2000, a me molto cara. A tarda sera voglio ritirarla ma scopro che un colpo di vento l’ha fatta volare sul balcone sottostante al mio. Busso alla porta dell’appartamento, ma nessuno risponde. Scendo in strada, entro in un bar e mi faccio prestare una scala. La appoggio al balcone del primo piano e salgo con un bastone per raggiungere l’indumento e tirarlo a me. La scala traballa, riesco a non cadere ma il bastone si rivela troppo corto sicché, strette le mani alla ringhiera, alzo la gamba destra per scavalcarla. Improvvisamente, però, vengo colto da un motivato terrore. Penso che il possibile inquilino, magari legittimo detentore di un’arma, possa svegliarsi, accorgersi di me e — scambiandomi per un ladro — spararmi per legittima difesa.

Potrebbe farlo? Vista la proposta di legge approvata al Senato la risposta è ” sì, potrebbe”. Spararmi non sarebbe più atto sproporzionato rispetto alla mia intrusione perché, in casi come questo, il rapporto di proporzionalità sussiste ” sempre” e il giudice non può negarlo. Mi dico, allora, che la mia non è una “intrusione” e che peraltro non sono armato, ma subito penso che, da un lato, il termine ” intrusione” potrebbe includere anche comportamenti come il mio e, dall’altro, con la nuova legittima difesa si può sparare anche a chi si avvalga di ” altri mezzi di coazione fisica”, come il bastone che impugno. Provo a calmarmi dicendomi che solo una persona incapace di ragionare potrebbe non comprendere lo scopo del mio comportamento e, se mi sparasse eccedendo i limiti della legittima difesa, risponderebbe quantomeno di omicidio colposo. Invece no. A chi ha sparato basterebbe dire che il mio tentativo di scavalcare la ringhiera lo ha posto ” in stato di grave turbamento”. Come smentirlo, considerando ora, buio e strada deserta? Cerco altre scappatoie: avevo invano bussato alla porta e in quella casa non vi può essere alcuno. Vero, ma in base alla nuova legge anche un vicino o un passante possono sparare al presunto ladro, che vedano introdursi nell’altrui domicilio, minacciando l’uso di mezzi di coazione fisica.

Stando in cima alla scala, guardo allora edificio, spiaggia e strada e, pur non vedendo nessuno con il fucile puntato, decido di rinunciare alla maglietta. Domani mi rivolgerò ai Carabinieri chiedendo l’autorizzazione allo scavalco, magari facendomi prestare un loro giubbotto. Vado al bar e restituisco la scala a un giovane che mi vede triste e mi dice: «Ci penso io». Torna sotto il balcone, rimette la scala e recupera la maglietta. Lo ringrazio anche se avrei dovuto metterlo in guardia: qualcuno, al di là della legge, avrebbe potuto minacciarci dall’alto e spararci dal balcone.

L’indomani mattina passeggio per il carruggio della città ligure con la maglietta indosso e mi imbatto in un uomo seduto in strada che chiede l’elemosina: “Aiutatemi, sono un italiano”, dice un cartello ai suoi piedi. Lo aiuto e gli chiedo la ragione di quella frase. Mi spiega che teme di essere scambiato per uno straniero che gli italiani non aiutano, mentre con quelle parole spera di suscitare la loro attenzione.

Ecco come le politiche xenofobe dividono anche i disperati: ” prima gli italiani” fa rima con ” spara a chiunque stia entrando illecitamente a casa tua”. Insomma, la ” pacchia è finita per immigrati e ladri”. Tutto in nome della ” sicurezza”, ormai brand pubblicitario che sgretola irrinunciabili istituti giuridici come la legittima difesa e fa saltare l’equilibrio e la gerarchia tra i diritti: la difesa del domicilio prevale sul diritto alla vita e la scelta di chiudere i porti su quello alla solidarietà.

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *