IlFattoQuotidiano.it / BLOG di Monica Lanfranco
IL FATTO QUOTIDIANO DEL 2 MARZO 2019
PAUL CEZANNE, LA DONNA STRANGOLATA–(1875-1876), OLIO SU TELA, 31,2 x 24,7– MUSEE D’ORSAY, PARIS
–— pur delicatamente, attraverso un’opera d’arte, vorrei ricordare che non si tratta di un occhio nero (pur terrificante), ma di uno strangolamento, chiara
Bologna, la sentenza di oggi ci ricorda che c’è sempre un buon motivo per ammazzare una donna
Monica Lanfranco
Giornalista femminista, formatrice sui temi della differenza di genere
Al processo Castaldo raccontò così il contesto nel quale maturò la sua violenza: “Ho perso la testa perché lei non voleva più stare con me. Le ho detto che lei doveva essere mia e di nessun altro. L’ho stretta al collo e l’ho strangolata”. Emerse, inoltre, dalle parole dell’uomo (che ovviamente non possono essere contestate dalla vittima), che lei manifestò indifferenza per il dolore di essere rifiutato e lasciato.
Quindi ricapitoliamo: c’è sempre una buona ragione per ammazzare una donna e una di queste è la fragilità emotiva dell’uomo violento, che non riuscendo ad accettare la fine di una relazione viene assalito da una tempesta emotiva, che diventa una attenuante nel caso sia arrestato e giudicato. Seguendo questo ragionamento, inoltre, ci si può spingere a dire che tra un uomo e una donna è quest’ultima che “deve” amare: attenzione quindi a non amarlo più, perché il rifiuto di una relazione può costare la vita a un donna, ma può essere considerato una attenuate all’uccidere se a uccidere è un uomo.
Tante, troppe sentenze emesse nei tribunali italiani a conclusione di processi che vedono imputati uomini per violenze e femminicidi riportano a galla l’eco della cultura patriarcale che aveva prodotto la legge sul delitto d’onore, nella quale si sanzionava con indulgenza l’assassinio di una donna. La legge sul delitti d’onore è stata abolita in Italia nel 1981, ma quella cultura, a quanto pare, è ancora purtroppo presente e viva nella mente di alcuni giudici.
“La sentenza segna un arretramento rispetto al lavoro che fanno le reti di donne per il superamento dei pregiudizi” commenta Elena Biaggioni, avvocata penalista e coordinatrice del Gruppo tecnico avvocate di D.i.Re, Donne in rete contro la violenza “È ancora necessario fare formazione a contrasto degli stereotipi, perché senza una formazione adeguata per superarli rischiamo ripercussioni anche sul sistema giudiziario”.