ILARIA VENTURI, LA TERAPIA DEL CANTO : COSI’ LA MAMMA HA CURATO IL PREMATURO — REPUBBLICA 1° MARZO 2019, pag. 16 –foto di Craig Cutler per National Geographic

 

REPUBBLICA DEL 1° MARZO 2019 –pag. 16

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S T O R I E

Modena

La terapia del canto così la mamma culla il prematuro

ILARIA VENTURI

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FOTO DI  CRAIG CUTLER PER IL NATIONAL GEOGRAPHIC  DI GENNAIO 2019

Una ninna nanna cantata per venti minuti, due volte alla settimana per un mese. La dolcissima voce della mamma che passa dall’oblò e arriva a uno scricciolo intubato, rannicchiato tra garze e tubicini. Supera appena un chilo di peso, il piccolo Alessandro, non può essere preso in braccio. Sta lì, chiuso nell’incubatrice perché è venuto al mondo alla trentunesima settimana, in anticipo. Però è stato cullato dalle parole di Cristina. E il suo respiro ogni volta, a quel canto, si faceva regolare, il suo battito prendeva il ritmo giusto. Una foto di Craig Cutler, pubblicata lo scorso mese dal National Geographic Italia, immortala questo magico momento tra mamma e figlio al policlinico di Modena. Dietro c’è un progetto di ricerca avviato nella Terapia intensiva neonatale dell’ospedale universitario portato avanti dal neonatologo Fabrizio Ferrari, l’ex direttore del reparto ora guidato da Alberto Berardi, che indaga gli effetti della voce sulla stabilità e sulla maturazione del cervello nei bimbi prematuri. L’idea è di Manuela Filippa, ricercatrice all’università della Valle d’Aosta, quattro gli atenei coinvolti: Modena-Reggio Bologna, Milano e Firenze.

«L’effetto del canto è immediato: questi bimbi dormono di più, sono più tranquilli — spiega il professor Ferrari, 70 anni, pediatra neonatologo — la nostra sfida sarà ora capire, dopo avere studiato le reazioni fisiologiche su 80 piccoli, se l’arricchimento della voce può portare alla maturazione del sistema nervoso centrale». Alessandro è nato a primavera dello scorso anno, compirà dieci mesi il quattro marzo, ha le cosce paffute ora, è uscito dall’ospedale dopo i primi difficili mesi. «Le mamme in questi momenti sono intimorite, temono per la salute del loro piccolo — osserva Ferrari — il fatto di cantare le aiuta. Lo fanno le mamme africane, quante ne abbiamo viste anche da noi: sussurravano ai loro bimbi melodie meravigliose, le abbiamo incoraggiate a farlo non più a bassa voce, abbiamo preso esempio anche da loro».

Cristina confida alla Gazzetta di Modena: «Alessandro ne ha tratto grandi benefici e noi abbiamo potuto abbattere la barriera del vetro».

 

 

 

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