MATTEO PUCCIARELLI, INTERVISTA A ROBERTO MARONI, FONDATORE CON BOSSI DELLA LEGA::: ” LA LEGA NON RAPPRESENTA PIU’ IL NORD, OGGI SERVE UN PARTITO DEGLI INTERESSI DEL NORD “. repubblica 1° – 03-2019, pag. 8

 

REPUBBLICA DEL 1° MARZO 2019 —pag. 8

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Maroni ” La Lega sovranista non rappresenta più il Nord ora serve un nuovo partito”

MATTEO PUCCIARELLI

Roberto Maroni, il siluro contro Matteo Salvini: il partito del Nord per sfidare la Lega

ROBERTO MARONI, da https://www.liberoquotidiano.i

 

Intervista di

Secondo l’ex ministro e presidente lombardo Roberto Maroni il centrodestra è finito, il futuro della coalizione corre lungo l’asse sovranista ma – sorpresa – ora serve un partito del Nord. Che affianchi la Lega nazionalista.

I sondaggi danno il Carroccio al 30 per cento. È contento?

«Beh, è il partito che ho fondato insieme a Umberto Bossi, sì che sono contento. Dico anche che è un successo dato dai sondaggi, un consenso che va alimentato continuamente, da qui l’uso spasmodico dei social. Da Renzi in poi il registro è cambiato, prima la forza di un partito durava anni, oggi è tutto più effimero».

Esiste una continuità storica tra la sua Lega e quella di oggi?

«La continuità è personale, nel senso che Salvini è segretario perché quando guidavo il partito vidi in lui il successore ideale. Si può essere d’accordo o meno con la svolta che ha dato alla Lega, io non di rado sono stato critico, ma il successo è sotto gli occhi di tutti e bisogna saper cogliere i cambiamenti. Anche Bossi ci provò con la Lega Italia Federale, ma andò male…».

Lei coniò lo slogan “prima il Nord”, oggi è “prima gli italiani”.

«Il mio auspicio è che l’avanzata della Lega serva a rafforzare le risposte necessarie per la questione settentrionale e non il contrario».

Da antico militante di Democrazia proletaria, non le fa effetto vedere la Lega così spostata a destra?

«Non sono d’accordo, nel senso che l’innovazione di Salvini è quella di aver superato la dicotomia tra destra e sinistra, che poi è ciò che voleva fare da sempre la vecchia Lega. Già allora ci votavano molti operai iscritti alla Cgil, la nostra contrapposizione era tra Nord e Sud».

Ma oggi qual è?

«Non ha più senso parlare di centrodestra, con un’area moderata e una populista. Esiste solo un’area sovranista e al suo interno c’è spazio per una componente centralista e un’altra autonomista. Si gioca dentro uno schema diverso».

Ipotizza un nuovo partito?

«Sì, il punto è che l’Italia degli 8mila comuni e delle diversità ne ha bisogno. Si può essere sovranisti e insieme autonomisti e ad oggi quest’area non ha un reale interlocutore».

Neanche dalla Lega, quindi?

«La Lega è il partito egemone. Ma i ceti produttivi sono presenti soprattutto al Nord e hanno bisogno di una rappresentanza particolare, fatta di concretezza e coraggio, come ho provato a spiegare nel mio libro Il rito ambrosiano » .

Anche perché l’economia va male.

«È la grande incognita. Quando ci sarà da decidere sulle clausole di salvaguardia cosa si farà? O ti inventi qualcosa oppure sei costretto a fare misure impopolari».

Ma lei è interessato a farsi promotore di questo percorso sovranista e autonomista, magari insieme ad altri governatori, penso a Toti?

«Come osservatore, senza incarichi e senza ruoliCredo che nel 2020 si tornerà al voto e a quel punto ci sarà davvero bisogno di questa seconda gamba a fianco della Lega».

Quindi questo governo è al capolinea?

«Paradossalmente la crisi del M5S per ora rafforzerà l’esecutivo, perché Di Maio non ha alternative. E magari rivedrà anche i vari “no” finora posti».

Sulla Tav quindi come finirà?

«I 5 Stelle diranno che si cambia il progetto, anche se non è vero, e si andrà avanti. Un maquillage gattopardesco, cambiare tutto per non cambiare nulla».

Però prima diceva che nel 2020 si torna a votare, perché?

«Dire continuamente che il governo andrà avanti per cinque anni mi sa di excusatio non petita.

È interesse di Salvini portare il prima possibile a profitto il consenso. Magari si può rivedere la legge elettorale, modellarla su quella per i sindaci, e fare una semplice riforma costituzionale per l’elezione diretta del premier».

Ma in tutto questo, Silvio Berlusconi che fine fa?

«Ha ancora una grande energia ma il ruolo del capo della coalizione non ce l’ha più, è evidente. Si ostina a pensare che se Salvini molla i 5 Stelle, lui rappresenterà i moderati della coalizione. Ma i moderati sono una categoria in via di estinzione».

Quindi cosa dovrebbe fare?

«Ciò che non è mai riuscito a fare: lanciare qualcuno al proprio posto, che abbia nuove parole d’ordine. Ecco, se ripenso alla nostra storia, il Cavaliere potrebbe ribaltare i ruoli rispetto a quelli della antica alleanza con Bossi. Non serve più Forza Italia, ma una “Forza Nord”».

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