LOCARNO RACCONTA UNA STORIA DI RESISTENZA — DI BRUNELLA GIOVARA, REPUBBLICA DEL 12 FEBBRAIO 2019, pag. 19

 

 

Locarno – Veduta

Locarno – Veduta—Ozonski

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Locarno, regina della falconeria e del cinema sul lago

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La regione di Locarno e Ascona con il Lago Maggiore

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REPUBBLICA DEL 12 FEBBRAIO 2019, pag.19

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La storia

Il prezzo dei ricordi

La casa rossa che resiste tra i palazzoni ” Non la vendiamo, è la nostra infanzia”

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BRUNELLA GIOVARA,

 Dalla nostra inviata

 LOCARNO

 

Alla fine ha vinto lo spirito della casa, «qui è vissuto mio padre, e mio nonno aveva il laboratorio, e siamo cresciuti noi tre fratelli…». Meglio nascosta dai nuovi palazzi che abbattuta, assieme ai ricordi di molte vite.

Meglio senza luce che ridotta in calcinacci, hanno pensato i tre fratelli Fumagalli, che hanno salvato la casetta rossa della loro infanzia rifiutando l’offerta — che non doveva essere un granché — per vendere l’ultimo edificio d’epoca in un grande lotto in via di riqualificazione, a poca distanza dal centro storico di Locarno.

Così, entrando nell’area-cantiere dove sorgeranno 4 nuovi palazzi da 12 piani, in una nuvola di polvere e nel rombo di un paio di grosse scavatrici, ecco apparire la casa resistente, 3 piani, 4 appartamenti, 2 palme residue, come ce ne sono tante in questa parte di Svizzera, e qualche metro quadro di giardino. Intorno, si scavano fondamenta e si rimuovono macerie, i lavori dureranno due anni almeno, tutto trema, «la casa dondola, e ormai sono diventata amica di un gruista, quando finisce il turno mi fa ciao con la mano», dice l’inquilina Angela, primo piano.

Ogni tanto succede, un piano regolatore prevede l’abbattimento del vecchio per la costruzione del nuovo, si incentiva la vendita per riuscire a fare piazza pulita e poi ricostruire, e c’è qualcuno che dice no. A Milano è successo all’ombra di Palazzo Lombardia, la sede della Regione. All’ombra perché stretta tra le ali del grattacielo di 43 piani c’è ancora una casa verde — del 1939, è in via Bellani — che non venne venduta e quindi resta al suo posto, senza più sole, ma in compenso bella calda, dato l’effetto specchio ustorio provocato dalle grandi vetrate del Palazzo. Si salva un pezzo della propria storia, se ne hanno in cambio molti disagi, compresi i mille occhi che possono guardarti in casa mentre pranzi e ceni, o esci dalla doccia.

Anche in questa via Baroffio serviranno triple tende, e il verde artificiale che verrà impiantato a torri finite non sarà mai quello selvaggio del tempo che fu, «qui c’era un grande prato dove correvamo da bambini», ricorda Michele Fumagalli, il più giovane dei fratelli (che sono Massimo e Marco). C’erano «i platani e un ippocastano, ci costruivamo su le nostre capanne. Era il nostro territorio di caccia, giravamo con gli amici fino a sera con le biciclette, era bellissimo», sembra una canzone di Celentano, vista la zona com’è oggi, tra i palazzi bianco gelido e il verde tagliato su misura. «Tra l’altro, le proposte del contractor erano ridicole. Non potevano certo compensare il valore di reddito, figuriamoci quello affettivo». L’esproprio?

«Per fortuna è stato evitato.

Quando si fanno i piani regolatori di zona, gli edifici che non rispondono ai nuovi criteri per volumi distanze e altezze, possono essere legalmente espropriati. Ma non nel nostro caso». Il progetto prevede 140 nuovi appartamenti, più un edificio centrale di servizi(50 milioni di franchi di investimento). La casetta rossa a quel punto sarà circondata.

Meglio le torri o la vecchia acciaieria Frigerio, demolita anche questa per far posto al nuovo. «Meglio lo stabilimento, che non dava molto fastidio», risponde Fumagalli, «noi abbiamo piacere di tenerci la nostra casa, sarà come un tempio di quelli che si vedono in Giappone, chiusi tra i grattacieli, ma salvi».

Salvo anche lo spirito, il ricordo delle voci, dei Natali e delle Pasque, il profumo dei pranzi della domenica. Potendola traslocare, ma come si fa ?

Succede solo nei film, come in Up, dove il signor Fredricksen fugge dalla modernità attaccando la casetta di legno a un enorme mazzo di palloncini, e da lì, molte avventure.

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