REPUBBLICA DEL 10 FEBBRAIO 2019 — pag. 8
L’incendio dell’Hotel Balkan—
l Narodni dom (in sloveno, Casa del popolo o Casa nazionale) di Trieste era la sede delle organizzazioni degli sloveni triestini, un edificio polifunzionale nel centro di Trieste, nel quale si trovavano anche un teatro, una cassa di risparmio, un caffè e un albergo (Hotel Balkan). Fu incendiato dai fascisti il 13 luglio 1920, “il vero battesimo dello squadrismo organizzato” (Renzo De Felice)
IL C O M M E N T O
MATTARELLA E IL DRAMMA DELLE FOIBE
Guido Crainz
Il Narodni dom in fiamme. La Casa del popolo degli Sloveni triestini.
Fa parte di una grande tragedia del Novecento, il dramma dell’Istria. «Un capitolo buio della storia nazionale e internazionale», come ha sottolineato il presidente Mattarella: si erano scontrati qui — scriveva nel 1947 il grande storico di origine istriana Ernesto Sestan — quei «nazionalismi esasperati» che hanno «reso così feroce l’Europa contemporanea». Quelle migliaia di uccisioni, quel clima di terrore che segnò l’autunno del 1943 in Istria e il maggio-giugno del 1945 nell’intera zona occupata da Tito — e che portò all’esodo della quasi totalità della popolazione italiana — non sono riducibili a «una ritorsione contro i torti del fascismo», per citare ancora Mattarella. Avevano dietro di sé la volontà jugoslava di annettersi quella zona, nell’intrecciarsi di pulsioni di carattere “ideologico, sociale ed etnico”, e furono colpite anche persone che “nulla avevano a che fare con i fascisti” ma si opponevano all’annessione, in un clima di feroce intimidazione nei confronti della popolazione italiana. Un clima oggi quasi incomprensibile, e si leggono ancora con emozione Primavera a Trieste di Quarantotti Gambini o le Elegie istriane di Biagio Marin. È ignobile ridurre la portata di quel dramma sin quasi a negarlo, o giustificare quelle ferocie e quei crimini con ferocie e crimini precedenti. Quel clima non è comprensibile appieno però ove non si consideri nel suo insieme la lunga storia di quest’area: dal trauma della prima guerra mondiale sino alla politica anti-slovena e anti-croata perseguita dal fascismo. E sino all’occupazione nazista e fascista della Jugoslavia nel 1941, nello scenario di una guerra che fu — a est più ancora che altrove — guerra di sterminio. “Costruire Europa” — il nodo cui ci richiama ancora Mattarella — significa anche comprendere il dolore di tutte le vittime di questa traumatica storia. Considerarla nel suo insieme, con i suoi drammi e i suoi dolori. Si è collocato in questo percorso nel 2010 l’omaggio reso a luoghi-simbolo di Trieste (dal Monumento all’esodo italiano alla Casa del popolo slovena incendiata dai fascisti nel 1920) dal presidente Napolitano e dai presidenti di Slovenia e Croazia. E già negli anni novanta una commissione storica istituita dai governi italiano e sloveno indicò i nodi cruciali su cui riflettere: nodi su cui lavoravano da tempo storici di qualità che avevano avuto a Trieste un luogo decisivo di formazione e di confronto. Poco ascoltati dalla storiografia nazionale e ancor meno da una più larga opinione. Nel 2004 l’istituzione della Giornata del ricordo ha infranto una lunga rimozione, e sono stati preziosi allora gli intensi libri che ci avevano già regalato testimoni-narratori come Fulvio Tomizza, Marisa Madieri, Anna Maria Mori, Nelida Milani, Enzo Bettiza e altri ancora. Ci hanno aiutato a interrogarci anche sulle ragioni di quella rimozione: quel dramma ci parla anche di noi, della nostra smemoratezza e della nostra insensibilità, e anche a questo ci ha richiamati il presidente Mattarella.
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La reticenza sulle foibe da parte del Partito Comunista Italiano è stato un errore.Giustamente la giornata del Ricordo merita lo spazio per troppo tempo sottrattole.E’ una pagina dolorosa che va studiata e memorizzata senza pregiudizi di sorta:la ricostruzione storica deve essere totale e non essere circoscritta al periodo cruciale agli ultimi anni della guerra.Il dramma delle popolazioni slovene e croate dell’Istria iniziò con le discriminazioni perpetrate dal fascismo, impegnato ad italianizzarle con provvedimenti e misure repressivi,senza alcun rispetto dell’autonomia linguistica e culturale di quella regione.Una violenza continuata con l’occupazione nazifascista della Iugoslavia a partire dal 1941.Ad essa,nell’autunno del 1943,seguì il dominio del Maresciallo Tito,responsabile di episodi di inaudita ferocia verso le minoranze italiane.A migliaia vennero infoibate nelle cavità carsiche.I comunisti italiani,legati a Stalin, hanno taciuto su questa pagina tragica per coprire il comunista Tito,per niente allineato con sovietici.Hanno commesso un grave errore a non dire da subito la verità.Tra gli infoibati-va ricordato – finirono non pochi comunisti italiani,considerati nemici dai titini,di cui anche poco si parla.A chi giova rimuovere la verità storica?
CARO MATTIA, sei stato qualche giorno senza venire e mi è venuta nostalgia, temevo che fossi raffreddato o, anche, che ci avessi abbandonato…meno male che nessuna delle due alternative brutte è risultata vera… ciao, ben ritornato!