UNA PAROLA AL GIORNO.IT — 7 FEBBRAIO 2019 ::: DESOLARE

Risultati immagini per DESOLATO IMMAGINE?

 

Una Parola al Giorno

https://unaparolaalgiorno.it/significato/D/desolare?utm_source=notification&utm_medium=push&utm_campaign=pdg

 

 

Desolare

  •  13

de-so-là-re (io dè-so-lo)

SIGNIFICATO :: Affliggere, addolorare profondamente; spopolare, devastare

dal latino desolàre ‘abbandonare, lasciare solo, rendere deserto, composto di de- ‘da’ e solus ‘solo’.

Ancora una volta un participio passato ha più successo del resto del verbo – e ha acquistato la dignità autonoma di aggettivo. Ma guardiamolo tutto, coi suoi parenti: qui l’etimologia dà una mano sorprendente a capire la cifra del desolare.D’acchito lo accostiamo al devastato, e quindi potremmo indovinare un legame ideale col ‘radere al suolo‘, ma il percorso è più sottile: il desolare ci parla di solitudine. Recuperato dal latino nel XIII secolo, il desolare lì aveva giusto i significati di abbandonare, lasciare solo, e riferito a luoghi di spopolare, lasciare deserti. Straziante come l’immagine del ‘solo’ sia rinforzata da un ‘de-‘ di allontanamento in modo così essenziale.

Noi non colleghiamo più il desolare alla solitudine, almeno in superficie; ma nel significato di addolorare profondamente, di affliggere, stende un colore che non sa di demolizione, quanto piuttosto di impotenza, di abbandono. Non mi desola un dolore fisico, non mi desola un’ansia condivisa sul lavoro; mi desola un lutto, un fallimento, ciò che non riesco a comunicare. La desolazione di un teatro può essere a teatro vuoto o a teatro strapieno, dipende se c’è o meno comunione nel suo gioco: il teatro può non essere desolato e anzi essere traboccante di comunicazione durante le prove con le voci che si perdono nel buio, può essere desolato alla prima, manierata e affollata, in cui nessuno partecipa della narrazione. Un bosco, esteso ai confini ultimi della civiltà, non è desolato, non desola – anzi.

È una parola ricca e precisa: il desolare è l’infliggere un dolore incomunicabile, solo, un devastare spopolando, senza che resti voce. Un dolore che è inutile gridare.

Come stona, come diventa graffiante, quando viene usato con leggerezza, con ironia. «Desolato, non la posso aiutare

 

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

1 risposta a UNA PAROLA AL GIORNO.IT — 7 FEBBRAIO 2019 ::: DESOLARE

  1. Donatella scrive:

    Di posti desolati, nel senso così profondo sopra descritto, ce ne sono molti, specialmente in piccole città come la nostra, Sanremo, che non hanno mai avuto la voce abbastanza alta e autorevole per lamentarsi degli scempi che hanno subito. Mi viene in mente la cosiddetta ” Torre saracena”: si tratta dell’unico mozzicone delle antiche mura sanremesi, costruite per difendersi dagli attacchi dei pirati barbareschi.
    Gran parte delle mura erano già state abbattute prima della Seconda guerra mondiale, per fare spazio ad una grande strada che doveva collegare piazza Eroi con la collina ( attualmente via Martiri e via Agosti). Nel furore edilizio del dopoguerra quella torre di avvistamento, ancora in relativo benessere, dava fastidio a chi la considerava un ostacolo al progresso. Si cercò di abbatterla nottetempo con una ruspa ( già allora era uno strumento potente di vile distruzione), ma, risvegliati nel cuore della notte dagli insoliti rumori, gli abitanti, eccezionalmente, si opposero. La torre, smozzicata, fu riparata alla meglio, in seguito circondata da una triste aiuola e da mesti pini marittimi . Oggi fa da spartitraffico tra il mercato annonario e le vie Pietro Agosti e via Martiri ( sulla carta le vie dovevano essere una, ma poi, dato che molti avevano campagne in quei luoghi, si decise di accontentarli tutti, costruendo due orribili strade). Furono sotterrati ponti medioevali, che sorpassavano il torrente San Romolo, che fu completamente coperto fino alla foce, con grande sprezzo del futuro pericolo, concretizzatosi in una disastrosa alluvione negli anni Ottanta-Novanta.
    Sempre in piazza Eroi fu compiuto un vergognoso attentato alla cultura e al buon gusto: la grande fontana, che ancora fortunosamente esiste, aveva nel mezzo una colonna da cui uscivano i rubinetti dell”acqua che serviva alla popolazione; c’erano delle rotaie di metallo che permettevano di posare i secchi vuoti e ritirarli pieni a chi dal bordo esterno doveva attingere. Negli anni Settanta venne creato il mostro: non si sapeva dove collocare la statua del sindaco benemerito per aver
    portato l’acqua corrente a Sanremo, Siro Andrea Carli ( Carlandria per i sanremaschi ). La scultura prima collocata su una apposita base nella piazza del mercato antistante, venne spostata nel centro della fontana, dopo aver abbattuto la spina originaria e costruita una falsa colonna in mattoni. Tolte le rotaie che permettevano di prendere l’acqua, non contenti di tanto scempio, si piastrellò il fondo della conca con minipiastrelle di tanti colori, facendola sembrare un orrendo e pretenzioso bagno pubblico. Piazza Eroi Sanremesi, che non era nata come piazza ma venuta su un po’ casualmente, era rallegrata, fino agli anni 2000, da piccoli banchi, poi diventati box, di venditori di fiori. Il colore dei fiori e delle piante rendeva caratteristica la zona e confermava lo slogan di Sanremo Città dei Fiori. Qualche decennio fa sono stati scacciati: al loro posto ci sono i tavoli di circa otto-dieci bar e ristoranti, i venditori di fiori sono stati confinati al bordo di due strade di grande scorrimento auto, dove i volenterosi acquirenti devono recarsi appositamente, tra nuvole di gas di scarico e sole a picco per tutta la giornata nei mesi estivi. Tra un box e l’altro c’è anche quello dell’immancabile bar.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *