IL POST, 27 DICEMBRE 2017 ::: LE MIGLIORI FOTO DI SPAZIO DEL 2017

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Paolo Angelo Nespoli (Milano, 1957) è un ex astronauta, ingegnere e militare italiano. 

 

IL POST DI MERCOLEDI’ 27 DICEMBRE 2017

https://www.ilpost.it/2017/12/27/migliori-foto-spazio-2017/

FOTO SOPRA:   L’eclisse totale di Sole del 21 agosto scorso, fotografata nei pressi di Mitchell, città dell’Oregon, Stati Uniti (ROBYN BECK/AFP/Getty Images)
Il 2017 è stato l’anno dei pianeti in orbita intorno a stelle remote a decine di anni luce da noi: quelli che già conosciamo e quelli da poco scoperti. La sonda spaziale Cassini ci ha trasmesso immagini ravvicinate e mai così nitide di Saturno e delle sue lune, prima di polverizzarsi nell’atmosfera del pianeta mettendo fine a circa 20 anni di onorato servizio. Juno, una sonda molto più giovane, ci ha inviato immagini sorprendenti di Giove, il pianeta più grande di tutti tra quelli in orbita intorno al Sole.

Andando oltre il nostro sistema solare, abbiamo scoperto 7 esopianeti a 40 anni luce da noi, che si trovano in una “zona abitabile”, potenzialmente adatti a ospitare la vita, per come la conosciamo. E a proposito di vita, l’astronauta italiano Paolo Nespoli ha trascorso 139 giorni intorno alla Terra, nell’ambito della missione Vita sulla Stazione Spaziale Internazionale: ha condotto molti esperimenti, ha fatto anche da cavia e nel tempo libero ci ha regalato immagini incredibili del nostro pianeta.

SpaceX, intanto, ha continuato a fare grandi cose aprendo l’era del riciclo spaziale, lavorando intanto alla costruzione di un nuovo e potentissimo razzo, che dovrebbe volare per la prima volta il prossimo gennaio. Le immagini di quest’anno ci mostrano mondi lontani, nebulose colorate e irraggiungibili, stelle appena nate con dimensioni e distanze da far girar la testa, ma soprattutto ci ricordano di cosa siamo capaci, quando il limite è il cielo.

 

Un’immagine composta della Nebulosa Granchio, realizzata mettendo insieme i dati di cinque diversi telescopi: Very Large Array, Spitzer Space Telescope, Hubble Space Telescope, XMM-Newton Observatory, e Chandra X-ray Observatory. La Nebulosa Granchio si trova a 6.500 anni luce da noi ed è visibile nel cielo notturno nella costellazione del Toro. La nebulosa è il frutto di una supernova, una gigantesca esplosione in seguito alla morte di una stella. Durante questo evento, buona parte del materiale che costituiva la stella è stata spinta nello spazio circostante, formando una nube di gas e polveri molto grande, la cui ampiezza è stimata intorno ai 6 anni luce.

(NASA, ESA, NRAO/AUI/NSF e G. Dubner, Università di Buenos Aires)

 

La fotografia è stata realizzata mettendo insieme varie immagini e mostra il polo sud di Giove visto da circa 52mila chilometri di distanza: come il polo nord di Giove, il polo sud è coperto da tempeste grandi come la Terra. Nella fotografia appaiono come tanti vortici azzurri, che ricordano un po’ la pittura di Vincent van Gogh. Juno ha raccolto una serie di dati su queste tempeste, che sono stati analizzati dagli scienziati della NASA e descritti in un articolo pubblicato su Science.

(NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS/Betsy Asher Hall/Gervasio Robles)

 

Una fotografia panoramica di Marte, realizzata mettendo insieme diverse fotografie scattate dal rover della NASA, Curiosity, a inizio anno. Curiosity è sul pianeta da più di 5 anni e continua a realizzare osservazioni e a raccogliere dati che ci aiutano a capire caratteristiche e storia geologica di Marte.

(NASA/JPL-Caltech/MSSS)

La galassia a spirale NGC 1512 a circa 30 milioni di anni luce da noi, nella costellazione dell’Orologio.

(ESA/NASA)

 

(NASA’s Goddard Space Flight Center/University of Arizona)

Una fotografia scattata dalla sonda Juno della NASA nel corso di un passaggio ravvicinato a Giove, il pianeta più grande del nostro Sistema solare. Juno ha sorvolato e fotografato la Grande Macchia Rossa, una colossale tempesta che dura da almeno tre secoli, così estesa da avere un diametro pari a tre volte quello della Terra. Nessuna sonda in precedenza aveva realizzato immagini così nitide di una delle caratteristiche più famose di Giove, raccogliendo dati che serviranno ai ricercatori per comprendere meglio come funziona l’atmosfera del pianeta.

(NASA / JPL-Caltech / SwRI / MSSS / Roman Tkachenko)

“Questa la dedico alla mia famiglia rimasta a Terra, ci vediamo presto!” Paolo Nespoli, dalla Stazione Spaziale Internazionale il 28 novembre scorso

(Paolo Nespoli, ESA/NASA)

 

 

Il 3 aprile scorso Giove si trovava a 668 milioni di chilometri dalla Terra, la distanza più breve raggiunta quest’anno rispetto al nostro pianeta. Il telescopio spaziale Hubble ha sfruttato questa occasione per scattare una nuova fotografia di Giove, il pianeta più grande del nostro sistema solare, una delle più nitide e colorate mai realizzate dalle sue lenti. Sono visibili le nuvole che avvolgono il pianeta e che producono gigantesche perturbazioni, come la Grande Macchia Rossa.

(NASA, ESA e A. Simon del NASA Goddard)

 

Un’area desertica dell’Africa vista dalla Stazione Spaziale Internazionale e fotografata dall’astronauta italiano Paolo Nespoli

(Paolo Nespoli, ESA/NASA)

 

Il Gran Lago Salato nello Utah, Stati Uniti, visto dalla Stazione Spaziale Internazionale e fotografato dall’astronauta italiano Paolo Nespoli

(Paolo Nespoli, ESA/NASA)

 

L’uragano Maria nel suo passaggio sul Mar dei Caraibi, fotografato il 21 settembre dall’astronauta italiano Paolo Nespoli sulla Stazione Spaziale Internazionale

(Paolo Nespoli, ESA/NASA)

 

La luna Titano di Saturno, fotografata dalla sonda spaziale Cassini, che quest’anno ha terminato la sua missione intorno al pianeta famoso per i suoi anelli. Cassini si è polverizzata nell’atmosfera di Saturno a 1,5 miliardi di chilometri da noi, dopo 20 anni di onoratissimo servizio, a metà settembre.

(NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute)

 

“Una prospettiva inaspettata mi ha colto di sorpresa guardando giù… Lo vedete il profilo umano lungo la costa africana?” – Paolo Nespoli

(Paolo Nespoli, ESA/NASA)

 

La Soyuz MS-07 in partenza dalla base spaziale di Baikonur, Kazakistan, per portare tre astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale nell’ambito dell’Expedition 54/55, il 17 dicembre 2017

(KIRILL KUDRYAVTSEV/AFP/Getty Images)

 

Un’area desertica nel Mali settentrionale, vista dalla Stazione Spaziale Internazionale

(Paolo Nespoli, ESA/NASA)

 

Ottenuta mettendo insieme le immagini fornite da tre telescopi spaziali, mostra il sistema di due galassie Arp 299, distante circa 140 milioni di anni luce da noi. Le due galassie interagiscono tra loro e si stanno fondendo insieme, creando un groviglio di stelle, corpi celesti e polvere stellare.

(NASA/CXC/Univ of Crete/K. Anastasopoulou et al, NASA/NuSTAR/GSFC/A. Ptak et al, NASA/STScI)

L’Italia vista di notte dalla Stazione Spaziale Internazionale e fotografata da Paolo Nespoli

(Paolo Nespoli, ESA/NASA)

 

Venezia, fotografata dalla Stazione Spaziale Internazionale il 14 febbraio 2017

(Thomas Pesquet, ESA/NASA)

 

La nebulosa Calabash (letteralmente, nebulosa “zucca a fiasco”) si trova a 5mila anni luce di distanza dalla Terra ed è un ottimo esempio della morte di una stella. L’immagine la mostra mentre si trasforma da gigante rossa a nebulosa planetaria, stadio nel quale diffonde gli strati più esterni dei suoi gas nello spazio circostante. Il materiale viene emesso ad altissima velocità: i gas con una colorazione gialla viaggiano a circa un milione di chilometri orari. È raro riuscire a compiere un’osservazione di questo tipo, perché questa fase dell’evoluzione stellare dura pochi istanti, in termini astronomici. Nelle prossime migliaia di anni, la nebulosa si evolverà fino a diventare una nebulosa planetaria vera e propria.

(ESA/Hubble & NASA, Acknowledgement: Judy Schmidt)

 

Un brillamento solare e un’espulsione di massa coronale da un’area particolarmente attiva del Sole. Il brillamento è un’eruzione molto violenta di materia, che esplode sprigionando una quantità di energia paragonabile a quella di decine di milioni di bombe atomiche. L’espulsione di massa coronale è invece un’espulsione di materiale dalla corona solare, la parte più esterna dell’atmosfera del Sole. Per avere un’idea delle dimensioni, la nostra stella ha un diametro di 1,4 milioni di chilometri, circa 100 volte quello della Terra.

(NASA/GSFC/Solar Dynamics Observatory)

 

L’emisfero meridionale di Marte nella tarda estate, con il Sole basso all’orizzonte che illumina una distesa di ghiaccio di anidride carbonica, nei pressi di quello che potrebbe essere un cratere o parte del suolo crollata per altri motivi. L’immagine è stata realizzata dalla sonda Mars Reconnaissance Orbiter della NASA ed è stata diffusa nell’agosto di quest’anno.

NASA/JPL-Caltech/Univ. of Arizona

L’immagine a colori a più alta risoluzione mai realizzata di una porzione degli anelli di Saturno, scattata dalla sonda spaziale Cassini, che ha terminato la sua missione il 15 settembre scorso, polverizzandosi nell’atmosfera del pianeta.

(NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute)

 

Un cratere dal diametro di 20 chilometri nell’area della Thaumasia, su Marte.

(ESA/DLR/FU Berlin)

 

La Nebulosa di Orione è tra le nebulose diffuse più brillanti nel cielo. Ha una estensione di 24 anni luce ed è un crogiolo di nuove stelle, il più vicino al nostro sistema solare, ma comunque a 1350 anni luce da noi.

(ESO)

 

La galassia UGC 12591 a 400 milioni di anni luce da noi nella regione più occidentale del superammasso di Perse-Pesci, una delle aree più dense di galassie dell’Universo osservabile. La galassia è estremamente massiccia, con una massa stimata pari a quattro volte quella della Via Lattea, la nostra galassia. Si stima che l’intera galassia giri su se stessa a una velocità di 1,8 milioni di chilometri orari.

(ESA/Hubble/NASA)

 

Una fotografia aerea del Meridiani Planum, una grande pianura in prossimità dell’equatore di Marte, nel settore più occidentale del Meridiani Sinus. Quello visibile a destra e che ricorda un oceano ondoso è in realtà un’ampia area desertica, che termina in una zona molto scoscesa e con ripide pareti rocciose, simili a una scogliera terrestre. L’immagine è stata realizzata dalla sonda spaziale Mars Reconnaissance Orbiter, in orbita intorno al pianeta.

(NASA/JPL/University of Arizona)

 

Un’aurora fotografata dalla Stazione Spaziale Internazionale dall’astronauta statunitense Jack Fischer

(Jack Fischer, ESA/NASA)

 

La capsula Soyuz MS-04 tocca il suolo del Kazakistan con a bordo tre astronauti dell’Expedition 52, dopo il loro periodo trascorso a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Le fiamme e le nuvole di fumo sono prodotte dai retrorazzi della capsula, che si attivano pochi istanti prima del contatto con il terreno per attutire l’atterraggio, insieme con il paracadute. 3 settembre 2017

(Bill Ingalls/NASA via Getty Images)

 

L’emisfero settentrionale di Marte durante la primavera marziana, con strati di neve e ghiaccio sul suolo. A differenza della nostra neve che è fatta principalmente di acqua, quella su Marte è formata da anidride carbonica, in pratica è ghiaccio secco.

(NASA/JPL/University of Arizona)

La galassia a spirale M77 osservata dal Very Large Telescope dell’European Southern Observatory in Cile. Dista circa 47 milioni di anni luce da noi.

(ESO)

 

 

 

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