Città del Vaticano Verrà proiettato in Vaticano, il primo dicembre, il docu-film sul più grande massacro di cristiani in Africa compiuto dalle truppe italiane, durante il fascismo, nel monastero etiope di Debre Libanos. Duemila le vittime massacrate, impiccate, torturate senza pietà. “Mandrie di negri” li chiamavano i fascisti, come raccontano le cronache dei giornali dell’epoca. Erano monaci, preti e pellegrini ortodossi – il 21 maggio 1937 – radunati nel monastero per la festa dell’arcangelo Michele. I soldati italiani comandati dal generale Maletti, dietro ordine del viceré Rodolfo Graziani, si resero responsabili di una pagina orribile. Agli storici e agli studiosi la strage è, ovviamente, nota ma il grande pubblico lo ignora ancora, tanto che ad Affile, nel Lazio, quattro anni fa venne inaugurato un monumento alla memoria del maresciallo Graziani, viceré d’Etiopia. A realizzare il film è stata la tv dei vescovi, TV2000, con l’apporto di documenti e testimonianze.
studi recenti suggeriscono che il numero delle vittime si aggirerebbero attorno alle 1.400-2.000 persone
https://www.ilmessaggero.it–24 NOVEMBRE 2016 di Franca Giansoldati
Domenico Mattia Testa
La lettera dell’immigrata nigeriana che scaturisce dal cuore e dalla mente è un atto d’accusa verso noi occidentali, sfruttatori storici delle risorse dei tanti Paesi africani, per cui dovremmo vergognarci a parlare il linguaggio del rifiuto dell’accoglienza e della costruzione dei muri. Il colonialismo ed il neocolonialismo degli occidentali sono responsabili di rapina, di violenze inenarrabili, di schiavismo: chissà se gli attuali vicepresidenti del Consiglio ne sono a conoscenza! Sicuramente ignorano la storia dei popoli africani dell’Ottocento e del Novecento, altrimenti risponderebbero diversamente al grido di dolore dei migranti che per raggiungere le nostre coste si sobbarcano a sacrifici ed umiliazioni indescrivibili. Quando Salvini afferma che:”la pacchia è finita”, vuol dire che non sa, non vuole sapere chi sono i migranti, costretti dalle condizioni economiche, dal clima, dalla guerra, dalle dittature, dallo schiavismo autoctono, a fuggire.
La lettera rispecchia la situazione di milioni di persone nei confronti delle quali l’UE si chiude egoisticamente a riccio, dimentica delle sue responsabilità storiche e politiche. Sui migranti essa deve cambiare completamente registro per dimostrarsi credibile ed all’altezza dei tempi. Il benessere e la sicurezza di cinquecento milioni di europei non sono minacciati da quanti cercano asilo nel nostro continente. L’Ue ha tutto da guadagnare dalle politiche di accoglienza ed integrazione. Per l’Italia in forte crisi demografica è una necessità. Non capirlo, come fa il ministro dell’Interno per nazionalismo-identitario, per egoismo economico, per finalità elettorali, denuncia angustia di visioni politiche, miseria culturale e cristianesimo di pura convenienza.
6 dicembre 1911
Italo Balbo, il “creatore” della Libia nel 1934
Rovine del teatro romano di Sabratha, vicino a Tripoli, restaurato durante il Fascismo—(duimdog)